ACCADDE OGGI – 28 ottobre 2012: “Non si può fare un c***o, una m*****a!”

0
275

Famose polemiche scaturite in occasione di Catania-Juventus di tre anni fa

Amarcord mai passati di moda, mai attuali come i fasti di qualche mese fa. Chissà se nel corso dell’estate più torrida e afosa alle pendici dell’Etna l’ex presidente del Catania Pulvirenti si sia trovato di fronte alle parole storiche pronunciate esattamente tre anni or sono. Era il 28 ottobre del 2012 infatti quando accadde che il Catania perse contro la Juventus, ingiustamente sotto i colpi dell’arbitro Gervasoni che sbaglia, in buona fede per carità, proprio di tutto in quella partita. Prima un colpo di pistola annullando il regolare gol di Bergessio grazie alle vibranti polemiche zebrate per poi concludere l’atto scavando, armato di pala e buona lena, la buca dove depositare il cadavere con la svista arbitrale sul fuorigioco di Llorente nel gol di Vidal. Insomma commedia (o tragedia) riuscita, e tutti a casa sazi e arrabbiati per lo spettacolo andato in scena a pochi giorni da una festa di Halloween che non poteva avere altri orrori da regalare oltre a quelli del pomeriggio rossoazzurro.

Chi di sicuro l’ha mandata giù con non poca fatica fu proprio l’allora Presidente del Catania Pulvirenti che, al termine della gara, mise da parte il savoir faire che contraddistingue gli altolocati saloni dei ricevimenti viennesi per sfogare tutta la sua rabbia davanti a microfoni e telecamere. “Non si può fare un ca**o, una mi****a”. Frasi che hanno contribuito a lievitare polemiche mai estinte e consolidare la figura del buon Nino, così innamorato del suo gioiello da schierarsi in prima linea senza mezzi termini pur di avere una giustizia che non sarebbe mai arrivata.
Il conto quattro anni dopo appare ancora salato con quelle storiche frasi mai d’attualità come in quest’estate e un Catania voglioso di ritornare in quei palcoscenici calcati fino a pochi anni or sono. La riflessione però è d’obbligo rivivendo quegli istanti, con la speranza forse di ritrovare quel beniamino della gente, ad oggi ferita quasi a morte, da un uomo capace di sbagliare ma solo per il bene del suo Catania.