ESCLUSIVA – Campagnolo: “Catania, mi aspettavo un trattamento diverso ma piazza fantastica. A Reggio ero giocatore-simbolo. Biagianti e Lodi un lusso per la C”

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Ex portiere di Catania e Reggina, ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Andrea Campagnolo sfoglia l’album dei ricordi rossoazzurri ed amaranto, dispiaciuto nel vedere entrambe le squadre militare attualmente in Serie C. Ai piedi dell’Etna, però, confessa che si aspettava di giocare con molta più frequenza.

Andrea, a chi sei rimasto più legato tra Catania e Reggina?
“Sono molto più legato alla Reggina perchè ho vissuto tre stagioni da protagonista. Sono stato anche premiato cittadino onorario di Reggio Calabria. Ricordo una salvezza storica in Serie A partendo da -11. Annata straordinaria, irripetibile per qualsiasi formazione. Anche l’anno successivo centrammo la salvezza. Al terzo fu retrocessione ma io giocai fino a dicembre avendo subito un grave stiramento. Sono rientrato a marzo ma essendo a scadenza di contratto, loro sapevano già che avessi un presunto accordo verbale con il Catania e non ho più giocato. Mi rammaricai moltissimo perchè retrocessi giocando poco, avrei potuto dare un contributo in più sul piano tecnico e dell’esperienza ma anche di gruppo. A Reggio ero un calciatore simbolo, avevo già una certa età, poteva rappresentare uno stimolo in più la mia presenza per gli altri. Non sembrava ma ero uno di personalità dentro lo spogliatoio”.  

A Catania, invece?
“A Catania esperienza totalmente diversa. Arrivai come presunto titolare ma sono sempre stato messo un pò in disparte, preso in considerazione poche volte anche se avrei meritato di giocare di più secondo me. C’è stata una situazione particolare. Con l’acquisto di Andujar, nazionale argentino, c’era l’obbligo di fare giocare lui. Soprattutto al primo anno Andujar non fece benissimo nel girone d’andata, io avrei meritato qualche chance in più ma da professionista serio non mi sono mai lamentato cercando di dare il massimo. Mi aspettavo un trattamento diverso. Al di là di questo, Catania è stata una buona esperienza in una città fantastica contornata da tifosi fantastici”.

Non hai giocato spesso, ma quando chiamato in causa hai sempre dato risposte confortanti…
“Soprattutto in Coppa Italia dove ricordo, in particolare, gare contro la Roma da 7-7.5 in pagella, oppure un’importante prestazione col Genoa a Marassi. Il mio rammarico è quello di avere fatto poco a causa di situazioni esterne, generali. Soprattutto nei primi 4-5 mesi di gestione Atzori. Partì facendo bene. Ricordo ancora come fosse ieri il match con la Cremonese prima dell’inizio del campionato, poi dopo la prima giornata senza spiegazioni fui messo in panchina. E’ stata un pò una mazzata per me ma questa cosa l’ho accettata essendo uno stipendiato del Catania. Tre anni senza giocare sono tanti, soprattutto avendo all’epoca 30 e passa anni. Non fu facile per me. Simeone non mi portò neanche in panchina per 3-4 domeniche, passando anche a fare il terzo. Dopo sono stato rigenerato a Siena ed ho goduto di grandi soddisfazioni a Cesena”.

Come ti sei trovato nello spogliatoio rossoazzurro?
“Erano buoni i rapporti con Mariano e gli altri compagni. Ci sentivamo tutti partecipi. All’interno dello spogliatoio si era in presenza di culture diverse. Con 6 italiani e 12 argentini era normale che gli argentini stessero principalmente tra di loro. Però c’era rispetto reciproco, eravamo un gruppo molto coeso. Io sono sempre andato d’accordo con tutti. Anche con Mariano Izco. Oppure ti posso dire Biagianti, Moretti, Kosicky. Ero il primo tifoso del Catania. Ai tempi di Atzori grazie ad un gruppo sano e forte conquistammo la salvezza. In quell’annata arrivò Mihajlovic, che all’esordio perse in casa col Livorno. Sembravamo nel baratro. Invece poi la vittoria con la Juve a Torino fu la svolta. A livello mentale ci diede uno slancio emotivo notevole, credemmo di più nei nostri mezzi perchè comunque avevamo una buona squadra. Mihajlovic fu fondamentale sotto l’aspetto caratteriale soprattutto. Costruimmo le basi per una ripresa molto importante dopo avere trascorso un sereno Natale. Lo slancio si concretizzò anche per gli anni successivi disputando ottimi campionati. Gli innesti di gennaio rafforzarono ulteriormente il gruppo”. 

Passiamo al presente. Catania e Reggina in Serie C, che effetto ti fa?
“Mi piange il cuore. Al di là delle società c’è una tifoseria che va oltre. Sono due piazze che in A farebbero minimo 20mila persone ogni domenica, piazze in cui c’è una cultura del tifo notevole. So quanto soffrano i tifosi. Minimo dovrebbero giocare in B, ma meritano la A solo per i tifosi e quello che trasmettono alle squadre perchè sono tifoserie molto vicine ai giocatori. E’ dura risalire. Il Catania deve rimboccarsi le maniche e cercare di vincere il campionato, mi auguro da quest’anno. Serve il gruppo, la qualità individuale, ma soprattutto morale e caratteriale. Oggi il calcio è molto livellato, non c’è più grossa difformità tra una squadra e l’altra. Chi ha più carattere e gruppo coeso, insieme ad un pò di qualità fa la differenza in C. Il Catania naturalmente ha maggiore qualità rispetto ai calabresi, oggi per me parte avvantaggiato per il primo posto. Partire da favoriti è un arma a doppio taglio perchè tutti ti affrontano giocando la partita della vita. Ecco perchè molte squadre a cui all’inizio non daresti un euro, poi te le ritrovi che fanno due promozioni consecutive dalla C alla A. E’ normale, non hanno niente da perdere. Quando entri in campo libero di testa è più facile”.

Quanto è importante la presenza di giocatori leader come Marco Biagianti e Francesco Lodi, tuoi compagni di squadra peraltro?
“Marco è un leader perchè ragazzo intelligente. Ai miei tempi dimostrava già di avere tanto cuore dando l’anima in campo. Ha qualità, ma rispetto ad altri giocatori di qualità lui metteva in campo soprattutto corsa, cattiveria. Con queste caratteristiche diventava giocatore importante per la A. E’ un ragazzo super intelligente perchè è stato bravo a costruirsi una carriera, anche se non dotato qualitativamente come altri. A livello caratteriale è molto più forte di giocatori con tanta qualità. Lodi, invece, ottimo giocatore e tecnicamente dotato, pregevole nella circolazione della palla anche se non provvisto di grande corsa. Lui e Biagianti sono un lusso per la Lega Pro”.

Cosa dice il presente di Andrea Campagnolo?
“Alleno i portieri da tre anni. Sono responsabile dei portieri del Cittadella Calcio. In più alleno i portieri più piccoli della Primavera, collaboro con la Prima Squadra. Ottimo progetto, seguiamo tutti la stessa linea. Abbiamo portieri importanti che stiamo crescendo, appetiti da società di primo piano come Juventus e Roma. Noi abbiamo la filosofia di prenderli da piccoli iniziando un accurato percorso di crescita nel tempo, portandoli a livello tecnico perfetto anche in 5-6 anni. Stiamo avendo dei grandi risultati. Il portiere è diventato merce rara. Nel calcio di oggi dove si guarda anche al risparmio si cura poco il settore giovanile, preferendo prendere giocatori già formati. Si cura poco la tecnica di base che diventa fondamentale per abbassare la percentuale di errore”.

Hai mai pensato che ti mancasse difendere i pali?
“Io sono passato dall’aver smesso di giocare all’iniziare praticamente subito la carriera d’allenatore dei portieri. Non nego che dopo 2-3 mesi mi mancava molto il campo, la partita, il ritiro, il pre-gara, l’adrenalina, quel pizzico di paura prima della partita che ci sta. Poi però ho allenato subito e non me ne sono neanche accorto, penso di avere fatto la scelta giusta chiudendo la carriera da calciatore nel migliore dei modi. Tracciando un bilancio che mi rende contento. Anzi, super contento”.

Si ringrazia Andrea Campagnolo per la gentile concessione dell’intervista.

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