ESCLUSIVA – Pelosi: “Catania, c’è da buttare sangue per questa maglia. I tifosi mi hanno fatto sentire un giocatore vero. Il 2-0 a Palermo e quel 2-1 al Potenza…”

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Claudio Pelosi ai nostri microfoni

Una ventina di gol in maglia rossazzurra, alcuni dei quali particolarmente importanti, ricordi indelebili. Momenti significativi vissuti sotto il vulcano tra il 1990 ed il ’93 per l’ex attaccante del Catania Claudio Pelosi, che abbiamo sentito telefonicamente in vista del confronto casalingo con il Potenza, squadra a cui lo stesso Pelosi segnò nella stagione ’92-93 contribuendo alla vittoria etnea in Sicilia per 2-1.

Claudio, tu sei ancora molto legato ai colori rossazzurri…
“I tifosi del Catania sono veramente unici. Ancora oggi si ricordano di un giocatore normalissimo come me. Mia moglie si chiede come facciano a ricordarsi del sottoscritto e di cosa io abbia fatto per il Catania. Custodisco tanti ricordi dentro e fuori dal campo. Mi ero ripromesso di scendere giù per una bella festa promozione, speriamo che arrivi porca miseria…”.

A proposito di ricordi, citamene qualcuno in particolare…
“Impossibile non menzionare il 2-0 di Palermo. Al ritorno a Catania sembrava come festeggiare il triplete dell’Inter di Mourinho. Ricordo fantastico. Poi il derby con l’Acireale, quando vincemmo a Siracusa e altre partite. La piazza mi ha trasmesso tanto. Io in Italia non sono mai andato oltre la B, ma a Catania è come se avessi fatto la A. Catania mi ha fatto sentire un giocatore vero. Vincere qui non è come farlo altrove. In rossazzurro non sono riuscito ad aggiudicarmi campionati, però l’entusiasmo che si respirava in città era qualcosa di allucinante. Pensa cosa sarebbe successo se avessi anche vinto. Non ricordo esattamente in quale anno, ma la gente urlava ‘Serie B, Serie B’. Allora a Dondoni e Palmisano dissi molto chiaramente ‘Ragazzi, qui bisogna pedalare eh’. La gente ci incoraggiava, il pubblico di Catania ti mette le ali. Abbiamo passato anche momenti di contestazione, brutti tra virgolette ma che hanno insegnato tanto”.

Tra i gol siglati in rossazzurro, anche con il Potenza al Cibali. Fu 2-1 per il Catania nel 1992, te lo ricordi?
“C’era contestazione. Andammo sotto con Brescini, poi arrivò il mio pareggio ed il 2-1 di Pittana. Quando segnò, lui partì come un pazzo scatenato correndo verso la curva. Io e Dondoni sapevamo cos’avrebbe potuto fare, lo rincorremmo tutt’e due per bloccarlo ed evitando che mandasse qualcuno a quel paese sotto la curva. Altrimenti succedeva un macello. La nostra felicità non fu per il gol realizzato ma per avere bloccato lui! Uno scatto per tirargli il collo e bloccare quel braccio che stava partendo (ride, ndr). Speriamo che anche stavolta, come allora, vinca il Catania”.

L’attualità dice che mancano dieci partite alla conclusione del campionato, credi in questo Catania?
“Non c’è mercato di riparazione, i giocatori sono questi ed i nomi tutti degni della squadra. Bisogna buttare sangue per questa maglia. Per il Catania non basta fare la partita normale. Da adesso in poi sono tutte finali. Ce la possiamo fare se i ragazzi si aiuteranno reciprocamente facendo arrivare i risultati per trascinare il pubblico dalla propria parte. Novellino può dare molto entusiasmo riuscendo a trascinare questo treno di voglia per la B. Me lo auguro con tutto il cuore, se dovesse esserci una finale Play Off io scenderò giù dopo tanto tempo con la viva speranza di festeggiare”.

Prestazioni di spessore contro squadre di categorie superiori e prove negative al cospetto di compagini come Bisceglie e Siracusa, come mai secondo te?
“Magari questa squadra in B avrebbe fatto un campionato diverso perchè strutturata in un certo modo. Sembra un paradosso ma è così. Io ho smesso di giocare a 44 anni in Serie D, l’allenatore era un amico e mi lasciava gestire tranquillamente raccomandandomi però di lavorare sempre al massimo. Magari gli stimoli cambiano se affronti il Sassuolo o la Paganese. Il Catania visto col Sassuolo sembrava una squadra di B, ad esempio. Poi sali sul pullman e torni nella realtà della Lega Pro. Ma in C la tecnica non basta”.

Di cosa ti occupi adesso?
“Sto collaborando con un agente FIFA ed un avvocato di Como, gestiamo un’agenzia. Lavoriamo molto con l’Australia. Spostiamo giocatori, ragazzi che vogliono maturare esperienza di lavoro o sport in Australia. Lavoriamo anche sul mercato della Malesia, un pò diverso dal solito. Funziona questa linea che ci fa divertire. Quasi tutti quelli che sono andati in Australia adesso non vogliono tornare. C’è un bel progetto alla base, iniziato anni fa”.

