CATANIA: con le figurine non si vince, serve mentalità operaia

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Il Catania non è una grande squadra. Le statistiche e le prestazioni offerte non mentono, mentre il tempo passa e mancano sempre meno partite alla conclusione del campionato. I rossoazzurri non sono grandi perché un gruppo composto da nomi di rilievo deve essere in grado di dimostrarlo. Come? Piegando anche la resistenza delle cosiddette piccole. Cosa che questo Catania fatica maledettamente a fare.

Pensando al patrimonio di punti sperperato contro squadre di medio-basso livello, forse l’organico allestito non è così forte come ci si poteva attendere. O magari lo è solo sulla carta. Ma poi è il campo il giudice universale. Gare come quelle disputate domenica scorsa evidenziano il problema cronico della mancanza di continuità e personalità di un gruppo che ha, al suo interno, spiccate qualità individuali ma non riesce a metterle in risalto collettivamente.

Per tale ragione il Catania rappresenta ancora un’opera incompiuta. Pur effettuando il cambio alla guida tecnica con mister Mario Petrone che prova ad inculcare una mentalità offensiva ai giocatori, gli stessi faticano a praticare con regolarità i meccanismi ripetutamente richiesti dal nuovo allenatore. Oppure ci riescono solo a sprazzi.

Bisogna, allora, lavorare sodo per eseguire schemi e giocate tali da impensierire gli avversari essendo anche operai, non giocando solo di fioretto. Il Catania non ha ancora capito che questa è la base di tutto. Da applicare in ogni partita, non conta il valore tecnico della squadra che ti trovi di fronte. Le figurine servono esclusivamente per arricchire l’album dei calciatori.

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1 COMMENTO

  1. Sono un tifoso che non ha l’abbonamento (e meno male!) perchè i miei impegni personali non mi consentono di essere sempre al “Massimino”: vengo quando posso, pagando il biglietto di tribuna A. Ma questa col Melfi è l’ultima partita cui assisto e forse non mi siederò mai più neanche davanti ad uno schermo per assistere a questo scempio. Squadra senza nerbo (alias “attributi”), senza centrocampo, senza corsa, senza voglia, fatta di ominicchi che aspettano forse solo lo stipendio, giocando con malcelata sufficienza contro squadrette che sono sì da oratorio ma che regolarmente castigano questi campioni. Tutti a casa! Facciamo giocare la Beretti che forse ci divertiremo di più. Questi celebrati campioni che si affezionano ad inutili dribbling senza saltare veramente l’uomo, perchè ne trovano un altro e poi ancora un altro (Russotto): non se ne accorgono? perchè non scambiano col compagno? e questi terzini (li chiamo ancora così) e questo centrale (ma amo chiamarlo centromediano: Gil), e questo centrocampo (dov’è?) e questi…. Meglio finirla.
    Vadano a zappare la terra, che faranno più buona figura e saranno certamente più meritevoli!

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