VISTA DAL TIFOSO: “Catania, mi fici vilenu. Prendi uno, paghi tre…”

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Catania - Akragas, Curva Sud

“Prendi uno, paghi tre”. E’ il nuovo slogan promozionale in auge nella Lega Pro da domenica scorsa. Il Catania aveva avuto il punto di Matera dopo un primo tempo orribile e una ripresa dignitosa; per la legge dei numeri sacri o per uno sconto da brivido, sta di fatto che la dea del Calcio, spesso bendata e follemente casuale, ha determinato una sconfitta veramente da manuale cabalosportivo.

Era la mia prima al campo, dire ca mi fici vilenu è dire poco. Prima di entrare allo stadio, siamo rimasti fermi sotto la pioggia battente per almeno venti minuti buoni senza che vi fosse niente di speciale, fermi lì inspiegabilmente, in quell’ingresso eravamo non più di venti cristi; poi niente ombrello con manico ricurvo, un piccolo ombrello vintage regalo dell’affettuosa mamma della mia compagna impossibilitato ad entrare perché possibile arma impropria. Bene sono senza riparo e piove che la mandano di brutto, fortuna che gli invasi e le scorte idriche almeno saranno contente e la terra agricola pure!!

Polizia inflessibile, per fortuna la ditta dei panini lì accanto offre asilo al povero ombrello vintage dal colpevole manico in legno lievemente ricurvo e alla fine lo ritrovo.

Paru ‘n puddicinu, nella fretta di raggiungere lo stadio ho sottovalutato diversi aspetti, mancavo di cappuccio e scarpe un pò alte. Finalmente entro, tutti sotto lo spazio fra i due anelli delle Curve. Sono nella Sud e inizia in sordina la partita, si riesce a vedere qualcosa perché il Catania attacca, si fa per dire, da questa parte.

Dimenticavo, gli stizzeri, quei malefici oltre ogni dire rivoli di acqua in caduta che emettono all’impatto con il cemento sottostante una quantità di gocciole micronizzate capaci in men che non si dica di inzupparti scarpe, calze e 30 centimetri di calzoni, retrocedo nella fila ma alcuni con gli ombrelli si appostano proprio davanti alla mia visuale incuranti di chi stava dietro, un incubo.

Sbirciando il campo noto solo un ragazzo che ha una vera voglia matta di lottare per la sua maglia e infatti falli su falli su di lui, uno forse anche da rigore, lui si chiama Andrea Di Grazia ed è simpatico e battagliero dal cuore di giovane elefante. Il resto impegno senza idee nè costrutto, non un tiro indirizzato verso la porta, niente, in linea con il resto. Ho scaricato scrivendo un pò di rabbia e malumore accumulato, mi consolavo con il pensiero che lunedì fosse il mio compleanno, in fondo speravo in un bel regalo e un inizio di risalita.

Finalmente la ripresa, il cielo e i suoi strumenti di irrigazione si fermano di inondare le terre in pericolo di desertificazione, un altro Catania attacca guidato da Andrea cuor di elefante e spalleggiato da Bastrini, bravo sulla fascia, piacevole sorpresa. Poi Fornito che corre e percuote, un Calil arricchito al caffè paulista, Paolucci un pò defilato sembra dimagrito, veloce cura con digiuno nello spogliatoio, nel primo tempo con Calil hanno fatto a gara a coprire a vicenda le rispettive ombre vaganti. Ho ancora una certa parte di acidità. Rigoli datti una mossa.

Non mi soffermo sul gol annullato ingiustamente, né sulla traversa di quel brillante gioiello del vivaio rossazzurro, cito solo che dalla Curva noi ritornati sotto l’anello a gridare a Parisi “Stringi, vacci!”… niente. Zanini indisturbato scaglia un tiro nemmeno così fulminante e trapassa Pisseri che in questa stessa porta aveva deviato un tiro forse di Calil ben più potente ed angolato con la maglia del Monopoli.

Fine.

Per fortuna al ritorno un cuore buono mi da’ uno strappo fino alla Circonvallazione da Piazza Bonadies risparmiandomi una risalita che a questo punto diventa veramente dura.
Infine un applauso da parte mia ai tifosi tutti, meno agli isterici innamorati respinti, una prova di affetto e amore difficile da dimenticare.

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