LA SICILIA – Izco: “Provvidenziale smettere, vissuti giorni che non auguro a nessuno. Catania, il 2006 mi ha cambiato la vita”

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Mariano Izco

L’articolo riportato è uno stralcio dell’originale, non volto a sostituirsi a questo, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando il giornale ‘La Sicilia’ in rassegna

Nei giorni scorsi ha iniziato il percorso da procuratore sportivo, dopo avere deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Mariano Izco si è raccontato a cuore aperto, ai microfoni del quotidiano locale:

“Momento di enorme preoccupazione in questi giorni? Ho subìto due interventi pesanti al costato, pensavo fosse un accumulo di grasso. Invece si trattava di tumore benigno. Per un mese ho atteso l’esito dei controlli ed è stato terribile non apprendere subito le notizie certe. Alla fine penso che sia provvidenziale l’idea di smettere, altrimenti avrei rinviato risonanza ed esami e chissà cosa sarebbe accaduto. Per fortuna oggi posso raccontare che è andato tutto bene, ma ho vissuto giorni che non auguro a nessuno. Per questo dico a tutti di prevenire e controllarsi. Quando uno smette dopo tanti anni non lo accetta. Io mi sentivo di giocare ancora, ma per tutto quello che ho vissuto va bene così”.   

“Catania? L’estate del 2006 mi ha cambiato la vita. Nella chat degli argentini Andujar e Gomez mi hanno detto: «Hai aperto le porte, se avessi fatto male non era detto che saremmo arrivati pure noi al Catania». In stanza ho vissuto con Morimoto, non capivo una sola parola perchè si parlava inglese, siciliano e giapponese. Ero spaesato e spaventato, alla fine i ragazzi come Mascara, Pantanelli, Baiocco, Cesar e Biso mi hanno aiutato, sono stati gentili. La paura me l’hanno fatta passare. E devo ringraziare chi mi ha accolto come un fratello. Polito, Cesar e Del Core su tutti”.

“Il mio gol alla Juve nel 2009? Impresa entrata nella storia. Al ritorno da Torino l’aeroporto era pieno, sembrava che avessimo vinto lo scudetto. La gente ci ha sempre fatto capire come il Catania non fosse una semplice squadra di calcio, ma un orgoglio cittadino. Il ricordo più bello? La salvezza a Bologna battendo il Chievo e quella conquistata con Zenga in panchina pareggiando 1-1 contro la Roma”.

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