BOCIC: “Ho sempre desiderato il calcio nella mia vita. ