VIAGGIO NELLA STORIA DEL CATANIA: 1955/56, una triarchia al timone della società rossazzurra

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foto Mimmo Rapisarda

Il cuore del Calcio Catania ha smesso di battere ma non si potranno mai cancellare i ricordi. Attraverso questa rubrica intendiamo effettuare proprio un viaggio nella storia del Catania. Una storia fatta di gioie, dolori, emozioni, momenti delicati e di grande entusiasmo.

In questi giorni abbiamo parlato dell’inizio di una storia rossazzurra, quando il Catania assunse la denominazione di Società Sportiva Catania prima, di Associazione Fascista Calcio Catania dopo, fino ad arrivare alla nascita del Club Calcio Catania. Andiamo avanti con il 23/o appuntamento della nostra rubrica, giungendo all’annata 1955-56.

Il traumatico ritorno in Serie B (decimo campionato cadetto della storia rossazzurra) è un duro colpo da assorbire. Il presidente Giuseppe Rizzo si fa da parte, gli succede una triarchia composta da Michele Giuffrida, Marco Orlando e Agatino Pesce, uomini d’affari catanesi, una reggenza straordinaria con scadenza al giugno 1956. L’allenatore Andreoli non lascia la nave che vacilla in un mare in tempesta, con lui molti calciatori che nel torneo cadetto sono una certezza. Nel corso della stagione però viene esonerato; gli subentra il modenese Enzo Bellini, ex attaccante del Catania negli anni ’30.

La squadra pur con alti e bassi, disputa un onorevole campionato, chiudendo al quinto posto con 40 punti, in condominio con il Cagliari. Un epilogo su cui la pur valorosa armata ha ben poco da recriminare, avendo dimostrato spesso di essere una squadra troppo leziosa, per farsi largo nella giungla della “B”, dove la sciabola è più utile del fioretto. Il reparto che più si distingue è quello difensivo, il migliore della cadetteria per minor numero di gol subiti. Il torneo promuove in Serie A l’Udinese ed il Palermo.

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