FERRIGNO, estratto dell’ultima intervista ai nostri microfoni: “A Catania come lavorare per il Real Madrid, il fallimento era scritto ed invece…”

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Fulmine a ciel sereno la notizia della tragica scomparsa del Direttore Sportivo Fabrizio Ferrigno che, nel giro di poche ore, ha già ricevuto tantissimi messaggi di cordoglio. A partire dal Calcio Catania, passando per svariati calciatori e dirigenti che hanno avuto modo di apprezzarne l’umiltà, la serietà e la competenza. La nostra redazione aveva provato a contattarlo telefonicamente un pò di tempo fa, non rispose. Non eravamo a conoscenza del fatto che fosse il periodo in cui combatteva con la brutta malattia che, nelle ultime ore, lo ha strappato alla vita.

Ci fa piacere riportare l’estratto di un’intervista che Ferrigno, con la consueta cortesia e disponibilità, concesse per l’ultima volta ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com lo scorso anno, alla vigilia di un Catanzaro-Catania:

In C servono giocatori di categoria, che corrano e menino. La sciabola bisogna portarsela sempre dietro. Quando vai a Francavilla, Pagani o Vibo che sono campi stretti, ti pressano e ci vogliono calciatori con altre caratteristiche. Quelli della Vibonese sembrano degli assatanati, ti saltano addosso, non ti fanno respirare. Lì bisogna fare la guerra, vincere i duelli. Chi vince più duelli, vince le partite. E’ così. Se io sono il Catania e gioco contro la Vibonese, 8 nostri giocatori battono 8 di loro nei contrasti ed è normale che vinci. Altrimenti non riesci. Io quando giocavo, le partite le vincevo in questo modo. Vincevo il mio duello con il terzino, il centrocampista il duello con il diretto avversario, il portiere faceva il suo. I duelli fanno la differenza. Mica sei in Serie A con Ronaldo che ti fa vincere le partite. In C non esistono fenomeni”.

“Quest’anno ho avuto qualche richiesta ma, a causa di un problema, non ho potuto lavorare. Io però mi ritengo bravino. Non cerco la luna, ma siccome sono uno che si deve guadagnare lo stipendio voglio carta bianca, un budget e poi facciamo i conti. Invece ora i Presidenti non ti vogliono pagare in primis. Io ho vinto il titolo come migliore Direttore Sportivo alla Paganese. Con una squadra normalissima arrivammo ottavi in classifica spendendo poco. Con l’esperienza ho portato Firenze che nessuno conosceva. Alcibiade andò in B alla Pro Vercelli. Reginaldo non giocava da due anni, lo portai a Pagani. Quando trovo il progetto giusto mi diverto, sono fatto così. Come fui da calciatore, del resto. A me piace quando c’è qualcosa da perdere”.

“Io non vedo la differenza tra gestire a Monopoli e Catania. La gestione è unica. Io ho lavorato a Messina, Perugia o Catania e per me era come lavorare al Real Madrid. Non cambiava nulla. A Catania fummo dei pazzi ad andare in quel periodo perchè c’era tutto da perdere e nulla da guadagnare. Il fallimento era scritto ed invece ci salvammo, il Catania è ancora in vita anche grazie a noi. Quell’annata eravamo a -12 e ci salvammo all’ultimo respiro. Poi ci diedero altri punti di penalizzazione. Insomma, un bel pò di problemi. Portammo però giocatori come Russotto, Bergamelli, Pelagatti, Calil che vinse il campionato alla Salernitana, Di Cecco. Tutti giocatori di categoria. C’era Scarsella, Pessina che ora gioca in A, Agazzi che adesso milita in B. Spendemmo pochissimo. L’unico che guadagnava un pò di soldi in più era Calil. Il resto tutti sotto la media perchè non potevamo spendere tanto. La pacchia deve finire in piazze come Catania e Catanzaro, i calciatori devono assumersi le proprie responsabilità. Calandosi nella mentalità della Serie C. Bisogna avere gli attributi per giocare in queste piazze. Ai tifosi del Catania non puoi rimproverare nulla, quando le cose vanno bene fanno 20mila spettatori allo stadio. I giocatori hanno molte responsabilità. Poi le responsabilità vanno divise, ma in campo vanno sempre i calciatori. Un mio eventuale ritorno al Catania? Chissà il prossimo anno perchè io vivo a Catania, e questa è sempre una piazza molto ambita ed importante”.

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