ALTI E BASSI: dalle stelle alle stalle, Catania imprevedibile e “Massimino” terra di conquista

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Attendendo novità dall’extra campo, sul rettangolo verde il Catania aveva l’opportunità d’imprimere una svolta quasi decisiva nella corsa salvezza e, magari, cominciare a guardare ad un eventuale piazzamento Play Off. Invece la squadra ha perso una ghiotta opportunità, venendo per di più risucchiata nuovamente nella zona calda della classifica.

Lo stesso Catania capace di battere la terza forza del campionato, di sfiorare il colpo da tre punti a Bari, di dominare su campi insidiosi come Torre del Greco e Castellammare di Stabia, cade al cospetto di un avversario che si presentava in Sicilia con mille problemi, defezioni importanti, crisi di risultati e una delle peggiori difese del torneo. La Paganese, che non vinceva sotto l’Etna addirittura dal 1930, era ampiamente alla portata ma, come spesso accade, il Catania fatica con formazioni che provano a sopperire alle loro lacune difendendo con tanti uomini dietro la linea della palla. Agli azzurrostellati è bastato scendere in campo con massima determinazione e una discreta organizzazione per sbancare il “Massimino”, sempre più spesso terra di conquista. Basti pensare che gli etnei, tra le mura amiche, hanno incamerato appena 19 punti su 14 gare disputate, frutto di 6 successi, 1 pareggio e 7 sconfitte, ruolino di marcia da quartultimo posto, statistiche alla mano (solo Vibonese, Campobasso e Fidelis Andria hanno fatto peggio). Sarebbe stato sufficiente per il Catania tramutare gran parte dei ko maturati in risultati di parità per occupare una posizione di classifica più serena. Ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

Questa squadra è imprevedibile. Merita i complimenti nella misura in cui dimostra di potersela giocare con chiunque attraverso una espressione di gioco lusinghiera, nel contesto di un’annata resa a dir poco complicata dalle vicissitudini societarie, ma può anche perdere contro qualsiasi avversario navigando tra alti e bassi. E quando potrebbe effettuare il salto di qualità, sciupa l’occasione confermando i propri limiti. Nel post gara di Catania-Paganese mister Baldini ha motivato lo 0-1 finale sottolineando mancanza di brillantezza e lucidità dovuta ai numerosi impegni ravvicinati. E’ sicuramente vero che la stanchezza ha inciso, ma il discorso vale per tutti i competitor del girone C. Tra l’altro, per il match in questione, i rossazzurri disponevano dell’intera rosa potendo, dunque, Baldini formulare rotazioni diverse nell’undici di partenza per fare rifiatare altri elementi.

La Paganese, invece, pur con le sue difficoltà di classifica e facendo i conti con assenze pesanti, su tutte quelle di Castaldo e Firenze, out prima del fischio d’inizio malgrado figurasse tra i convocati, ha dato filo da torcere al Catania facendosi preferire in termini di atteggiamento, attenzione e cattiveria agonistica. La mossa di Grassadonia di schierare inizialmente la Paganese con una linea difensiva a quattro ha sorpreso i padroni di casa. L’allenatore dei campani ha definito il cambio di modulo “una cazzata” (testuali parole), in realtà questo aspetto ha creato qualche difficoltà in più al Catania nello sviluppo della manovra offensiva. Ma quel che ha fatto la differenza è stato l’approccio diverso alla gara degli azzurristellati, mostrando più cazzimma, determinazione e attenzione al particolare. Poi i rossazzurri hanno reagito, sbattendo però contro il muro eretto dagli ospiti. E adesso i rossazzurri si ritrovano lì, a quattro punti di vantaggio dalla zona Play Out dove nessuna rivale intende gettare la spugna. C’è da sudare, ancora, per la salvezza. Meglio non parlare di sogno Play Off, concentrandosi interamente sulle prossime “finali” da disputare, archiviando la serataccia di martedì. Nella speranza che, intanto, una nuova proprietà investa con serie intenzioni di rilancio del club. Lontano da avventurieri e gente improvvisata.

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