TARANTO: Diaby e lo sbarco a Catania, un sogno che si realizzava

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foto Taranto Football Club 1927

Contro il Palermo ha segnato finora il suo unico gol tra i professionisti. Quella di oggi col Catania sarebbe stata una gara particolare per il centrocampista Aboubakar Diaby, il quale non giocherà a causa di un infortunio che lo costringerà a sottoporsi ad intervento chirurgico. Tempo fa, intervenuto ai microfoni di gianlucadimarzio.com, ha raccontato una storia di sofferenza fino ad arrivare allo sbarco a Catania, momento che ha sancito la svolta per il ragazzo:

“Uno pseudo procuratore mi promise mari e monti, mi disse che mi avrebbe portato in Libia a giocare, ovviamente in cambio di soldi. Diceva che mi avrebbe cambiato la vita, si faceva chiamare ‘papà’. Ai miei genitori non dissi niente. In pratica me ne scappai. Mi fece salire su un barcone, un inferno e appena sbarcai in Libia compresi che mi aveva truffato. C’era la guerra, ero completamente solo. Non sapevo cosa fare e dove andare. Mi arrestarono appena toccai terra. In realtà fu un vero e proprio un sequestro di persona. Restai quasi due mesi in prigione. Chiesero un riscatto ai miei genitori, che furono costretti a pagare. Una volta libero iniziai a lavorare come muratore da un signore maliano che mi si prese cura di me. Volevo tornare a casa, dalla mia famiglia in Costa d’Avorio ma il mio padrone me lo sconsigliò e mi mise in contatto con alcune persone che organizzavano traversate verso l’Italia. Il viaggio fu durissimo. Ho visto persone perdere i sensi, stremate. Sbarcammo a Catania. Sembrava un sogno. Mi sistemarono in una casa famiglia. E’ stato qui che ho ripreso a giocare a calcio”.

“Un giorno uno dei responsabili della Casa Famiglia mi procurò un provino per l’Aci Sant’Antonio, in promozione. L’allenatore era Alfio Torrisi, oggi allena il Paternò, un secondo padre per me. Dove ho trovato una famiglia più che una squadra. Ho iniziato a capire realmente che potevo farcela. In pochi anni son passato da una prigione alla vittoria di un campionato in Italia, posso solo ringraziare Dio per questo. Un giorno giocherò nella Nazionale del mio Paese, la Costa d’Avorio e dedicherò un gol alla mia mamma”.

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