ESCLUSIVA – Rigoli: “Scomparsa Catania colpo al cuore, averlo allenato un sogno realizzato. Tornerei con un progetto serio”

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Pino Rigoli

L’ex tecnico dei rossazzurri e tifoso del Catania Pino Rigoli ha concesso un’intervista alla nostra redazione toccando diversi argomenti tra passato e futuro del club. Queste le sue dichiarazioni:

Mister come valuta il campionato del Catania?
Quello appena trascorso è stato sicuramente un campionato molto particolare, nel quale spesso si sono susseguite voci su imminenti problematiche finanziarie, amministrative e societarie. Purtroppo è stata una stagione piena d’incertezza anche se sul campo, nonostante una media punti non altissima per quello che secondo me è il reale valore dei singoli calciatori, la squadra ha sempre cercato di fare il massimo. Pertanto, fino a quando è stato possibile giocare, ritengo che tutto sommato l’annata sia stata buona.

Quali giocatori della rosa l’hanno impressionata di più e, dal punto di vista tecnico-tattico, cosa ne pensa del 4-3-3 proposto da Baldini?
Su tutti ovviamente mi ha impressionato Luca Moro per numero di gol fatti, per come li ha realizzati e per la sua capacità di saper leggere ed interpretare le partite. Considerando anche gli altri calciatori pure Freddi Greco mi è piaciuto parecchio colpendomi particolarmente. Il modulo invece mi è sembrato un 4-3-3 molto lineare, con tante verticalizzazioni e, nel complesso, abbastanza efficace.

Dove sarebbe potuta arrivare questa squadra?
Onestamente non saprei dirlo perché come sappiamo ogni partita fa storia a sè. Sicuramente il Catania aveva dei giocatori di buon valore oltre ad un pubblico molto caloroso e passionale che, specialmente tra le mura amiche, ti spinge all’inverosimile. Chissà dove sarebbe potuta arrivare questa squadra. Può anche darsi che con i mezzi che aveva a disposizione e l’entusiasmo ricreato questo sarebbe potuto essere l’anno buono per compiere il tanto agognato salto di categoria.

Da tifoso rossazzurro cosa ha provato a seguito della scomparsa del Catania 1946 e come è stato possibile, secondo lei, passare dai fasti della Serie A al fallimento societario?
Per me è stato un grandissimo colpo al cuore. Sin da piccolino ho sempre fatto di tutto per andare allo stadio a sostenere e vedere il Catania. Nel corso degli anni poi ho continuato a seguire e tifare i colori rossazzurri avendo peraltro la fortuna di poter far parte di questa società gloriosa, storica e blasonata. Allenare il Catania è stato qualcosa di straordinario, quindi sapere che non ci sia più mi fa davvero male e continuerà a farlo per sempre. Per il futuro mi auguro che il club possa ritornare ad essere importante attraverso una società forte ed ambiziosa che riporti nuovamente il Calcio Catania a far parlare di sè nelle categorie che merita. Com’è accaduto questo declino non saprei dirlo anche se sicuramente l’ambito gestionale degli ultimi anni è stato palesemente sbagliato. Non possiamo neanche dire che a Catania mancassero le strutture, come accade invece per altre realtà sportive del meridione, vista la presenza di un grandissimo centro sportivo. Anche la struttura organizzativa del club era molto importante quindi onestamente fatico a comprendere come sia stato possibile passare da quegli anni di Serie A ad una fine, sportivamente parlando, così tragica.

A proposito della sua esperienza da allenatore, cosa ha significato per lei sedersi sulla panchina della propria squadra del cuore e cosa non ha funzionato in quella annata?
È stato un grande sogno che si è avverato perché avevo sempre sperato, voluto e cercato di allenare il Catania. Fortunatamente sono riuscito a realizzarlo anche grazie ai risultati che ho conseguito sul campo in altre piazze. Io vengo dal basso e, non avendo nemmeno giocato ad alti livelli, nessuno mi ha mai regalato niente. Ciò che sono riuscito a conquistare l’ho meritato, facendomi giudicare soltanto dal rettangolo verde. Parlare con senno di poi non mi piace ma l’amore per questi colori, la passione e l’orgoglio che ho provato nel sedermi sulla panchina etnea non mi hanno permesso di fare un passo indietro quando ho capito che la squadra non era stata allestita per quelle che erano le aspettative mie e della piazza. Diciamo inoltre che da condottiero quale penso di essere non me la sono sentita di abbonare la nave, pertanto ho cercato di fare il massimo con il materiale tecnico che avevo. Nel complesso devo ammettere però che anche quel gruppo di lavoro è stato straordinario ed a me personalmente ha trasmesso tanto. Purtroppo in quel momento la squadra non era stata allestita adeguatamente per quello che era il campionato di Lega Pro e gli obiettivi ai quali ambiva la piazza.