A proposito di Australia, tu hai giocato in questo Paese tra il 1999 ed il 2001. Racconta la tua esperienza all’Adelaide City…
“Ho giocato ad Ascoli, poi sono andato a Pistoia vincendo il campionato. Con Agostinelli allenatore arrivò qualche prestito dalla Juve, allora al mio procuratore Franco Baldini manifestai la volontà di andare via. Volevo provare un’esperienza all’estero, la buttai lì. Magari in Inghilterra, io che da piccolo ero fan del Liverpool. Ad un certo punto Baldini mi parlò di Australia, io non sapevo neanche dove fosse. Il Presidente dell’Adelaide City era un emigrante di Ascoli, ho fatto tutto via fax. Mia madre mi diceva ‘sei pazzo’, in realtà ho vissuto tre anni fantastici. Ho trovato calciatori che avevano giocato a buoni livelli in Inghilterra e Germania, gente molto forte davvero. C’erano 2-3 giocatori sulle fasce che mettevano un sacco di palloni in mezzo. Io ci andavo a nozze, segnavo spesso di testa che era il mio pezzo forte. Mi sono divertito siglando 12 gol al primo anno, 9 al secondo, 16 al terzo. Ho fatto anni stupendi praticando calcio in un ambiente molto più rilassante. A fine gara si proclamava il migliore in campo, chi avesse fatto il migliore cross, manifestazioni varie coi giocatori delle due squadre che mangiavano assieme a fine partita. Un calcio vissuto in maniera diversa in una Paese splendido per paesaggi, città, strutture, organizzazione. Ero entusiasta, sapevo di dovere sostenere un provino di 10 giorni come clausola presente all’interno del contratto. Quando arrivai avevo cinque valigie, bastò questo per fare capire all’allenatore che avessi voglia di restare ed intenzioni serie, la testa giusta”.

Torniamo alla realtà Catania. Cosa pensi dello sciopero delle Curve?
“So dell’intervista di Lo Monaco. C’è nervosismo per i risultati che non arrivano. Ho letto anche qualche commento un pò così, a volte si dicono a caldo cose che magari non si vogliono dire. In tante piazze ci possono essere tifosi che remano sempre contro, ma io sinceramente quando leggo il giornale vedo gli stadi di Serie B ed il numero di spettatori a Catania è il triplo, qualcosa d’incredibile. Chiaramente con le Curve deserte non si preannuncia un esordio positivo da questo punto di vista per Novellino, ma qui bisogna rimboccarsi le maniche e capire che peso ha quella maglia. Di certo Novellino non è un tipo tranquillo, mi sembra carismatico e adatto alla piazza. Penso che sia un bel matrimonio. Ero pronto a scommettere su Sottil ad inizio anno sinceramente, ma sai a volte il calcio è strano. In estate si parlava di Serie B, C, poi il campionato è iniziato in ritardo con numerose partite da giocare in poco tempo. Non è facile”.

Perchè il Catania fatica secondo te e quale ruolo potrà recitare la squadra ai Play Off che paiono sempre più probabili?
“Sicuramente qualche sconfitta fuori casa si poteva evitare, ma poi quando non arriva il risultato l’allenamento diventa pesante, devi essere temprato per superare certi momenti. Va considerato che chiunque contro il Catania gioca alla morte perchè non viene considerata una squadra normale. E’ un pò come la Juve in Serie A, per qualsiasi avversario le motivazioni sono a mille. Inoltre quest’anno è stata proprio una farsa con il caos dei ripescaggi che secondo me ha inciso almeno per un 30-40% sul rendimento rossazzurro. Il Catania comunque non deve porsi limiti perchè ha giocatori importanti, può succedere ancora di tutto. Possiede il DNA per stare in alto, lo dicono il pubblico ed il contorno. Chiaramente però più si va in basso di categoria e più diventa difficile risalire, ma bisogna venire fuori dalla C al più presto. I Play Off sono l’inizio di un nuovo campionato. Io ricordo che con la Pistoiese andammo in B pur avendo il Como gente come Rocchi e Saudati. Alla fine salimmo noi. I nomi non bastano, quando arrivi agli spareggi le motivazioni fanno la differenza. Il pubblico nel caso del Catania rappresenta un’arma in più se arrivi bene ai Play Off. Se il Catania farà una bella ricorsa da qui alla fine, sarà dura per tutti avere ragione dei rossazzurri. Io altrove ho vinto via Play Off da sesto. L’importante è arrivarci bene, carichi, anche se adesso aumenta il coefficiente di difficoltà con la formula dei Play Off allargati”.

Il Catania vanta una delle migliori difese del campionato ma l’attacco fatica ad ingranare. Da ex attaccante, come si superano questi momenti?
“Chi è costante, perde meno partite ed ha la difesa migliore riesce ad arrivare sempre in fondo. Poi è chiaro che il campionato si vince con tutta una serie di elementi. Devi anche buttarla dentro per vincere. Io non sono mai stato un grandissimo bomber, ero più la punta centrale che faceva segnare l’attaccante vicino. Però ho passato anch’io certi momenti. Devi continuare a lavorare, mantenere la calma perchè se l’hai buttata dentro fino allo scorso anno vuol dire che il tuo lavoro lo sai far bene. Sono momenti che si superano con il lavoro e la concentrazione, ma anche la fiducia. Non a caso Novellino ha già detto di volere lavorare sulla testa dei giocatori perchè sa di avere una macchina che va forte, adesso un pò inceppata. Ci vuole un attimo per ingranare la marcia giusta. Spero che succeda proprio questo, riaccendendo l’entusiasmo e chiudendo alla grande il campionato, senza fare calcoli”.

Si ringrazia Claudio Pelosi per la gentile concessione dell’intervista.

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