CATANIA: mancano veri leader in campo e fuori?

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Catania stemma

Il Catania, ad appena 3 giornate dalla conclusione del campionato di Lega Pro, si trova a quota 32 punti in compartecipazione col Monopoli. Ciò significa che gli etnei dovranno puntare all’acquisizione del maggior numero possibile di punti nelle restanti partite, al fine di evitare i playout per riuscire a strappare il pass salvezza che varrebbe l’importante mantenimento della categoria e, dunque, del professionismo. Indubbiamente la squadra ha pagato a caro prezzo le sanzioni inflitte dalla Giustizia Sportiva che hanno portato al pesante fardello della penalizzazione iniziale, in aggiunta alle note vicissitudini societarie.

Se a questo aggiungiamo l’altalenante serie di risultati conseguiti sul campo, nel contesto di una competizione in cui addetti ai lavori e non si attendevano ben altro, ed un generale clima di disarmonia tra società, tifosi e stampa, ovvero le tre principali componenti calcistiche, i risultati sono evidentemente sotto gli occhi di tutti. Ma concentrandosi sugli aspetti meramente calcistici, tra gli altri tende a spiccare un elemento che, forse, mai come quest’anno ha finito per penalizzare il gruppo rossoazzurro: la mancanza di veri e propri fari che riescano ad illuminare le diverse fasi di gioco, contribuiscano alla gestione degli equilibri spogliatoio e che, non di meno, alimentino armonia e compattezza all’interno del gruppo.

Negli anni sono stati presenti figure anche di grande personalità, che hanno rappresentato dei punti di riferimento di spessore, per la squadra stessa ma anche per il pubblico. Solo per citarne alcuni degli ultimi anni, vedasi gli esempi di Lodi, Spolli, Legrottaglie, Izco, Biagianti, Bergessio, Gomez, Ricchiuti, Silvestre, Marchese, Orazio Russo e Mascara. Tutti elementi che, oltre ad aver contribuito a scrivere importanti pagine di storia, sono stati anche considerati degli autentici uomini-chiave che, tra l’altro, sono anche riusciti a fare la differenza oltre al rettangolo di gioco. E poi uomini importanti anche nei confronti dei più giovani che, seppur dotati di grande talento in proiezione futura, necessitano di guide che riescano a tirar fuori le loro qualità ed esprimerle al meglio.

In tal senso, forse in questa stagione avrebbe potuto fornire un sostanziale contributo alla causa  il ritorno ai piedi dell’Etna del redivivo Davide Baiocco. Infatti, oltre a rappresentare un faro come già lo è stato nei suoi 4 anni di militanza etnea, avrebbe potuto assumere un importante ruolo motivazionale, un punto di riferimento per tutti, giovani compresi, un uomo-spogliatoio di spessore nonché autentico trascinatore. La trattativa, però, non si è concretizzata nonostante sembrava fosse già cosa fatta. Pur sottolineando le innegabili qualità tecniche possedute dagli attuali giocatori in rosa, più di qualcosa sembra non aver funzionato come avrebbe sicuramente dovuto. Alchimie che, sommate alle circostanze del momento, riescono nel loro piccolo a costruire risultati importanti, come evidenziato negli anni felici della storia rossoazzurra.

In fondo, tutte le imprese di alto livello e gli importanti risultati calcistici conseguiti sul campo sono orchestrati, prima ancora che dalla figura dei calciatori in prima persona, dalle qualità umane da loro possedute che si intrecciano vicendevolmente dando vita ad un qualcosa di unico e capace di fare la differenza. Probabilmente quest’annata, già a monte, non possedeva i giusti requisiti e quegli indispensabili ingredienti per una pronta risalita della truppa etnea. Errori, valutazioni ed osservazioni da tenere in grande considerazione per costruire la rinascita ed evidentemente una nuova consacrazione nel prossimo futuro. Il pubblico etneo, forte della propria passione, fede ed amore verso i colori rossoazzurri, non chiede altro.