AYA: “Nasco centrocampista. Ho origini tunisine ma mi sento italiano al 100%, aspetto il regalo più bello dal calcio…”

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Ramzi Aya

Curiosa intervista di Ramzi Aya ai microfoni di Piacere Calcio Catania, format televisivo in onda su Ultima Tv. Queste le parole del difensore rossoazzurro evidenziate da TuttoCalcioCatania.com:

“Ho iniziato come centrocampista ma pian pianino mi hanno portato indietro. Giocavo semplice in mezzo al campo, menavo parecchio (ride, ndr). Nella vita sono una persona tranquilla, faccio il mio. Rispetto mia moglie ed allo stesso tempo pretendo rispetto. Le mie origini sono tunisine. Mio padre era nato in Tunisia. Poi mi sono totalmente italianizzato. Mi sento italiano al 100%. Sono più spartano rispetto a gente come Martinez che si fa la doccia tre volte prima di uscire. Il tatuaggio di mia nonna? Si chiama Lina, romana e burinotta. Sono cresciuto con quei piatti belli, conditi con olio, aceto e di tutto di più. E’ stata importante per la mia crescita. Fu il primo tatuaggio fatto, all’età di 17 anni. Mi sentivo di dedicarlo a lei”.

“Perchè la barba? Inizialmente l’ho tenuta così perchè vedevo i capelli che se ne andavano. Mia moglie si è innnamorata della mia barba, l’ho accorciata e si è pure arrabbiata perchè le piace lunga. La cosa più bella che mi ha consegnato il calcio? Aspettiamo ancora… piatto preferito? L’amatriciana, ma a me piace tantissimo anche il pesce crudo. Mia moglie è incinta quindi non lo sto mangiando tanto, anche se a Catania ci andrei a nozze. Noi siamo molto abitudinari nell’alimentazione comunque”. 

“La famiglia è importantissima. L’unica cosa vera che ti rimane davvero, togliendo gli amici che si contano sulla punta delle dita. Come è nato l’amore con mia moglie? Non per essere mieloso ma dal primo secondo che l’ho vista cap’ che era la donna della mia vita. E’ stato un colpo di fulmine clamoroso. Lei è di Milano, a quei tempi giocavo con la Reggiana ed avevo pure qualche inciucetto…”.

“Catania? Bella città e piazza calcisticamente importante. Ho imparato a conoscere la storia della tifoseria e della squadra. Vedendo la città ho riscontrato una particolarità, nello spazio di 40 minuti passi dal mare alla montagna. Dove preferisco giocare in difesa? Io cerco di fare sempre del mio meglio, ma penso di trarre il massimo da centrale piuttosto che da terzino. Cosa succederebbe in caso di un mio eventuale gol contro il Rende all’ultima giornata? Grattiamoci innanzitutto… sarebbe come la nascita di una figlia. Un sogno. Sono emozioni che si devono provare. C’è una cosa che vorrei fare e lo prometto, ma non la dico”.

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