BIFERA (Esclusiva): “Momenti stupendi a Castellammare, ma Catania nel cuore ed ho rimpianti. Tifosi, vedo meno attaccamento. Il mio consiglio a Di Grazia ed ai giovani”

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Francesco Bifera

Un tuffo nel passato, ricordando alcuni momenti storici vissuti da calciatore e, in particolare, in maglia rossoazzurra. Parliamo di Francesco Bifera, portiere rimasto nel cuore dei tifosi del Catania e che un po’ dappertutto ha lasciato ottimi ricordi, anche a Castellammare di Stabia. Proprio in vista di Juve Stabia-Catania il nostro Direttore, Livio Giannotta, ha contattato telefonicamente Bifera.

Ciccio, che ricordi conservi delle due piazze?
“A Castellammare ho lasciato tanti amici. Sono stato bene. Per quanto possa essere molto legato alla Juve Stabia ricordando momenti stupendi vissuti, tipo il gol siglato all’Avellino al 95’, io fin da giovanissima età seguo e tifo Catania. Il Catania veniva da brutti campionati, avere contribuito alla rinascita rossoazzurra è stato motivo d’orgoglio. Poi è finita male per vari motivi, non a causa della città. Purtroppo all’epoca lasciai la squadra per una questione d’orgoglio e per chi allora gestiva la società. “O tu o io?”, mi disse un dirigente. Avrei dovuto tenere duro. Quell’anno andarono via tutti, tranne Gennaro Monaco che ebbe la forza di rimanere. Non so se quella squadra avesse continuato a vincere, ma sicuramente avrebbe dato delle soddisfazioni se non fosse stata smantellata”.

Hai avuto modo di seguire il campionato di Serie C?
“Sono sincero, in questo momento non seguo più il calcio di Serie C come una volta, da quando ho appeso le scarpette al chiodo. E’ anche un po’ complicato farlo con così tante squadre partecipanti. La C, comunque, storicamente è sempre stata una bella categoria. Forse ci sono troppi stranieri nel nostro campionato, ai miei tempi non era così. Io a 16 anni giocavo già in Promozione, ero discretamente bravo rispetto agli altri. Adesso ci giochi perché ti obbliga la Lega. Secondo me bisogna giocare perché sei bravo, dovrebbe essere premiata la meritocrazia, senza nessun obbligo. Ai miei tempi la bravura veniva sempre fuori, ora subentrano tante imposizioni”.

Tra i giovani rossoazzurri in rampa di lancio spicca Andrea Di Grazia. Cosa ti senti di consigliare a lui ed agli altri ragazzi in crescita?
“Di Grazia è un attaccante catanese, giovane e bravo. Gioca perché merita di farlo. E poi Catania non è una piazza facile. A lui ed ai giovani rossoazzurri consiglio di divertirsi, dare il meglio di se stessi. Poi tutto quello che viene, se è fatto con passione, voglia e determinazione, è soltanto un gran guadagno. Di Grazia, essendo catanese, lo invito ad assicurare sempre il doppio dell’impegno rispetto agli altri in campo”.

Da ex portiere, che giudizio mi dai su Matteo Pisseri?
“Il Catania ha un grande portiere, spero che rimanga a lungo. Gli auguro di avere la mia stessa fortuna, cioè di essere allenato da un preparatore bravo come Claudio Filippi, attualmente al lavoro nello staff tecnico della Juventus. Io migliorai tantissimo grazie al suo contributo ad Andria. Catania è un bel banco di prova. Se fa bene in rossoazzurro, Pisseri può confermarsi anche in altre categorie”.

Non si vedono spesso 10mila e oltre spettatori in Serie C. Cosa pensi dei tifosi del Catania?
“Ricordo che anche contro squadre come Nardò e Gela portavamo 15mila spettatori al Cibali. Sicuramente i risultati determinano l’entusiasmo della gente. Ma prima la tifoseria la sentivo più attaccata alla squadra, più coinvolta emotivamente. Le restrizioni in termini di ordine pubblico, forse, hanno influito. Non so, non vedo l’entusiasmo di una volta e lo pensano anche tanti miei amici tifosissimi del Catania. Le nuove generazioni non sembrano così affezionate al Calcio Catania. Ci sono stati anche tanti problemi negli ultimi agli anni, ma si rinasce dalle ceneri. E’ pur vero che i dirigenti devono trasmettere qualcosa ai tifosi. L’attuale dirigenza non la vedo passionale in questo senso, anche se Lo Monaco è bravo nel suo mestiere”.

