ESCLUSIVA – Picci: “Catania, sosta improduttiva ma il campionato non è finito a Siracusa”

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Silvio Picci

Silvio Picci, doppio ex di Catania e Matera

In vista di Catania-Matera è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com il doppio ex Silvio Picci. Rossazzurro nella stagione 1985-86, Picci ricorda l’esperienza vissuta alle pendici dell’Etna ed analizza il momento attuale del Catania in campionato.

Allora Silvio, facciamo un tuffo nel passato sotto il vulcano. Quali ricordi conservi della stagione 1985-86?
“Io ero ancora di proprietà del Torino, andai al Catania in prestito. Ritrovai Pellegrini e Lubbia. Il Catania aveva riconfermato Pedrinho, Luvanor, Borghi. In più aveva preso Braglia e qualche altro. Ci salvammo con un pò di anticipo ma le aspettative erano più importanti. Mister Rambone aveva iniziato in panchina, poi è stato esonerato ed i cambi alla guida tecnica probabilmente frastornarono un pò la squadra. Io ero giovane, avevo 20 anni, eppure giocai più di 30 partite nonostante fossi alla prima vera esperienza da professionista. Nel gruppo c’era un mix di giovani e giocatori maturi che, però, evidentemente non sono riusciti a determinare il giusto equilibrio. Equilibrio che poi nel calcio è fondamentale. Ci furono diverse contestazioni dei tifosi che si aspettavano un campionato diverso”.

Si trattò anche della tua prima esperienza meridionale…
“Io ho giocato diversi anni al Sud. Successivamente sono stato anche a Taranto, 3-4 anni. Quando vinci, il pubblico diventa l’arma in più in assoluto. Viceversa si registra l’effetto boomerang. La piazza di Catania è molto importante e calorosa. Me ne accorsi anche quando, l’anno precedente, da avversario andai in panchina al Cibali. Il campo era terribile, sbagliarono la semina (ride, ndr). Il Catania è una piazza da A, minimo B. Chiaramente poi le vicende societarie influiscono sulla storia del club. Quando devi ricominciare dalle serie minori è difficile risalire. A questo aggiungiamo che sale direttamente in B una sola squadra e si fanno dei play off assurdi con una decina di squadre per girone. Le città più importanti hanno anche una pressione più alta rispetto alle altre. Più gare metti sulla schiena, più diventa difficile a meno che non sei una corazzata ed ammazzi il campionato ma ormai questo non succede più in C”.

A livello personale come valuti i tuoi trascorsi in rossazzurro?
“Abbiamo vinto un derby col Palermo in casa e pareggiato fuori, malgrado una stagione non in linea con le aspettative il derby di Sicilia fu nostro. Feci anche un gol contro il Vicenza in casa, ne siglai un altro a Catanzaro nonostante avessimo perso. Catania è stato un trampolino di lancio per me. La mia aspirazione maggiore era quella di tornare a Torino, di giocare in Serie A. Normale a 20 anni. Quindi non ci fu la possibilità di proseguire l’avventura in Sicilia. Però di Catania confermo di avere un ricordo positivo. In generale sono soddisfatto del mio percorso professionale, anche se forse avrei potuto fare di più. Ma zero rimpianti, sicuramente”.

Il caos estivo dei ripescaggi ha avuto un’incidenza notevole sul campionato, non trovi?
“Quest’anno è stato veramente assurdo. Squadre che devono ancora recuperare partite, lo stesso Catania ha sostenuto un lungo tour de force. Iniziando a giocare in forte ritardo rispetto alle altre è dura. Il livello tecnico della categoria, poi, si è abbassato notevolmente. Ci sono club che viaggiano con calciatori giovani, in prestito da società di A. C’è la famosa valorizzazione di ragazzi che più che altro giocano per fare quadrare i bilanci economici. In questa maniera la Serie C subisce un calo di prestazioni e tecnico notevolissimo”.

