ESCLUSIVA – Leonardi: “Il Catania può dare una svolta. Cambi determinanti. Non sarà il derby dei catanesi, ma Golfo e Di Piazza…”

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Il “killer con la faccia d’angelo”, parliamo dell’ex difensore Antonino Leonardi, catanese doc e rossazzurro negli anni ’70/80, concede un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com quando si avvicina il fischio d’inizio di Catania-Palermo. Pensiero rivolto al tanto atteso derby di Sicilia, che torna al “Massimino” dopo tanto tempo.

Nino, come vedi il Catania proiettato verso il derby?
“Il Catania viene da un discreto pareggio a Vibo Valentia, ma la storia rossazzurra impone la vittoria su questi campi. Con tutto il rispetto per la Vibonese che ha sempre militato nelle categorie inferiori e lotta per una salvezza onorevole. Grazie all’operato degli eroi Fabio Pagliara e Maurizio Pellegrino il Catania ha evitato il fallimento, bisogna riconoscere i loro meriti così come quelli del gruppo d’imprenditori che hanno tamponato una situazione gravissima. Senza il loro contributo il Catania non sarebbe rimasto in questa categoria, hanno speso importanti energie mentali ed economiche per mantenere il professionismo. Ora si attende il salto importantissimo con Tacopina, sperando che questo grande imprenditore riesca a rilevare la società, cambiando strategie ed orizzonti”.

E il Palermo?
“Il Palemo viene da una situazione molto deficitaria e complessa. C’è stato l’allontamento del tecnico Boscaglia, che io ritengo ancora oggi di spessore, con grande competenza e dotato di una spiccata professionalità. La società non intervenendo a gennaio ha voluto tirarsi fuori dalle responsabilità additando le colpe all’allenatore. Colpe, in realtà, non solo sue. Lo conosco molto bene, lo stimo e apprezzo ma fa parte della vita l’esonero. L’organico del Palermo è più di quantità che di qualità. Conosco inoltre il D.S. Renzo Castagnini che ha giocato anche con me, ha una vasta esperienza nei campionati di Serie C e giocato più di 80 partite in rossazzurro. Era un cavallone, non si tirava mai indietro. Ha fatto anche lui la gavetta, è stato in tante società. A Palermo ci sono delle situazioni societarie d’instabilità che incidono e si riflettono sul campo. La squadra è stata affidata al secondo di Boscaglia, quindi non è un cambio d’allenatore al 100% perchè i giocatori lo conoscono, certamente non cambierà modulo e confermerà la stessa intelaiatura di base. A livello difensivo mi aspetto una squadra molto coperta dietro. Il cambio alla guida tecnica, poi, è sempre un’incognita. L’allenatore incide fino ad un certo punto, sono i giocatori a scendere in campo”.  

Il derby è importante anche in chiave playoff per il Catania, concordi?
“Certo, il Catania deve avere l’ambizione di migliorare la propria classifica per avere maggiori possibilità di andare avanti in ottica playoff. Bisognerà vedere, poi, quali saranno le condizioni fisiche e atletiche della squadra. Tornando al derby, questa partita esce dai canoni tradizionali. La mancanza di pubblico sugli spalti presenta parecchie perplessità, fa perdere il derby in termini d’immagine e credibilità. I valori sul campo, però, devono emergere ed il Catania ha la necessità d’interpretare l’incontro con il massimo livello di concentrazione e determinazione. La gara la prepari senza che l’allenatore ti dica come devi motivarti. Saltano fuori sentimenti e valori, non puoi permetterti di sbagliare assolutamente come cultura, pensiero. E’ una sfida nella sfida, il vero derby di Sicilia con tutto il rispetto per altre città come Messina, Siracusa e Trapani. All’andata finì 11 rischiando il ko, ma il Catania pareggiò con Pecorino. Questa è una partita che il Catania deve vincere. E si vince con grande attenzione, spirito di sacrificio, umiltà, tirando fuori tutto quello che hai, anche e sopperendo alle lacune”.

