ESCLUSIVA – Di Rocco: “Catania, il sostegno dei tifosi alla squadra è necessario. Importante salvare il calcio professionistico e programmare il futuro”

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Giovanni Di Rocco

Tanta esperienza maturata sui campi di Serie A, B e C. Tra le casacche indossate spicca quella del Catania nella stagione 2000/01, ma l’ex difensore Giovanni Di Rocco ha anche militato tra le fila della Cavese, prossimo avversario dei rossazzurri in campionato. Abbiamo avuto il piacere di contattarlo telefonicamente, in vista del confronto tra le due squadre:

Gianni, la situazione in casa Catania rischia di precipitare…
“La situazione che stanno vivendo società e squadra è particolare e non credo ci siano prospettive incoraggianti. Lo Monaco ricopriva un ruolo fondamentale e si è dimesso. Spero vivamente che il Catania riesca a trovare il bandolo della matassa perchè stiamo parlando di una città importante non solo a livello calcistico. Sarebbe un peccato che vada tutto allo sfascio”.

Come potrà venirne fuori il Catania?
“La regolarità della stagione è stata data per certa fino a giugno, ed è un fatto positivo. In questo momento la squadra ha difficoltà abbastanza evidenti. Lucarelli aveva già ereditato una situazione complicata a Messina, adesso vuole un attimo ridimensionare i progetti per non illudere ulteriormente i tifosi. Credo sia un discorso abbastanza coerente per rendere pubblica una situazione complicata. I risultati sul campo purtroppo non aiutano. Difficile uscirne, Lucarelli sta cercando di fare quadrato. Bisogna provare ad ottenere qualcosina di più a partire dal prossimo turno di campionato”.

I giocatori hanno il dovere di dare di più?
“Quando non sei sereno, ci vorrebbero giocatori con una certa personalità che diano la scossa e supportino chi magari è caratterialmente un pò debole. Giocare in una piazza importante come Catania non è semplice di per sè, quando avverti ulteriormente il peso della responsabilità diventa più difficile. Oltretutto in uno stadio deserto, altra nota negativa perchè la disaffezione dei propri tifosi verso la squadra non motiva i giocatori. Si respira un clima diverso. Il ‘Massimino’ pieno incute un certo timore e rispetto, quando non è così le squadre ospiti hanno maggiori stimoli per potersi imporre senza avere timore reverenziale verso un club importante. A Napoli abbiamo vissuto una situazione del genere con lo stadio vuoto e senza tifo, poi con il ritorno dei tifosi sugli spalti le cose sono cambiate”.

Il calendario non aiuta…
“Il calendario non è dei più semplici ma ti può dare quello stimolo per rimboccarti le maniche e cercare di far quadrare la situazione. Affrontare la capolista Reggina, ad esempio, potrà darti nuove motivazioni. Mancano pochi punti per raggiungere la salvezza anche se le aspettative erano completamente diverse rispetto all’inizio della stagione. Anche l’organico era diverso, sono andati via giocatori importanti e la situazione è peggiorata. Quando a livello societario si vive un periodo difficile è normale che i calciatori aventi un certo peso specifico economicamente siano costretti ad andare altrove. Lasciare una città come Catania, poi, non è facile. Io ho vissuto pochissimi mesi sotto il vulcano ma il ricordo è sempre piacevole. Spero che almeno si raggiungano quanto prima i punti salvezza, poi di programmare il futuro. Prerogativa importante questa, soprattutto per una città che ambisce ad altri palcoscenici e risultati”.

Giusto parlare di futuro ma tenendo sempre d’occhio anche il presente, non credi?
“Devi difendere il calcio professionistico innanzitutto. Prima bisogna essere sicuri della permanenza tra i professionisti sul campo, poi si spera che la situazione societaria migliori programmando un futuro più roseo. Nel frattempo capisco i tifosi, comprendo le loro motivazioni ma sono sicuro che il periodo nero passerà. Credo che la squadra abbia la necessità di essere supportata in tutto e per tutto da una tifoseria calorosa come quella rossazzurra. La spinta che possono dare le Curve è notevole, mi auguro vivamente che le problematiche tra tifosi e società vengano accantonate”.

E adesso c’è la Cavese, trasferta molto insidiosa per il Catania.
“Dopo quello del Napoli, il primo risultato che m’interessa conoscere subito la domenica è quello del Catania. Insieme ad Ascoli e Nocerina sono le piazze a cui sono rimasto più legato. Il Catania affronterà la Cavese che è squadra ostica sotto tutti i punti di vista, mister Campilongo conosce la categoria e sa motivare benissimo la propria squadra. E’ un tipo scrupoloso, meticoloso, avrà preparato la gara nel migliore dei modi. Il Catania sa che giocherà in un ambiente particolare ma sono sicuro che la Cavese troverà un osso duro. Credo che dalla gara di domenica ci si possa incamminare verso un percorso più sereno ed escano fuori le doti di una squadra che, seppur con tante difficoltà, riesca a ripartire positivamente. Non sempre chi psicologicamente vive il momento migliore può fare la differenza. Vincere aiuta sempre a curare le la malattie, però a volte piccole dose di fiducia aiutano molto”.

Settimana prossima, invece, si giocherà la semifinale di ritorno con la Ternana. Gara ancora tutta da giocare?
“Secondo me il Catania ha tutte le carte in regola per poter ribaltare il risultato. E’ difficile sulla carta, ma non impossibile. Sarebbe un traguardo importante. La Ternana è una grande squadra. Adesso sembra tutto insormontabile, ma eliminare gli umbri dalla Coppa ti darebbe nuove motivazioni. Il Napoli ha incontrato Lazio e Juventus al top, eppure il gigante ha perso. Mi auguro che il Catania, in questo momento che fa la parte del piccolino, possa riuscire a spuntarla”.

Nei giorni scorsi si è spento Luciano Gaucci. Quale ricordo conservi?
“Io il Presidente Luciano Gaucci l’ho vissuto pochissimo però gli devo anche tanto perchè ero sconosciuto all’epoca. Venivo da un periodo di inattività dovuto ad un piccolo infortunio e, nonostante questo, sia lui che il figlio Riccardo mi accolsero a braccia aperte. Mi fecero firmare il contratto dopo un piccolo periodo di prova. Sono rimasto molto legato perchè mi permisero di tornare nel calcio che contava in una piazza importante come Catania. Ho un ricordo molto positivo della famiglia Gaucci in generale. Non posso che parlarne bene. Anche perchè vivemmo un’annata felice, mancava soltanto la ciliegina. Oggi sono pochissimi ormai i Presidenti di società che mettono il cuore e la passione. Adesso è più fatturato, bilanci. Passione e cuore sono andati a finire un pò nel dimenticatoio. Io ho avuto anche la fortuna di avere un Presidente come Rozzi che per squadra e città ha fatto il possibile e l’impossibile. Sono affezionato a questo tipo di Presidenti, mi sono sempre trovato bene con chi nelle proprie cose ha messo passione e amore. E’ quello che oggi manca un pochino ma andiamo verso questa direzione e ci dobbiamo adeguare…”.

Si ringrazia Gianni Di Rocco per la gentile concessione dell’intervista.

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