AMBROSI (Esclusiva): “Catania, devi lottare per il vertice. Volevo fortemente tornare ma…”

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Alessandro Ambrosi

L’ex attaccante del Catania Alessandro Ambrosi è intervenuto telefonicamente ai microfoni di Radio Studio Italia, in collaborazione con TuttoCalcioCatania.com ed Igor Pagano. Tante curiosità ed aneddoti nel corso del suo intervento, evidenziando un Ambrosi particolarmente legato ai colori rossoazzurri della Sicilia.

Certamente conoscerai, nonostante i pochi mesi trascorsi a Catania, il grande affetto nutrito nei tuoi confronti dai tifosi dell’Elefante, ricambiato senza ombra di dubbio anche da parte tua…
“Posso confermarlo pienamente ed in particolare mi fa piacere ribadirlo in questa trasmissione. Pur avendo giocato soltanto 6 mesi a Catania mantengo un ricordo, non soltanto bello, veramente eccezionale della piazza, dei tifosi e di tutto l’ambiente in generale. Ho sempre detto in qualunque posto in cui abbia giocato che il mio grosso rammarico è stato proprio quello di non potere continuare, nonostante i vari riavvicinamenti registratisi nel corso degli anni, a giocare a Catania. Anche per avere la possibilità di potermi riappropriare di ciò che ci era stato scippato in quell’anno. Perdemmo un campionato dove, un pò a detta di tutti, eravamo la squadra più in forma e certamente la migliore dell’intero campionato”.

Ricordando la tua famosa doppietta che siglasti quel 12 febbraio a Messina, il Catania riuscì a battere i peloritani in campionato e poi i play off, essendo in pratica un terno al lotto, andarono come andarono…
“Noi venivamo da una semifinale vinta contro l’Avellino, probabilmente una squadra ancora più forte. Nella finale contro il Messina segnai durante la partita d’andata in cui finimmo per essere ripresi su quella rocambolesca azione che portò poi al gol di Marra. In occasione della partita di ritorno al ‘Celeste’ non giocammo sinceramente una grossa partita, anche a causa della delusione del pareggio subito al ‘Cibali’. Comunque ti ribadisco che possiedo veramente solo dei ricordi positivi dell’esperienza catanese, a dir poco eccezionali della tifoseria, della piazza e di tutta la città. Sono stato e continuo ad essere un tifosissimo del Catania e lo seguo sempre quando mi è possibile”.

Ricorderai il coro che i sostenitori ti intonavano durante le gare, oltre un episodio curioso: durante un Catania-Avellino, semifinale playoff in cui segnasti anche tu, uscisti per infortunio nei minuti finali; a fine partita, mentre i tifosi si accingevano a lasciare la curva, uscì un ragazzo dalla Tribuna A in accappatoio preso in braccio che era proprio Alessandro Ambrosi e fosti assalito affettuosamente dai tifosi che chiedevano informazioni circa il tuo stato. Poi, fortunatamente, ti riprendesti e riuscisti a giocare, segnando anche nella finale contro il Messina…
“Non sono semplicemente contento bensì orgoglioso. Catania è una piazza in cui la Lega Pro le sta stretta, merita la Serie A senza discussioni. Quando si parla di Catania per me è la massima importanza a livello calcistico. Per quanto riguarda quell’episodio, ricordo benissimo di essere terrorizzato dal fatto di non riuscire a giocare la partita successiva. Ma, conoscendomi, avrei fatto praticamente di tutto pur di partecipare come poi avvenne. Purtroppo l’unica nota stonata fu l’epilogo delle due finali”.

Come mai non riuscì a concretizzarsi il tuo ritorno a Catania?
“La stagione successiva alla finale persa contro il Messina, ero di proprietà del Crotone e ricordo che rifiutai tutte le offerte che pervennero durante tutta l’estate proprio per aspettare Catania e la famiglia Gaucci. Rifiutai offerte importantissime come il Southampton in Premier addirittura e poi andai ad Ancona. Iniziai il campionato ad Ancona soltanto a novembre proprio per aspettare Catania, ma non si fece nulla. Dopo di che si presentò l’occasione a gennaio ma il problema era che la società anconetana fosse di proprietà del dottor Pieroni. Lui, che era anche proprietario del Taranto, mi mise i bastoni tra le ruote per un mio ritorno a Catania, avendo interessi contrastanti. Un’altra volta in cui fui molto vicino al ritorno risale a quando io militavo nel Pisa in C1, durante il primo anno di B del Catania. Le cose non stavano andando bene e la società toscana si frappose alla mia richiesta. Quindi da parte mia c’è sempre stata la speranza di un mio ritorno perché per me rappresentava un vero e proprio sogno giocare al ‘Cibali’. Purtroppo si sono verificate negli anni una serie di concatenazioni che hanno bloccato l’operazione”.

Come vedi questo Catania, nonostante le vicissitudini accadute e la possibile penalizzazione, alla vigilia del campionato?
“Secondo me il Catania possiede l’organico per lottare per il primato. Poi in Lega Pro, al di là del nome e del blasone di diverse società, non vedo questi grandi valori guardando le rose. Credo che i rossoazzurri, con gli ottimi giocatori che possiedono in organico, possano disputare tranquillamente un campionato di prima fascia. Poi, a maggior ragione che gioca in terza serie, possiede un vero e proprio dovere di arrivare primo e così lasciarsi alle spalle questa categoria. Quindi ritengo che per blasone ed importanza il Catania sia obbligato a recitare un ruolo da protagonista. Inoltre reputo che basti davvero poco al popolo catanese accompagnare la squadra una volta acquisiti i primi risultati positivi. I tifosi possono tornare davvero a rappresentare il dodicesimo uomo in campo”.

Di cosa si occupa attualmente Alessandro Ambrosi?
“Possiedo un centro sportivo di mia proprietà a Fiuggi dove vivo e in cui gestisco una mia scuola calcio. Lavoro a Frosinone, città qui vicino, nelle vesti di osservatore e mi occupo del settore giovanile. Mi dedico ai giovani, mi piace lavorare con i ragazzi e questa è la cosa che preferisco anche per mantenere vivo quello spirito e quegli autentici valori, sia a livello sportivo che agonistico”.