ESCLUSIVA – Diliso: “Catania, problema caratteriale. Squadra e ambiente risentono della situazione. Lucarelli? Ecco cosa penso. Si deve programmare nel calcio”

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Gradito ospite di TuttoCalcioCatania.com, l’ex difensore di Catania e Bisceglie Nicola Diliso (34 presenze alle pendici dell’Etna nella stagione 2003-2004, ndr) ha gentilmente concesso un’intervista esclusiva commentando il momento vissuto dalla squadra rossazzurra con alcune considerazioni sul campionato e la scelta di riaccogliere Cristiano Lucarelli.

Nicola, anzitutto come valuti la decisione di puntare su Lucarelli?
“Bisognava dare una sterzata. A prescindere da questo, io avrei optato per un allenatore ex novo però evidentemente la proprietà ha preferito una persona che già conosce l’ambiente. Ho visto qualche partita di Lucarelli e come allenatore non si discute, ma bisogna vedere il contesto in cui va. Ripeto, era comunque importante dare una sterzata. Un conto è prendere in mano la squadra ad agosto, un altro è farlo a campionato in corso. Ci sono pro e contro. Di positivo c’è che dai uno scossone ad ambiente e squadra, bisogna vedere se in questo contesto riesci a dare una tua identità, o se devi inizialmente adeguarti alle soluzioni che aveva l’ex allenatore”.

Cosa pensi dell’esonero di Camplone?
“Io non avrei aspettato di prendere cinque gol a Vibo per cambiare la guida tecnica, anche perchè si era già visto che il Catania arrancava. Pur precisando che Camplone è un allenatore di tutto rispetto e ci siamo conosciuti quando giocavo a Pescara. Tecnico importante ma evidentemente la squadra non ha risposto. Sia i giocatori che l’ambiente, secondo me, stanno un pò subendo le situazioni societarie. Anche la stima nei confronti di Pulvirenti è venuta un pò meno da parte della tifoseria. So che circola il nome di Leonardi, ma io non so se l’attuale numero uno della Leonzio possa mantenere una piazza come Catania, importante sotto tutti i punti di vista. E non so se Pulvirenti continui a godere della stessa disponibilità economica di qualche anno fa. E’ normale che i calciatori subiscano la situazione, anche l’Amministratore Delegato è sotto mira. Ma il Catania è destinato a vincere, come del resto una realtà come Bari. Sono piazze in cui, alle prime difficoltà, vieni criticato. A Bari, ad esempio, Vivarini aveva ottenuto delle vittorie importanti e dopo il pareggio di Avellino c’è chi, tra i tifosi, sostiene che i calciatori si siano montati la testa. Sono i rischi da mettere in preventivo quando lavori in una piazza importante”.

Catania ko per 5-0 a Vibo Valentia, tu in rossazzurro perdesti con lo stesso risultato a Palermo nel 2003/04.
“Affrontavamo un Palermo che stravinse tutto, di categoria superiore. Noi quell’anno disputammo un torneo veramente importante in Serie B ma non avevamo la rosa del Palermo. Ci comportammo benissimo facendo il nostro campionato con un gruppo eccezionale composto da uomini, ci volevamo bene tutti quanti con un allenatore importante come Colantuono. Perdere a Palermo ci stava, ma 5-0 è stato pesante. Tanto è vero che poi ci fu una contestazione dei tifosi notevole, faceva solo paura vedere i tifosi che si presentarono nello spogliatoio ma ci servì da lezione perchè poi abbiamo onorato la maglia nelle altre partite. Però è certamente diverso perdere in quel contesto rispetto a quello di adesso. Una squadra come il Catania, costruita per vincere, non può perdere in quel modo a Vibo”. 

I tifosi hanno abbandonato lo stadio di Vibo già a mezz’ora dal fischio finale…
“Questo fa ancora più male alla squadra ma sono tempi diversi rispetto a quando giocavo a Catania nel 2003. La mentalità è totalmente cambiata anche per quanto riguarda i giocatori. Ora trovi ragazzi a cui non frega niente e tornano tranquillamente a casa. I tempi sono cambiati e me ne accorgo pure con i bambini che alleno”.

A cosa ti riferisci, più precisamente?
“Prima si facevano sacrifici, ora è facilissimo arrivare ad esordire in una prima squadra. Adesso si dà troppa facilità a qualcuno di fare carriera tra procuratori, società che godono di contributi per i minutaggi di ragazzi Under con l’obbligo di farli giocare… forse prima le squadre costruite per fare qualcosa di buono erano fatte da uomini, adesso magari trovi ragazzini viziati che poi si rivelano dei brocchi. Così viene meno lo spettacolo anche nelle serie minori. Il settore giovanile di tutta italia è diventano ultimo su scala internazionale. Ben venga che un ragazzino esordisca, ma dovrebbe giocare chi effettivamente lo merita. L’Italia si deve adeguare. Oggi vanno a ruba i ragazzini giusto per completare le rose, poi fanno fatica perchè necessitano ancora di crescere”.

