L’EDITORIALE: tempi bui per la città e consapevolezza. Tifosi veri e “tifosi del fallimento”. Ripartire tagliando i nodi col passato

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Simbolo di Catania

Il vulcano più alto d’Europa, sole, mare, buon cibo, una città culla di artisti di fama mondiale, il sesto aeroporto d’Italia per traffico di passeggeri, il fascino del barocco catanese, la terza festività religiosa più seguita al mondo (Sant’Agata). Poi, però, scopriamo che Catania non è tutta rose e fiori. Perchè i problemi dell’amministrazione comunale e di chi, fattivamente, non contribuisce alla salvaguardia sono ben noti. Con spazzatura e rifiuti ovunque, disoccupazione alle stelle, i gravi atti criminosi degli ultimi giorni che confermano un malessere sociale e culturale sempre più diffuso.

Sono tempi bui per Catania, bisogna essere consapevoli della realtà. E, forse, non c’è da stupirsi per la sparizione del calcio cittadino. Specchio evidente di una realtà complessa, di una gestione lacunosa con le responsabilità di tanti soggetti. A cominciare dalla politica locale, che continua a palesare tutta la propria inefficienza seppure con risorse e mezzi limitati. Al netto delle difficoltà palesemente emerse, la città è chiamata ad una rinascita a 360 gradi perchè le potenzialità ci sono. Ed ecco che il calcio può dare una marcia in più, costituire un traino ed un volano per il territorio, ma servono i presupposti per un rilancio su larga scala.

C’è chi si sta adoperando al raggiungimento di tale scopo, facendo sì che proprio il calcio possa imprimere una svolta. Attraverso il fermento di una tifoseria appassionata che per tanti, lunghi anni, non ha fatto mancare il proprio sostegno alla causa. Lodevole, in questo senso, la proposta di costituire un azionariato popolare che si ponga in prima linea come organo di vigilanza a supporto di una nuova eventuale proprietà. Si avverte tale esigenza, vista la poca trasparenza degli ultimi 7-8 anni che ha allontanato la tifoseria dalla centralità del progetto.

Apprezzabile inoltre l’intento di tifosi e gruppi di tifosi che, sinceramente innamorati dei colori rossazzurri, si sono attivati per contattare eventuali soggetti imprenditoriali di spessore, stimolandoli ad investire sul Catania. C’è anche chi lo ha fatto in gran silenzio, dietro la scrivania, ed è altrettanto pregevole. Altri ancora – e questo duole dirlo – in cerca di protagonismo propongono iniziative (con la complicità di chi ne dà risalto) dietro il velo dell’ipocrisia giurando amore per la causa del Catania. Ma sono gli stessi che, dopo una serie di bandi di vendita andati deserti nei mesi scorsi, non hanno mosso un dito preferendo spingere per il fallimento del club, come se abbandonare il calcio professionistico fosse la panacea di tutti i mali.

Si attende la risposta della FIGC in merito alla richiesta del Comune di iscrivere una squadra rappresentativa di Catania al prossimo campionato di Serie D. Preoccupa, in tal senso, il trend che prosegue da qualche anno a questa parte di soggetti imprenditoriali che manifestano interesse ma, poi, non danno seguito all’interessamento.  L’auspicio è che, stavolta, il silenzio degli ultimi giorni sia foriero di concretezza e consistenza con un imprenditore o gruppo abbastanza forte da assumere il controllo del ‘nuovo Catania’ tagliando tutti i nodi col passato di gente che si è avvicinata più per interessi personali.

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