Ancora oggi in tanti parlano di Bifera, sicuramente motivo d’orgoglio per te. Hai qualche rimpianto?
“Io a volte sento i tifosi dei miei tempi. Sono in contatto con loro ma su Facebook mi scrivono anche i sostenitori più giovani di età, non solo del Catania, parlando positivamente di me. Questa cosa mi gratifica molto. Personalmente ho tanti rimpianti. A volte ripenso alle scelte fatte, con un po’ di buon senso avrei fatto sicuramente un’altra carriera. Io mi sento con pochissimi ex compagni. Con loro capita di parlare delle esperienze professionali, che in determinate squadre hai fatto particolarmente bene stabilendo dei record importanti. Perché, però, non veniamo presi in considerazione da una società in cui abbiamo dato tutto? C’è chi spera ancora in un ritorno al Catania. Tante figure meriterebbero di tornare. Vedi Gennaro Monaco, lui darebbe anima e cuore per i colori rossoazzurri e continua a crederci. Fa bene, mai dire mai”.

A te è capitata l’occasione di tornare?
“L’anno scorso ho avuto l’opportunità di farlo, ne parlai con Orazio Russo. Allora fu deciso di giocare la partita con le “Vecchie Glorie” del Catania. Proprio quel giorno Pietro Lo Monaco tornò in sella, da lì lo scenario cambiò. Io avevo dato la mia disponibilità ad allenare i portieri. Lo avrei accettato con entusiasmo. Un po’ male ci rimasi, così come altri miei ex compagni”.

Il Lecce è in vetta alla classifica con 5 punti di vantaggio. Un gap recuperabile per il Catania? Come si esce da questa categoria?
“Il campionato ancora è lunghissimo. Cinque punti di distacco sono pochi, il Lecce non la vedo come una corazzata. Sicuramente il Catania non è una piazza meritevole della C, non è semplice abbandonare questa categoria. Anche se sei forte. Ai miei tempi scattava subito quella scintilla, non tutti avevamo un ottimo rapporto tra di noi fuori dal campo. Pensa, con alcuni di loro ho sviluppato contatti intensi molto più avanti negli anni. Alessandro Cicchetti, ad esempio. Ma quando si scendeva in campo, c’era un obiettivo da raggiungere ed indiani che giocavamo unicamente per vincere. Quell’anno il Catanzaro aveva nomi di livello superiore ai nostri giocatori, eppure avevamo una buona squadra e vincemmo il campionato con un anno d’anticipo rispetto ai programmi. Si era creata quell’alchimia, quei meccanismi che a volte sono difficili da spiegare”.

Che ambiente troverà, il Catania, in Campania e pensi che il campo in erba sintetica possa rappresentare un’incognita per la squadra di Lucarelli?
“A Castellammare di Stabia ci sono spesso problemi societari. E’ una piazza molto particolare. Il ‘Menti’ è uno stadio caldo, un bell’ambientino. Poi, con l’arrivo del Catania, sarà ancora più rumoroso. Hanno una bella Curva. Affrontare adesso la Juve Stabia che è tornata a giocare al ‘Menti’, complica un po’ le cose per qualsiasi squadra. Ma questo non deve impressionare più di tanto. Io, ad esempio, mi esaltavo quando le tifoserie avversarie m’insultavano ovunque. Più venivo insultato, più mi caricavo. E’ un orgoglio se il Catania viene accolto con insulti e grandi attese. Del resto non stiamo parlando di Barletta o altre squadre. Non è impossibile che il Catania faccia risultato a Castellamare, vincendo darebbe un segnale forte. Il terreno in sintetico non credo sia un’incognita, cambia poco rispetto al campo in erba. Anzi giochi meglio la palla sul sintetico, paradossalmente può essere un vantaggio per il Catania, da squadra tecnica a cui piace giocare a calcio”.

Quanto contano le capacità di un allenatore come Lucarelli per il Catania?
“E’ molto importante quello che ti trasmette l’allenatore. A volte anche a livello emozionale. Penso a mister Cucchi, che ai miei tempi fece la sua parte insieme ad Angelo Sciuto. Alla fine, però, è il gruppo che fa la differenza. Non conosco Cristiano Lucarelli, ma lo ricordo da calciatore. Onestamente quando il Catania lo ha ingaggiato, non ero entusiasta all’inizio. Evidentemente, però, sta dimostrando di essere un allenatore capace. Spero che continui su questa strada”.

Infine, ti chiedo un pronostico sulla gara di sabato pomeriggio…
“Beh, spero di non scontentare nessuno se dico X2. Mi gioco la doppia chance…”.

Si ringrazia Francesco Bifera per la gentile concessione dell’intervista.

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