Come vedi la lotta nei piani alti della classifica del girone C?
“Squadre come il Potenza occupano le zone di vertice, ma io non penso che i lucani possano mantenere questo ritmo. Ci sono Reggina, Bari e Ternana fatte per salire di categoria. L’attuale classifica del Catania non è veritiera, basta trovare la quadratura e mi auguro che Lucarelli riesca in questo. Il Bari, come il Catania, ha subito il cambio di allenatore. Nello specifico perchè Cornacchini non era già ben visto lo scorso anno da parte dei tifosi e, in questa stagione, con tutto il rispetto, per una piazza come Bari era un attimo leggerino. Alle prime difficoltà l’inesperienza a certi livelli si è rivelata determinante, pur avendo allestito il Bari una rosa di vertice. Anche l’allenatore deve metterci qualcosa di suo”. 

Può avere influito, nel caso del Catania, la scelta di escludere momentaneamente Biagianti, Marchese e Bucolo?
“Se la società detta determinate condizioni all’allenatore, magari si ripercuotono sulla squadra ed il tecnico che non riesce ad essere se stesso. Bisogna vedere perchè queste situazioni sono nate, non conosco le motivazioni. So, però, che ogni annata ha una storia a sè. Già il fatto di cambiare allenatore per una società rappresenta una sconfitta. Trovo strano, poi, che il Catania in casa abbia sempre vinto mentre fuori non riesca ad ingranare. Bisogna lavorare sulla testa. Se in casa vinci solo perchè il pubblico ti protegge, non va bene. Allora è una questione caratteriale dei giocatori. Fermo restando che il torneo di C è un campionato balordo e trovi formazioni difficili da affrontare. Tu puoi avere costruito anche una squadra con calciatori di categoria superiore, ma poi ti trovi a fronteggiare situazioni tipiche della C. Vedi campi stretti, squadre che non ti fanno giocare. Bisogna calarsi totalmente nella mentalità della Serie C. Catania già da diversi anni milita in questa categoria e mi auguro ne venga fuori. Quando non c’è più feeling tra tifosi e presidente è un’agonia continua. Bisogna programmare, mettersi dei paletti e fare le cose con calma, in pochi lo fanno nel calcio perchè spesso si pensa al momento. E non è mai facile vincere sul campo, anche se spendi tanti soldi”.

Probabilmente s’investe poco sul settore giovanile in Italia?
“Il settore giovanile può darti frutti ancora maggiori. Cresci un ragazzo, magari lo rivendi bene ed è tutto di guadagnato. Una società come il Catania, secondo me, dovrebbe attuare una politica diversa in questo senso. Se cresco un giovane forte io lo tengo, non lo vendo a Primavere di Serie A. Magari ho la speranza di rivenderlo in futuro, ma soltanto in una prima squadra. E poi i costi non sono eccessivi, non è che lo vendo ad una Primavera di A e risolvo i problemi economici. Catania ha un centro sportivo dove si può fare molto bene, il settore giovanile dovrebbe essere una priorità. Serve dare continuità al processo di crescita dei ragazzi, questa sarebbe una enorme vittoria”.

Si ringrazia Nicola Diliso per la gentile concessione dell’intervista.

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"Le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi. Possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente". Parole del grande scrittore tedesco Johann Wolfgang Von Goethe che mi hanno spinto all'ideazione di 'TuttoCalcioCatania.com'. Un progetto che parte da lontano e si pone l'obiettivo di fare informazione responsabilmente e consapevolmente. Direttore della testata giornalistica catanese e "stakanovista editoriale", mi avvalgo del contributo di un gruppo di lavoro brillante e motivato.

1 COMMENTO

  1. Da mental coach la scelta di mister Lucarelli e azzeccata.
    Lucarelli ora è l’unico che può sollevare la squadra, conosce l’ambiente, i giocatori hanno stima di lui e i tifosi gli vogliono bene. Sono una ricetta che mentalmente fa bene. Il tecnico è preparato e soprattutto conesce ormai come affrontare l’argomento testa. Dopo l’esterienza di menal coach per il Catania il mister e cambiato sotto l’aspetto mentale, ha capito l’importanza di tenere sotto controllo alcune situazioni e gestire bene le pressioni dei giocatori. Un imbocca al lupo al mister lucarelli e al Catania calcio. Eugenio Vassalle

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