ESCLUSIVA – Marco Piga: “Catania-Reggina quasi un derby. Rimpiango di avere lasciato la Sicilia. Il rapporto con Massimino e quel gol agli amaranto…”

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Catania logo

(Autore: Livio Giannotta)

Ha realizzato 17 gol con la maglia del Catania, 9 indossando la casacca della Reggina. Marco Piga ha vestito i colori rossoazzurri tra il 1979 ed il 1981, per poi trasferirsi a Reggio Calabria. In vista di Catania-Reggina, la nostra redazione lo ha contattato telefonicamente. Ne è venuta fuori una bella chiacchierata, ricca di spunti d’interesse ed aneddoti.

Marco, Catania è una città che porti sempre nel cuore…
“Tappa fondamentale per me. Catania è un’oasi felice, città che vive di calcio. Ho ricordi indelebili, siamo stati veramente bene con la mia famiglia. Vinsi il campionato di C1, raggiungendo la salvezza in B l’anno successivo. Eravamo un bel gruppo. Tutte le componenti rispondevano nel migliore dei modi. Conservo i ricordi di un percorso meraviglioso. Poi i catanesi sono particolarmente legati, un pò come noi sardi. Ti danno veramente tutto. Esprimersi a Catania non era così difficile beneficiando della spinta di un pubblico stupendo”.

Ricordi il gol importante siglato contro la Reggina nel 1980?
“Alla Reggina segnai il gol che ha sancito la promozione del Catania in B. Tutte le volte che ci penso mi vengono sempre i brividi, sensazioni stupende. La curva era piena di catanesi a Reggio. Emozioni difficili da descrivere a parole, qualcosa che non ha prezzo”. 

Proprio la Reggina è stata la tua futura squadra…
“Sì e devo dire che anche lì ho trovato un ottimo ambiente con il rammarico di non avere disputato una stagione trionfale. Quella squadra avrebbe potuto vincere il campionato, io feci diversi gol ma poi una partita persa in casa compromise tutto. Ci fu invasione di campo, creandosi una frattura tra pubblico e giocatori. Successivamente è venuto a mancare il carattere necessario per superare i momenti di difficoltà”.

Come nacque la decisione di lasciare Catania sposando il progetto reggino?
“In quella stagione a Catania non si avevano le idee chiare e le insistenze della Reggina mi suggerirono di considerare il trasferimento, ma tuttora rimpiango il fatto di avere scelto mete diverse perchè Catania ce l’ho nel cuore, ricevendo sempre tanto affetto. Avrei volentieri prolungato la permanenza ai piedi dell’Etna”. 

Catania puoi ritenerla l’esperienza più significativa della tua carriera?
“Ho giocato in tante squadre, ma Catania ed Avellino sono state le più importanti esperienze. In Sicilia, però, ho avuto rapporti anche al di fuori del calcio. Instaurando un certo tipo di legame con la gente e trovandomi magnificamente bene con l’ambiente. Non ti nascondo che tornerei volentieri a Catania. Sono stato benissimo e tuttora mantengo buoni rapporti con delle persone. Il padrino di mia figlia è a Catania, ho anche un figlioccio alle pendici dell’Etna. Rimpiango il fatto che non sia stata fatta una rimpatriata. Sto ancora aspettando, spero di tornare appena possibile perchè ho voglia di riabbracciare i catanesi”.

Giungiamo al presente. Catania terzo classificato all’inseguimento della vetta. E’ ancora realisticamente possibile raggiungerla?
“Finchè la matematica te lo permette, giusto crederci. Ma il Catania deve tenere un ruolino di marcia non indifferente, affrontando ogni gara come se fosse l’ultima spiaggia sperando di vincere tutte le rimanenti partite o quasi per sperare di acciuffare il Lecce. Eventualmente ai Play Off il Catania potrebbe inserirsi bene. Certo, è molto penalizzante vedere i rossoazzurri barcamenarsi in C. Spero che quest’anno la squadra di Lucarelli riesca ad accedere alla B, traguardo minimo che la città merita”.

Il Catania non entusiasma sul piano del gioco ma, forse, in questa fase della stagione conta soprattutto la concretezza?
“Conta essere pratici. Nel calcio chi vince ha sempre ragione, a prescindere dalla bontà del gioco espresso. L’aspetto più importante è riuscire a fare bottino pieno, al di là di come curi le prestazioni, comunque importanti nell’economia del campionato. Bisogna sempre cercare di segnare un gol in più degli avversari. Per vincere i campionati vanno presi meno gol possibili, perchè poi se hai qualità la rete la fai. Serve il giusto equilibrio tra i reparti”.  

Ostacolo Reggina per il Catania. Una gara che nasconde molte insidie, non trovi?
“I rossoazzurri necessitano dei tre punti per continuare a sognare. Gli amaranto cercano un risultato positivo in chiave salvezza. Il Catania non ha alternative alla vittoria, non vedo altre alchimie. Sicuramente gli etnei sono favoriti per la qualità dell’organico a disposizione. E’ una sorta di derby, ricordo i trascorsi storici tra le due squadre. Questi tipi di partite sono sempre un’enigma. Per vincere bisognerà tirare fuori una buona prestazione, anche perchè sicuramente la Reggina giocherà con il coltello tra i denti. Sarà una gara scorbutica. Servirà pazienza nel trovare la giocata giusta. Mai deprimersi se s’incontrano delle difficoltà iniziali, insistendo il più possibile proponendo un calcio veloce con la speranza di segnare. Poi, in caso di gol subito, la Reggina tenderebbe ad aprirsi ed il Catania sfrutterebbe i varchi lasciati dal più debole avversario”.

Meno fatica in trasferta per il Catania rispetto ai confronti casalinghi, perchè secondo te?
“Probabilmente perchè le avversarie, quando il Catania gioca fuori casa, tendono ad esprimersi in maniera più aperta. Forse i rossoazzurri si trovano più a loro agio affrontando squadre meno abbottonate, sciorinando meglio il gioco ed il modo di stare in campo”.

Si presentano anche difficoltà a reggere le pressioni?
“Se un giocatore possiede gli attributi, a Catania non c’è piazza migliore per esprimersi. Chiaramente qualora i calciatori non siano caratterialmente ben dotati possono trovare delle difficoltà, quindi il grande calore dei tifosi può rappresentare un’arma a doppio taglio. Le pressioni a me facevano bene. Il calore dei tifosi mi spingeva sempre a fare meglio. Catania ha sempre preteso il massimo impegno in campo. Se dai tutto, il pubblico ti sostiene a più non posso e lo apprezza”.

Che mi dici del rapporto con Angelo Massimino?
“Momenti indelebili anche questi. Ricordo che quando trattai il trasferimento al Catania dall’Avellino, non raggiunsi subito l’accordo. Massimino mi diceva sempre ‘lei è troppo esoso’. Io frequentemente mi confrontavo con lui per i discorsi legati ai premi partita. Era sempre uno spasso col Presidente. Si creò una famiglia. Andavamo tutti a cena insieme. Sono contento di avere fatto parte di quel periodo storico perchè c’erano dei valori rilevanti dal punto di vista caratteriale. Valori importantissimi anche nella vita e che oggi si faticano a riscontrare”.

In chiusura, Piga ci tiene ad aggiungere: “Non dimenticare di salutarmi tanto i tifosi del Catania, che porto sempre con me”.

Si ringrazia Marco Piga per la gentile concessione dell’intervista.

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