Rispetto alla gara d’andata, per il Catania non sarà il derby dei catanesi.
“E’ vero. Nella rosa del Catania non ci sono più catanesi. Avrebbero contribuito a consolidare lo spirito d’appartenenza ai colori e alla tradizione rossazzurra. Questo ha tolto probabilmente qualcosa al Catania. Io da catanese vivevo il derby in maniera molto particolare. Ci tenevo a difendere i colori della mia città e non me ne volevo andare. Catania era tutto, la mia Nazionale, il mio punto di riferimento. Il tifoso lo vede se sudi la maglia, se metti il sangue e te lo riconosce. Porto sempre con me tanti ricordi, aneddoti ed emozioni che non potrò mai cancellare. Li rivivo la sera quando vado a dormire e difficilmente riesco a prendere sonno”.

A proposito delle cessioni dei catanesi, che idea ti sei fatto?
“Noce ha bisogno di giocare ed in una piazza come Catania era molto chiuso. Biondi e Pecorino hanno fatto delle scelte, ognuno si assume le proprie responsabilità. Possono essere decisioni condivise o meno, ma il tifoso etneo non si aspettava il loro addio. Poi è chiaro che qualche beneficio dai loro trasferimenti lo ha avuto anche il Catania, portando risorse aggiuntive per la società. Pagando magari qualche debito o gli stipendi dei calciatori”.

Non sarà il derby dei catanesi, ma il Catania ha alcuni palermitani in organico…
“Golfo e Di Piazza non sono mai stati tenuti realmente in considerazione dalla società del Palermo, questo dovrebbe scaturire in loro un forte desiderio di rivalsa e una grande voglia di fare la differenza. Uscire sul giornale leggendo i nomi di Di Piazza e Golfo come marcatori decisivi nel derby sarebbe una soddisfazione inimmaginabile per i diretti interessati. Penso che, da palermitani, avrebbero voluto difendere con onore e dignità la maglia del Palermo ma non hanno realizzato il sogno. Sanno di questa rivalità, la vivono quotidianamente e possono rappresentare l’arma in più per il Catania nel derby. Di Piazza, in particolare, sono convinto che farà una grande prestazione. L’importante è che non si lasci prendere dal nervosismo, dalle facili emozioni. Fossi in Raffaele inserirei Di Piazza con Sarao e Russotto in avanti dall’inizio”.

Derby occasione per il rilancio?
“Il Catania può dare una svolta in termini di classifica ma anche di crescita mentale. sviluppando quella cultura dell’essere forti, lottando e supportando il compagno in difficoltà, che ha bisogno di un aiuto, di un incoraggiamento. Ci sono tanti presupposti che sia da una parte che dall’altra emergeranno. Sarà molto bello vedere coinvolti emotivamente i 22 giocatori, panchinari compresi. A proposito di panchina, può rivelarsi determinante l’arma dei cinque cambi nel secondo tempo, quando la partita calerà nel ritmo, nell’intensità e nella velocità. Chi ha una panchina lunga e qualitativamente migliore può avere un vantaggio significativo. In questo senso vedo meglio il Catania, avendo il Palermo parecchi squalificati ed infortunati. Ma questo non deve fare rilassare i rossazzurri. Spero che la gara d’andata sia servita da lezione al Catania. Nel secondo tempo avrebbe dovuto ampliare il divario tecnico, tattico e muscolare. Doveva imporsi e non lo ha fatto. Inconsciamente c’è stato un calo di tensione per via dei tanti casi di Covid nella squadra del Palermo, questo non deve succedere. I difensori del Catania, poi, dovranno stare molto attenti. Non bisogna permettersi le disattenzioni avute di recente da Giosa, ad esempio. Specialmente se parliamo di calciatori di una certa esperienza”.

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