TABBIANI: l’identikit del neo allenatore del Catania. Il club avrà fatto la scelta giusta? Parola al campo

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La notizia era nell’aria, si attendeva l’ufficializzazione ed è arrivata proprio nelle ultime ore: Luca Tabbiani è il nuovo allenatore del Catania. Prende il posto di Giovanni Ferraro, tecnico che ha brillantemente condotto i rossazzurri in Serie D collezionando record e risultati pregevoli in Serie D. Il profilo di Tabbiani non fa impazzire la piazza, un pò scettica poichè si aspettava, magari, un tecnico abituato a vincere con grandi campionati alle spalle.

Si tratta di una scommessa autentica per la società rossazzurra. Il Direttore Sportivo Antonello Laneri e prima ancora il Vice Presidente Vincenzo Grella si erano presi il giusto tempo per riflettere con attenzione dopo avere sondato anche altri allenatori, ma hanno sempre messo in pole Tabbiani perchè affascinati dalle metodologie di lavoro e dalla capacità di far esprimere alle sue squadre un calcio aggressivo e propositivo, seppure in contesti ambientali profondamente diversi e con ambizioni imparagonabili rispetto a Catania.

Sicuramente Tabbiani avrà una responsabilità notevole ripartendo da una piazza storica che, peraltro, ha ritrovato l’entusiasmo dei tempi migliori e sogna di tornare quanto prima nei campionati che contano. Genovese classe 1979, per lui Catania rappresenta una grandissima opportunità. Piace alla dirigenza rossazzurra per l’impronta offensiva che traspare dal suo modo d’intendere il calcio. Qualcuno lo ha definito “zemaniano”, ma il termine non appare appropriato malgrado prediliga lo stesso sistema di gioco, il 4-3-3. Diciamo che nella filosofia di calcio di Tabbiani c’è qualche sfumatura zemaniana ma, soprattutto, ci sono elementi che ha saputo combinare e adattare alle sue idee prendendo spunto da gente come Rolando Maran (in particolare nella gestione dello spogliatoio e nei metodi di preparazione delle partite), Antonio Conte per la mentalità vincente che gli ha inculcato, Giacomo Modica per alcuni movimenti e situazioni tattiche. Ma Tabbiani possiede uno stile tutto suo.

Lavora moltissimo nella cura dei dettagli e dei particolari, questo gli ha permesso di crescere attraverso la gavetta iniziata nel 2014, prima come vice e poi come allenatore della prima squadra al Vado. Successivamente, sempre nei dilettanti, maturando esperienza alla Lavagnese prima del decisivo passaggio al Fiorenzuola. Qui, dopo il secondo posto acquisito nel 2020 (Serie D), vinse l’anno successivo il proprio girone riportando gli emiliani nel professionismo a distanza di vent’anni. Nelle due annate seguenti ha portato i rossoneri alla salvezza, piazzandosi in entrambi i casi al 14/o posto, rispettivamente a -2 e -6 dalla zona playoff alla guida di squadre imbottite di giovani e con un budget ridottissimo. Quest’anno ha terminato il girone d’andata nella griglia playoff prima di un crollo psicofisico nella seconda parte della stagione.

Per Tabbiani ci sono anche trascorsi da giocatore (oltre 100 gare in B) essendo cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Genoa, dove ha anche esordito vestendo la casacca rossoblu per due anni prima di passare al Mestre. Poi esperienze con le maglie di Cremonese, Trento, Bari, Triestina, Pisa e Sestri Levante tra le altre. Proprio in quest’ultimo club si concluderà la carriera da calciatore. A Cremona, in particolare (fonte cuoregrigiorosso.com), lo ricordano come “un vero trottolino inarrestabile” macinando chilometri sulla corsia di destra e scagliando in area “moltissimi cross” vincenti giocando sia da esterno alto che da terzino.

Da una decina d’anni ha intrapreso la carriera di allenatore con la voglia continua di crescere, di aggiornarsi fino ad arrivare alla chiamata prestigiosa del Catania. Adesso non resta che attendere la costruzione della rosa che gli verrà messa a disposizione. La scommessa è intrigante ma al tempo stesso rischiosa. Solo il campo dirà se Grella e Laneri avranno fatto la scelta giusta e se Tabbiani saprà reggere le pressioni della piazza evidenziando carattere e personalità.

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