AMARCORD: Di Bella, Ballacci e Valsecchi, gli allenatori rossazzurri degli anni ’60

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Carmelo Di Bella

Le gloriose vicende del Catania anni ’60 sono legate principalmente alla carismatica figura di Carmelo Di Bella (in foto). È il dicembre 1958 quando il presidente Arturo Michisanti decide di promuovere il trentasettenne Di Bella alla guida della prima squadra dopo che questi si era distinto precedentemente al timone delle giovanili rossazzurre. Alla 14ª giornata Di Bella prende così il posto dello jugoslavo Blagoje Marjanović esordendo con un pareggio per 0-0 nel derby con il Messina. Dopo alcune domeniche a Di Bella viene affiancato Felice Borel (campione del mondo con la Nazionale italiana nel ’34) in veste di direttore tecnico. Il Catania termina il campionato al 16º posto in classifica, raggiungendo l’obiettivo minimo della salvezza a due giornate dal termine.

L’estate 1959 segna la prima svolta nella storia del Catania. Ai vertici societari approda l’allora dirigente provinciale del CONI Ignazio Marcoccio, il quale si prodiga sin nell’immediato per riassestare il club e da’ piena fiducia al tecnico Di Bella in vista della nuova stagione. Questi riesce a plasmare la squadra a propria immagine e somiglianza, inanella ben undici risultati utili consecutivi nel girone di ritorno che valgono l’approdo in Serie A all’ultima giornata sul campo di Brescia.

Il Catania del duo Marcoccio-Di Bella è destinato ad aprire un ciclo. Seguono infatti sei stagioni consecutive nell’Olimpo del calcio italiano con tre ottavi posti nelle stagioni 1960-61, 1963-64 e 1964-65. Sono gli anni del “Clamoroso al Cibali”, del gol-vittoria di Gigi Milan a Torino contro la Juventus e delle romantiche partecipazioni alla Coppa delle Alpi. Il ciclo vincente si conclude al termine della stagione 1965-66 con la retrocessione, quando già mister Di Bella aveva rimesso l’incarico in favore del suo storico vice Gigi Valsecchi.

L’annata 1966-67 si apre con una novità in panchina. Marcoccio affida la guida tecnica del Catania a Dino Ballacci, reduce da una brillante stagione al Catanzaro (quell’anno finalista di Coppa Italia) e noto per i suoi metodi rudi. La squadra, inevitabilmente rinnovata negli uomini dopo la retrocessione, manca l’appuntamento con l’immediato ritorno in A e chiude terza dietro Sampdoria e Varese. La stagione successiva Ballacci paga lo scotto di un avvio deludente in termini di risultati e dopo dieci partite viene sollevato dall’incarico in luogo di Valsecchi, il quale traghetta la squadra ad un piazzamento di metà classifica (10° posto).

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