A MENTE FREDDA: l’analisi del match disputato dal Catania a San Cataldo

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foto Catania SSD

Terzo pareggio esterno consecutivo, quattordicesimo risultato utile di fila e Catania Campione d’Inverno conservando un vantaggio di 11 lunghezze dal secondo posto. San Cataldo lascia ai rossazzurri il rammarico per non avere incamerato i tre punti ma anche la conferma di una posizione di classifica invidiabile. La squadra etnea attraversa un periodo di calo nelle prestazioni probabilmente fisiologico ma è un pareggio che va accettato senza drammi.

Tre mesi e mezzo fa la tappa di San Cataldo, in Coppa Italia, diede al Catania il benvenuto in Serie D, facendo capire ai rossazzurri che sarebbero stati attesi da un campionato in cui l’agonismo è spesso prevalente sullo spettacolo e la bontà del gioco espresso. Ma mentre allora il Catania ebbe costantemente il pallino del gioco con un avversario rintanato in difesa e pressochè rinunciatario, stavolta i verdeamaranto hanno pressato alto il Catania, disturbando anche la costruzione del gioco dal basso, creando qualche insidia in avanti e trovando la via del gol nelle battute iniziali.

“Partita maschia”, così è stata definita dai protagonisti rossazzurri nel post gara. “Fin troppo”, aggiungiamo noi. Aggressività esasperata, ricorso sistematico a falli, risse, provocazioni, sceneggiate (clamorosa quella di Maltese dopo il contatto con Giovinco) e perdite di tempo, soprattutto nella prima frazione, con interventi ai limiti del regolamento ed un arbitro con poca personalità che non ha sventolato cartellini rossi – ad eccezione di quello inflitto al tecnico Infantino -, perdendo il controllo di una gara caratterizzata da calci e botte. Impossibile giocare a calcio, partita messa quasi esclusivamente sul piano fisico dalla Sancataldese per sopperire al divario tecnico.

Il Catania non si aspettava, forse, così tanta veemenza da parte dell’avversario sin dalle battute iniziali. Il gol di Zerbo ha messo a nudo le pecche di una difesa, quella rossazzurra, che ha avuto un approccio insolitamente morbido nella lettura di alcune situazioni. E’ stato però anche messo alla prova il carattere della squadra di Ferraro, per la prima volta in questa stagione passata in svantaggio. La reazione è arrivata dopo circa un quarto d’ora, trovando un gol fortemente voluto, con rabbia.

Nel corso della ripresa è calata l’intensità della Sancataldese ed il Catania ha potuto fare circolare maggiormente il pallone. Più possesso palla, più ampiezza con l’ingresso di un volenteroso Chiarella e qualche occasione costruita ma mai davvero pericolosa. Inserendo Marco Palermo al posto di Lodi (sopraffatto dal pressing asfissiante verdeamaranto), il Catania ha accompagnato meglio l’azione riempiendo di più l’area di rigore, mentre non hanno inciso gli ingressi di Giovinco (trequartista) e Jefferson (subentrato ad un impalpabile Sarao). Nel contesto di un match in cui si è giocato davvero poco a calcio, solamente un episodio avrebbe potuto cambiarne le sorti nel secondo tempo. Ma i portieri hanno svolto lavoro di ordinaria amministrazione ed il risultato è rimasto immutato fino al triplice fischio del mediocre Carlo Esposito della sezione di Napoli.

Chiusura dedicata ai tifosi del Catania: monumentali. Perchè i circa 1.500 presenti in Gradinata hanno dato spettacolo e spinto senza sosta i propri beniamini per l’intera durata del match, nella speranza che il gol-vittoria si concretizzasse in extremis. Pazienza se il colpo da tre punti non è arrivato e, fuori casa, manca dal 23 ottobre (Paternò 0-4 Catania). C’è da lavorare ma l’imbattibilità prosegue e la classifica continua a sorridere ampiamente. Avanti, dunque, analizzando gli errori e correggendo le lacune emerse con fiducia e serenità.

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