Alcune considerazioni sull’ennesima sconfitta esterna del Catania, andato stavolta ko a Pescara
Ore 15.00, stadio Adriatico di Pescara. Cresce l’attesa tra i tifosi rossoazzurri nella speranza che sia il momento giusto per festeggiare la prima vittoria esterna della stagione. Sabato pomeriggio il Latina deteneva con il Catania il primato relativo ai mancati successi in trasferta, ma dopo il successo dei nerazzurri a Terni è rimasto soltanto il Catania a primeggiare. I tabù sono fatti per essere sfatati e, pertanto, si pensava che i tempi fossero maturi a Pescara partendo dal presupposto che gli etnei avessero ingranato la marcia giusta.
In terra abruzzese era il primo vero banco di prova esterno del nuovo Catania targato Marcolin, si guardava con fiducia alla gara in questione. Come sempre, però, è il campo a parlare. Purtroppo per il Catania il verdetto dello stesso ha sancito l’ennesima sconfitta rossoazzurra in questo nefasto campionato di Serie B. 1-0 il risultato al triplice fischio del direttore di gara, in virtù di un eurogol di Sansovini. Non ce ne voglia l’attaccante pescarese, ma difficilmente se avesse provato a calciare in porta per altre 50 volte da quella distanza avrebbe indirizzato la palla all’incrocio dei pali.
Episodio fortunato che premia la voglia della compagine abruzzese di vincere a tutti i costi il match nonostante a lungo sia stata costretta a giocare in inferiorità numerica. Globalmente il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio, ma nel calcio gli episodi sono determinanti nell’attribuzione dei risultati. Così succede che il Catania paghi l’ennesimo episodio sfavorevole della stagione, per sfortuna certamente ma anche demeriti propri. A parte le occasioni decisamente ghiotte fallite da Castro e Martinho, l’attacco è apparso inconcludente.
Maniero e Calaiò, attaccanti di lusso per la Serie B, sono stati imbrigliati dall’attenta difesa pescarese con il primo che ha pagato, probabilmente, l’emozione dell’ex. Che dire, poi, dell’inconsistenza del centrocampo? Sciaudone si è rivelato l’ombra di se stesso, Rinaudo in fase d’interdizione ha incontrato difficoltà, Rosina soltanto a sprazzi ha avviato l’accensione del motore. Anche la difesa non è esente da colpe. Avevamo elogiato a più riprese i meccanismi difensivi del nuovo Catania nelle prime partite del 2015, ma contro il Crotone una sbavatura si è rivelata determinante ed a Pescara la difesa ha corso seri pericoli prima dell’1-0. Sbandamento evidente nella corsia di destra, difficoltà chiare nel contrastare l’ira di Bjarnason e la sensazione che il Catania non credesse fino in fondo alla possibilità di vincere questa partita.
Nei minuti finali, con la squadra schierata secondo un 4-2-3-1 per favorire l’allargamento del gioco sulle fasce, il Catania ha premuto un po’ sull’acceleratore. Nel momento in cui l’ha fatto, bravo è stato però il Pescara a pungere nelle ripartenze sfruttando i varchi lasciati dai rossoazzurri, proiettati in avanti. Poi il golazo di Sansovini ha scatenato l’euforia del popolo pescarese gettando nello sconforto un Catania che si sarebbe dovuto rivelare meno rinunciatario nell’arco dei 90 minuti, più attento e determinato di un Pescara, invece, affamato. Ancora una volta è la fame a rivelarsi decisiva allo stadio Adriatico. Già, la fame. Questa sconosciuta per il Catania lontano dal Massimino…