GEZA KERTESZ: omaggio del Calcio Catania prima della gara col Picerno

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foto calciocatania.it

Nota del Calcio Catania

Venerdì scorso, al “Massimino”, è stata svelata una targa in ricordo di Géza Kertész, allenatore ungherese che nella stagione sportiva 1933/34 guidò la Società Sportiva Catania alla conquista della promozione in Serie B, concludendo al primo posto il cammino nel girone H del torneo di Prima Divisione per effetto di 20 vittorie in 24 gare, con dodici successi in altrettante partite casalinghe, e successivamente primeggiando nel raggruppamento D della fase finale del torneo, anche in questo caso vincendo tutti gli incontri tra le mura amiche. Successivamente, il tecnico magiaro occupò la panchina rossazzurra per due stagioni tra i cadetti, accarezzando nel 1935 il sogno del grande salto in Serie A. Kertész fu ucciso dai nazisti nel 1945. Catania non ha dimenticato l’eroe di tempi ormai lontani: la memoria è vita, insegnamento, umanità. La vicenda storica è stata abilmente ricostruita e narrata da Roberto Quartarone, autore del volume “Due eroi in panchina”. La targa in onore di Géza Kertész, posta all’ingresso della tribuna A dello stadio “Angelo Massimino”, è stata mostrata per la prima volta alla città dal sindaco Salvo Pogliese, dal console d’Ungheria a Roma, Tamas Heintz, e dal console onorario d’Ungheria a Palermo, Andrea Edit Boldizsar. La manifestazione si è tenuta nell’ambito dell’Autunno Culturale Ungherese, promosso dall’Associazione Culturale Italo-Ungherese. Prima della gara con il Picerno, domenica 13 ottobre, il Calcio Catania deporrà ai piedi della lastra un omaggio floreale alla memoria di Kertész, rinnovando l’espressione di una ferma condanna di ogni forma di violenza e discriminazione e rivolgendo un pensiero al tecnico ungherese, protagonista di una luminosa pagina sportiva a Catania.

Il libro – Pubblicato dalle Edizioni inContropiede nel 2016, “Due eroi in panchina” narra la vicenda umana e sportiva di Géza Kertész e István Tóth, due allenatori che vissero in Italia una parte consistente della loro carriera e furono uccisi dai nazisti per aver organizzato un gruppo di resistenza a Budapest. È stato scritto da Roberto Quartarone, giornalista nato a Catania nel 1986.

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