ESCLUSIVA – Plasmati: “Catania, fu un grave errore rivoluzionare la rosa. Tifosi, non mollate. I colori rossazzurri non sbiadiranno mai”

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Gianvito Plasmati

L’ex bomber del Catania Gianvito Plasmati ha ripercorso insieme a noi alcuni dei momenti salienti vissuti alle pendici dell’Etna, augurandosi di rivedere molto presto i colori rossazzurri nuovamente nei grandi palcoscenici nazionali.

Gianvito tra Serie A e C con il Catania hai totalizzato 48 presenze siglando 7 reti. Cosa rappresenta per te questa città e che effetto ti fa sapere che quel club ormai vivrà soltanto nella memoria?
Io con il Catania sono cresciuto esordendo anche in serie A, pertanto mi porto dietro tanti bei ricordi. Sapere che il Calcio Catania 1946 non ci sia più mi rattrista immensamente perché aldilà del logo, della maglia e di tutto ciò che può essere il contorno, con il fallimento della società si è disperso soprattutto il grande patrimonio correlato al club. L’unica cosa che spero, ma della quale sono fermamente convinto, è che l’amore e la passione dei tifosi non possa andare perduto, perché dovrà essere proprio questo il presupposto dal quale ripartire. Per come l’ho percepita io, una città come Catania non può vivere senza calcio ed il calore del pubblico catanese dovrà essere lo stimolo per intraprendere un nuovo percorso.

I primi due gol con la maglia rossazzurra li siglasti contro Inter e Juventus. Raccontaci le emozioni di quei due momenti.
Senza dubbio sono state delle emozioni molto forti che non dimenticherò mai anche se è praticamente passata una vita da quei momenti. Al netto di questo comunque la mia intera esperienza in rossazzurro, compresa anche la scelta di cuore di ritornare nel 2015 in Serie C, mi ha regalato momenti belli e per questo la custodisco gelosamente.

A proposito della tua ultima parentesi etnea, cosa ti spinse a ritornare e, tu che l’hai vissuta dall’interno, avevi avuto i sentori di un possibile fallimento?
A mio modesto parere in quell’annata il Catania disputò una grande stagione visto che si partì da un -11 in classifica. Una penalizzazione così pesante è un fardello molto complicato da superare e sicuramente rappresenta una zavorra che ti trascini dietro per tutta la stagione perché giochi continuamente in affanno, hai sempre l’ansia e l’obbligo di dover vincere e fare il risultato a tutti i costi e per questo non riesci a preparare le partite in modo sereno e tranquillo. Sentori di problemi finanziari noi non ne abbiamo assolutamente avuti ed anzi devo ammettere che in quella stagione la società non ci fece mancare davvero nulla. Il mio ritorno fu una scelta di cuore più che uno slancio professionale. La società mi contattò prospettandomi un progetto pluriennale nel quale l’obiettivo per il primo anno, considerando appunto l’ammontare della penalizzazione e la creazione dell’organico praticamente a Settembre, fosse quello di salvare la categoria per poi, sfruttando quell’ossatura di base, cercare l’anno dopo di raggiungere traguardi molto più importanti. La stagione successiva però si decise di annullare tutto rivoluzionando nuovamente la rosa e, secondo me, fu proprio in quell’occasione che si commise un gravissimo errore, azzerando praticamente tutto il buon lavoro compiuto l’annata precedente. Ovviamente non sto dicendo che in quel campionato noi non commettemmo degli errori, perché tutti quelli che lavorano compiono degli sbagli, ma a mio avviso quell’organico era una buona base di partenza dalla quale poter imbastire un progetto vincente.

Quel gesto in Catania-Torino fece scalpore. Cosa ti spinse ad abbassarti i pantaloncini durante il calcio di punizione e quanto, secondo te, quella mossa possa effettivamente aver influito sulla concentrazione del portiere avversario?
In realtà il mio non fu un gesto offensivo nei confronti del portiere ma fu più che altro una mossa istintiva e molto estemporanea nel tentativo di oscurare, con la nostra contro-barriera, quanta più visuale possibile al portiere avversario. Onestamente non saprei dire se effettivamente quella mia azione possa aver disturbato o disconcentrato Sereni ma ciò che più conta è stato l’aver fatto gol, tutto il resto ormai è storia.

Secondo te il nuovo Catania dovrebbe puntare su gente come Pantanelli e Mascara?
Innanzitutto la cosa più importante è che il Catania riparta da una società realmente forte e solida, poi chiunque dovesse essere ingaggiato dalla nuova proprietà spero che venga scelto solo ed esclusivamente in relazione alle proprie competenze e capacità. Ripartire da questi due nomi non sarebbe sbagliato per ciò che hanno dato a questa città e per la passione che hanno nei confronti dei colori rossazzurri. Entrambi secondo me lavorerebbero anche gratis pur di rimanere al Catania, inoltre possiedono esperienza, capacità e grandi valori umani, essendo delle persone per bene. Puntare su di loro potrebbe essere la scelta giusta a patto però che dietro, come detto, ci sia una proprietà forte, seria e con un degno progetto di rilancio. Ai tifosi del Catania vorrei soltanto dire di continuare a sostenere la maglia rossazzurra con la grande passione che da sempre li contraddistingue, perché per quante malefatte il club possa aver subito, quei colori non sbiadiranno mai e mi auguro che molto presto tornino a risplendere come prima.

Si ringrazia Gianvito Plasmati per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

 

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