ESCLUSIVA – Gregori: “Non si viene a Catania per svernare, servono nomi di categoria e non stravolgere la rosa. Reggina brutto cliente”

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E’ cresciuto nelle giovanili della Roma per poi esordire in Serie A con la maglia del Catania, negli anni ’80, e militare in tutte le categorie del calcio professionistico indossando anche la casacca della Cavese. Massimo Gregori – fratello dell’ex portiere Attilio che ha giocato in numerose compagini di Serie A e B – concede un’intervista ai nostri microfoni, quando si avvicina il fischio d’inizio di Catania-Cavese.

Alcuni calciatori rappresentativi sono stati messi fuori rosa dal Catania, questo aspetto quanto incide secondo te?
“Non aiuta assolutamente. Dico sempre le stesse cose. La piazza non merita la C ma non è facile risalire. Poi se parti così e metti fuori rosa i giocatori, a novembre magari ne cambi cinque, sostituisci l’allenatore e non ne vieni mai a capo. Ci vuole pazienza e programmazione, effettuando ogni anno pochi innesti”.

A tuo giudizio sarebbe stato più opportuno elaborare una strategia di mercato differente?
“Sono dell’idea che non puoi fare sempre la squadra nuova. Dovresti acquistare giocatori di categoria, coi nomi non vai da nessuna parte. Catania e Bari sono piazze che vivono di ricordi, con un pubblico da A, ma la realtà si chiama Serie C e una volta che militi in questa categoria è molto difficile risalire. Stravolgere la rosa prendendo giocatori di nome con contratti da B non paga. Oggi le squadre sono tutte organizzate, con allenatori preparati e giocatori sconosciuti che corrono dieci volte più di te. La rosa andrebbe assemblata secondo me con un mix di giovani ed esperti, ma quest’ultimi devono avere voglia, grinta, testa. Non si viene a Catania per svernare. Poi completi l’organico con giovani promettenti in arrivo da Primavere importanti come Atalanta, Milan, Roma. In Serie C è tutto un discorso di cattiveria agonistica, grinta, corsa e tattica più della qualità”.

C’è ancora tutto il tempo per rimediare comunque, che ne pensi?
“Chiaramente il tempo c’è. Ma se cominci così non va bene. Se dopo 5 partite metti fuori rosa 3 giocatori rappresentativi, vuol dire che all’inizio hai sbagliato tutto. Poi se prendi dei sostituti serve tempo affinchè entrino in condizione, nel frattempo perdi altre 3-4 gare ed il campionato non lo vinci più. Due sconfitte ci possono stare ma queste sono piazze che non ti consentono passi falsi. Catania non può fare la Lega Pro”.

Ritieni che anche quest’anno ci possa essere la squadra-sorpresa in ottica promozione?
“Lo scorso anno salirono Juve Stabia e Trapani, ma sono annate. Il Lecce in tre anni è salito in A, però non è che tutte le ciambelle riescono col buco. E’ sempre un discorso di programmazione. In questa stagione i salentini hanno diversi elementi che sono un lusso per la B, ma li vedo destinati a retrocedere perchè in A c’è molta più qualità. La B e la C sono in qualche modo categorie simili, tuttavia rispetto alla A c’è un abisso. Una buona squadra che vince la C, con lo stesso entusiasmo può anche aggiudicarsi il torneo cadetto”.

Momento delicato per il Catania, come superarlo?
“Facendo gruppo con un allenatore che tenga i giocatori lontani dalle critiche, dalle polemiche. Portando a casa i risultati, il pubblico lo porti dalla tua parte. Altrimenti te lo ritroverai sempre contro. Adesso affronti la Cavese che viene da un periodo brutto ma è arrivato Campilongo, tecnico esperto che conosce l’ambiente. Gli aquilotti, comunque, lottano per non retrocedere. Il vero importante banco di prova sarà con la Reggina che ha entusiasmo, una bella società ed un tecnico bravo. Reggina brutto cliente”.

Facciamo un tuffo nel passato, la tua esperienza alle pendici dell’Etna…
“Provenivo dalla Primavera della Roma. Prima volta lontano da casa, senza un contratto. Di Marzio mi vide al Torneo di Viareggio che vinsi. Riuscì a convincere la Roma a mandarmi in prestito a Catania, ritrovandomi in Serie A. Ogni settimana Di Marzio organizzava cene coi capi tifosi. I giocatori abitavamo nella zona di Aci Trezza, Aci Catena, Aci Castello… l’allenatore ai Faraglioni. La rosa era la più vecchia del campionato. Vedi la presenza di gente come Ranieri, Mosti, Mastropasqua, Chinellato. Togliendo gli stranieri Luvanor e Pedrinho, gli altri erano a fine carriera. Io ero l’unico giovane, praticamente una mascotte (ride, ndr). Avevamo il campo squalificato e giocammo tutto il campionato a Palermo. Esordì a Marassi col Genoa alla 12/a giornata d’andata, in generale mi dividevo tra panchina e tribuna ma sono stato benissimo e la gente mi voleva bene. Spesso i tifosi chiedevano al mister di farmi giocare. Poi subentrò in panchina Fabbri che stravedeva per me, tanto è vero che mi fece giocare le ultime partite e mi portò successivamente a Catanzaro. Io al ‘Cibali’ mi sono solo allenato, ci giocai da avversario vincendo con il Perugia di Rambaudi, Ravanelli e Di Livio. Grandi giocatori, era una Lega Pro diversa da quella attuale. Oggi non c’è paragone, il livello si è abbassato notevolmente”. 

Chi vedi favorito nella corsa al primo posto?
“Mi auguro di rivedere al più presto il Catania in Serie B, ma pure in quella categoria la piazza sarebbe sprecata. Attenzione alla Reggina che vedo favorita. E poi le solite. Il Bari ha investito tanto sui nomi, ma come dicevo prima non bastano. Ripeto, servono giocatori di categoria. Poi un allenatore bravo a fare gruppo, con il pubblico che rappresenta il 12/o uomo. Queste sono piazze in cui se parti male diventa un casino. Faccio comunque un grosso in bocca al lupo ai tifosi, alla società ed ai giocatori del Catania”.

Si ringrazia Massimo Gregori per la gentile concessione dell’intervista.

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