Ci si aspettava un Catania subito determinato, invece il 2019 si è aperto con una sconfitta inattesa…
“Il Catania, allenatore e società, devono fare quadrato. Può anche darsi che la sosta abbia determinato una sorta di rilassamento generale. Capita un calo di tensione dopo le soste lunghe, che io non farei mai. Le soste lunghe non sono produttive. Ci si allena, è chiaro, ma la testa stacca. Non hai il contatto con la stampa ed il pubblico. Una sorta di vacanza. Anche la persona normale se ha le ferie stacca la spina, fa altro. Se il Catania trae insegnamento dal ko di Siracusa per il futuro va bene, ma intanto ha perso punti e la Juve Stabia continua a vincere. Poi queste partite si complicano se iniziano male. 90 volte su 100 non le riprendi più. Il Siracusa già dopo 27 secondi si è portato in vantaggio. Se l’approccio mentale non è quello giusto diventa difficile recuperare”. 

Discorso primo posto chiuso, oppure la speranza c’è ancora per il Catania?
“Io credo che anche quest’anno i rossazzurri potrebbero giocarsela ai Play Off, ma bisogna tenere presente l’importanza di chiudere il campionato nel migliore piazzamento possibile perchè poi agli spareggi faresti meno partite. Per arrivare in cima non devi mai mollare. E soprattutto contro le squadre di bassa classifica devi stare attento. Perchè sei il Catania, tutti ti aspettano al varco. Sanno che la domenica importante è contro il Catania. Comunque non è possibile mantenere un livello di forma costante dall’inizio alla fine, tutte le formazioni accusano dei cali fisiologici e penso che questo accadrà anche alla Juve Stabia che, pur avendo un’ottima rosa, non possiede una corazzata. E’ la classica sorpresa del campionato che potrebbe arrivare in fondo, ma non è detto. Certo, se riparte con uno 0-4 su un campo difficile come Viterbo vuol dire che ha raggiunto un equilibrio diverso”.

Sta per chiudere il calciomercato invernale. Può dare una mano al Catania secondo te?
“Il Catania ha acquistato dei giocatori e ne prenderà altri a completamento della rosa. Se la squadra raggiunge la giusta quadratura, tutto è possibile. Il campionato si decide a marzo. Basti pensare che l’anno scorso nel girone A ad un certo punto sembrava che il Livorno avesse talmente tanto vantaggio da non essere impensierito. Invece, poi, ha cominciato a perdere. Quelle dietro paradossalmente non ne approfittavano. Il Livorno aveva un vantaggio di punti enorme ma ha cominciato a perdere un numero sempre maggiore di partite. Alla fine gli amaranto hanno vinto, soffrendo non poco però. A volte quando hai un vantaggio importante ti senti in dirittura d’arrivo e mentalmente potresti mollare. Poi è difficile riprendere la concentrazione. Può ancora succede di tutto, ripeto. I precedenti ci sono e magari conforteranno i tifosi del Catania, speriamo”.

Tifosi depressi dopo il ko di Siracusa, come ci si rialza?
“Catania è uno di quegli ambienti che vive molto sull’emotività. Bastano due-tre vittorie e torna l’entusiasmo. Però le partite vanno vinte ed ogni partita non va sottovalutata. Il Catania viene da una sconfitta e deve reagire non guardando in faccia nessuno. La squadra deve credere in continuazione che il campionato non è finito. Ogni gara va giocata con la giusta concentrazione, senza pensare al percorso della Juve Stabia. Il Catania vada avanti per la propria strada, mentalmente applicato a vincerle tutte”. 

Chiusura con il Matera, che idea ti sei fatto della situazione attraversata dai lucani?
“Io ho giocato lì. Dovevamo salvarci. Per me non fu un’esperienza gratificante, però il campionato si concluse con una classifica decente. Adesso si parla di probabile esclusione della squadra dal torneo. Ormai la C è diventato un campionato dove se non hai proprietà solide fai fatica ad andare avanti. Queste situazioni in qualche modo falsano la stagione. Servirebbero regole trasparenti, certe e, di conseguenza, comportamenti da parte di tutti più chiari”. 

Si ringrazia Silvio Picci per la gentile concessione dell’intervista.

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