Nel bene o nel male l’Akragas ha fatto parte del suo destino. Al timone della formazione agrigentina infatti ha vinto un campionato di Eccellenza e sfiorato la C. Peraltro durante la straordinaria annata ‘15/16 ha anche battuto il Catania mentre, l’anno successivo, proprio la rocambolesca sconfitta patita “all’Esseneto” ha sancito la fine della sua avventura etnea. Che emozioni le ha suscitato tutto questo?
Con l’Akragas e la città di Agrigento c’è stato un grande amore che continua ad esserci e penso che ci sarà per sempre mantenendosi indissolubile nel tempo. Ho passato degli anni straordinari sia nelle serie dilettantistiche che tra i professionisti quando, insediandomi a Gennaio, abbiamo conquistato risultati strepitosi grazie a tutti i giocatori ed alla società. Andare “all’Esseneto” da allenatore del Catania, dopo aver conseguito risultati importanti ad Agrigento, è stata un’emozione fortissima e particolare. Sicuramente l’aver subito l’esonero dopo quella partita mi ha fatto molto male anche perché noi venivamo dalle vittorie con Reggina e Matera, che tra l’altro era anche la prima in classifica. Quella sconfitta è stata un colpo al cuore oltre che parecchio sfortunata visto che noi sbagliammo un rigore con Mazzarani a tempo praticamente scaduto. In ogni caso bisogna sempre accettare le decisioni di coloro che stanno sopra di te anche se poi, dopo di me, in quella stagione il Catania fece un cammino disarmante inanellando tante sconfitte. Mi è dispiaciuta tanto quella situazione lì ma ciò che oggi mi rattrista più di ogni altra cosa è che il Calcio Catania 1946 non ci sia più.

Da grande conoscitore di calcio ed esperto dei campionato dilettantistici cosa dovrebbe fare la nuova proprietà per centrare subito il ritorno tra i professionisti?
Sicuramente porre delle basi solide per avere un futuro importante. Mi auguro che non arrivino millantatori che vogliano soltanto sfruttare il nome e la città di Catania prendendo in giro questi splendidi tifosi solo per mettersi in tasca qualche spicciolo. Spero che chi arrivi abbia l’idea di allestire un progetto serio e di lunga durata perché la passione che si respira in questa città solo in poche altre piazze d’Italia si riuscirebbe a trovare.

Se il nuovo Catania la dovesse contattare accetterebbe l’incarico?
Rispetto alla prima volta, quando sono stato assalito dall’amore, dalla passione e dal sogno che si materializzava, non accetterei ad occhi chiusi ma metterei dei paletti per capire se realmente ci possano essere le basi per sostenere un progetto importante. In ogni caso proprio per il bene che nutro nei confronti del Catania e per ciò che questa piazza rappresenta non esiterei un attimo se ci dovesse essere realmente una chiamata. Dal punto di vista societario invece andrei a verificare tutte quelle situazioni che per una squadra di calcio sono fondamentali se si vuole costruire qualcosa d’eccezionale.

La sua ultima esperienza professionale con l’FC Messina è stata abbastanza particolare considerando anche l’esonero che le è stato comunicato quando era ricoverato in ospedale. Vorrebbe dire qualcosa a tal riguardo?
Sull’esonero non mi sento di dire nulla perché ci può stare e fa parte del nostro lavoro, anche se in quel momento specifico noi eravamo virtualmente primi avendo ancora due gare da recuperare ed un distacco di soli tre punti dalla vetta. La cosa che mi ha fatto davvero male è stato il completo abbandono nei miei confronti da parte della società. Questo è ciò che mi ha rattristato e non l’esonero in sè che ripeto è sempre a discrezione della proprietà.

Si ringrazia Pino Rigoli per la disponibilità, la cortesia ed il tempo concesso per quest’intervista.

 

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