MAL DI TRASFERTA, ANCORA TU: la squadra non cerchi alibi, difendere i colori del Catania è una grande responsabilità

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“Ancora tu. Non mi sorprende, lo sai. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”. E’ l’inizio del testo di una canzone di Lucio Battisti, una delle massime personalità nella storia della musica italiana. Prendiamo in prestito le sue parole, purtroppo per il Catania, con riferimento alla settima sconfitta esterna di questo campionato maturata in quel di Pagani. Un Catania brutto, a tratti persino imbarazzante, lento nel pensiero e nelle gambe, confusionario, con poche idee che reagisce nel secondo tempo ma senza una precisa identità e parvenza di gioco.

Spiace dirlo ma i rossazzurri, che qualcosina di buono avevano prodotto nelle ultime partite inanellando una mini serie positiva di risultati, ripropongono i soliti deficit formato trasferta. Un film visto troppe volte in questa stagione, così come le innumerevoli difficoltà riscontrate nello sviluppo dei calci piazzati. Mister Lucarelli si ritiene soddisfatto della prestazione offerta partendo dal presupposto che Furlan non abbia effettuato una sola parata. Bisogna aggiungere, però, che il portiere ha il compito specifico di parare. Non è affatto casuale che la Paganese di reti ne abbia rifilate tre al Catania e Furlan, in occasione del terzo gol, sia rimasto immobile. Gli etnei, dal canto loro, hanno più o meno pareggiato il numero di occasioni dell’avversario ma faticando a concretizzarle, altro aspetto tristemente noto.

Sorprende, inoltre, la decisione di confermare la linea difensiva a quattro. Lucarelli aveva sempre ritenuto utile, come dichiarato più volte a mezzo stampa, opporre quattro difensori ad avversari schierati col tridente in attacco oppure una linea a tre qualora il Catania si trovasse di fronte due punte da tenere a bada. Ci si aspettava, allora, l’utilizzo della difesa a tre dal 1′ mercoledì ma, a sorpresa, il tecnico livornese ha optato per il 4-2-3-1. Il campo non ha premiato tale scelta ed è andata meglio quando i rossazzurri, alla ricerca del pari, nella ripresa sono passati a tre dietro. La squadra, poi, non è serena. Le voci di questi giorni sul futuro societario incidono in qualche misura sul rendimento del Catania in campo, con i giocatori che assorbono come spugne le negatività della settimana.

Lucarelli prova ad isolare il gruppo da tutto questo ma, evidentemente, fatica a riuscire nell’intento. Eppure è proprio in questi casi che il calciatore, in primis, è chiamato a tirare fuori l’orgoglio di rappresentare i colori sociali del Catania. Dove sono il cuore, la grinta, il coraggio, la bava alla bocca, il sangue agli occhi? Come si può pretendere di riportare la gente allo stadio, alla luce di prestazioni insufficienti come quelle di Pagani? C’è un percorso da portare avanti, seppure con mille difficoltà, e indossare la casacca rossazzurra deve generare un forte senso di responsabilità. Al di là dei fattori extra calcistici, che non possono determinare l’ennesima ricerca di alibi ma, semmai, stimolare il gruppo a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Non fa differenza se in casa o trasferta.

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3 COMMENTI

  1. Sono finiti i commenti… Mi. Dispiace tanto….. Il Catania soffre e non sappiamo più cosa dire…….. Il. Catania sta morendo… Sigh….. Se muore il. CT. 46….o chiuso con il calcio… Lo dico con grande rammarico ma è così… Sigh sigh…

  2. Squadra mediocre tecnicamente e caratterialmente, quelli più bravi sono a fine corsa, pochissimi bravi ma infortunati. La Società annaspa. Speriamo che Giugno arrivi presto.

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