ESCLUSIVA – Baiocco: “Catania, è come se non fossi mai andato via. A Mantova e Bologna la svolta rossazzurra. Nel 2015 decisi di farmi da parte…”

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Davide Baiocco

L’ex centrocampista e capitano del Catania Davide Baiocco ha raccontato, ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com, le emozioni vissute alle pendici dell’Etna, soffermandosi soprattutto su due gare che hanno segnato la storia recente del calcio catanese: Catania-Albinoleffe, ultima giornata della Serie B ‘05/06, e Catania-Chievo Verona, sfida salvezza disputata in massima serie nella stagione successiva. Spazio anche ad altre considerazioni con riferimento al mancato tesseramento in rossazzurro nel 2015 ed al futuro del calcio a Catania:

Davide, per quattro stagioni hai difeso la maglia del Catania. Cosa ha rappresentato per te questa piazza e che ricordi hai della tua esperienza ai piedi dell’Etna?
In realtà è come se non fossi mai andato via. Per me Catania è stata molto più di una semplice esperienza calcistica, rappresentando una vera e propria seconda casa. Questa città ormai mi è rimasta dentro e la sento proprio a livello personale. Ho vissuto 15 anni alle pendici dell’Etna e mio figlio attualmente vive in Sicilia, pertanto sia nella mia vita professionale che in quella personale Catania ha sempre rivestito, e continuerà a farlo anche in futuro, un ruolo fondamentale ed importantissimo.

Considerando le 131 gare da te disputate con la casacca etnea, qual’è quella che ti ha fatto emozionare maggiormente?
Tra tutte le sfide che ho affrontato con la maglia del Catania quella che forse mi è rimasta più impressa, anche per il momento difficilissimo dal quale arrivavamo dopo i tragici eventi del 2 Febbraio – con la morte dell’ispettore Raciti e la squalifica del nostro campo – è stata la sfida salvezza con il Chievo nell’ultima giornata di Serie A ‘06/07. Noi giocavamo sul campo neutro di Bologna una sfida da dentro o fuori, sancendo o la nostra salvezza in massima serie o la retrocessione in B. A livello emotivo quella è stata la partita più tosta che io abbia mai affrontato e forse anche in assoluto la più importante di tutta la mia esperienza catanese. Proprio partendo da quella gara il Catania è poi riuscito progressivamente a creare le proprie fortune, conquistando risultati sempre più importanti e garantendosi una duratura permanenza in Serie A. Per ciò che ha rappresentato anche per il futuro di questo club, la gara con il Chievo la porterò sempre nel mio cuore ricordandola con grande affetto ed emozione.

Nella stagione 2005/06 riusciste a riportare il Catania in Serie A 23 anni dopo l’ultima volta. Vi eravate posti quell’obiettivo sin dall’inizio del campionato? E che emozioni provaste durante quel Catania-Albinoleffe?
Ad inizio stagione noi eravamo partiti proprio con l’obiettivo di vincere il torneo e centrare la promozione in serie A. Purtroppo però, nel calcio così come nella vita, alcune volte le situazioni non vanno sempre come preventivato e quindi incontrammo parecchie difficoltà. Tuttavia nell’arco di quel campionato ci fu una partita chiave, in particolare una sconfitta, che rappresentò il nostro vero punto di svolta. Mi riferisco alla debacle per 3-0 contro il Mantova del girone d’andata. Quella gara ci fece cambiare radicalmente la nostra mentalità, consentendoci forse anche di migliorare la consapevolezza nei nostri mezzi e permettendoci poi di realizzare una strepitosa cavalcata trionfale fino all’ultima giornata. Sembra strano immaginare che possa essere stata proprio una partita persa a spronarci fino a quel punto ma credo che dietro alle negatività possa sempre nascondersi qualcosa di bello, utile e costruttivo, in grado di farti crescere e migliorare. La sconfitta contro i biancorossi ritengo che sia stata fondamentale per far svoltare il nostro campionato, specialmente a livello mentale, e permetterci poi di arrivare carichi come non mai all’ultima giornata contro l’Albinoleffe. Ovviamente quella non fu una semplice gara di calcio ma qualcosa di più. Una settimana di emozioni fortissime, con tutta la città che ci ha spinto e sostenuto fino al fischio finale consentendoci di raggiungere un traguardo storico ed atteso da ben 23 anni. Quando arrivammo al campo, quindi due ore prima del fischio d’inizio, lo stadio era già pieno e pullulante di passione. Si percepiva sulla pelle che quel giorno sarebbe accaduto qualcosa di speciale. Grazie anche alla carica emotiva vissuta nel corso dei giorni precedenti, noi arrivammo a quella sfida con un’energia e un’adrenalina pazzesche. Sinceramente anche quando subimmo il gol dell’1-1 non pensammo mai, neanche solo per un istante, di non poter vincere quella partita. La possibilità di mancare la vittoria non l’avevamo minimamente presa in considerazione.

In passato sei stato molto vicino a rivestire la casacca rossazzurra, allenandoti a Torre del Grifo. Come mai però alla fine non si concretizzò il tutto?
Quella fu una scelta tecnica operata dall’allenatore. Parlai personalmente con il tecnico di allora (Giuseppe Pancaro) e mi disse che a suo modo di vedere non ero adatto nel ricoprire il ruolo di mezzala. Io ovviamente non ero d’accordo con questa opinione ma alla fine, essendo lui l’allenatore, spettava soltanto al mister decidere gli interpreti sui quali puntare. Non percependo la fiducia nelle mie qualità decisi di farmi da parte ed andar via. La società comunque mi contattò prospettandomi un ruolo diverso da quello del calciatore ma anche in questo caso, non percependo una grande convinzione in quello che poteva essere il mio effettivo contributo alla causa, rifiutai l’offerta. Io volevo e dovevo stare a Catania non per il mio nome o solo per prendere lo stipendio ma per aiutare e portare fattivamente benefici al club. Non trovando questi presupposti ho preferito proseguire per la mia strada andando altrove.

Da ex compagno di squadra come vedresti Mascara e Pantanelli all’interno del nuovo Catania?
Li vedrei bene come chiunque altro possa portare benefici al Catania. Armando già è stato preparatore dei portieri degli etnei mentre Peppe adesso fa l’allenatore e pure lui ha maturato le sue esperienze. Ci sono tante persone che potrebbero effettivamente dare una mano alla nuova società. Chi acquisirà il club dovrebbe spiegare quali siano i propri progetti e confrontarsi poi con i vari professionisti avendo però già la consapevolezza del ruolo per il quale si vogliano chiamare in causa. Nel caso di Peppe ad esempio, se dovesse essere contattato in qualità di allenatore bisognerebbe capire esattamente quali siano le sue idee sul piano tecnico-tattico e come vorrebbe metterle in pratica. Detto questo sicuramente entrambi conoscono perfettamente la piazza di Catania e comprendono bene cosa voglia dire rappresentare questa città ed indossare quella maglia. Questo è sicuramente un grosso punto a loro favore e magari la loro presenza potrebbe anche rappresentare un potenziale valore aggiunto per il nuovo Catania aiutando moltissimo il club. A mio modo di vedere però più di ogni altra cosa contano le competenze, le idee e le ambizioni dei singoli professionisti, le quali dovranno sempre essere perfettamente in linea con quelle della futura società.

Si ringrazia Davide Baiocco per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

 

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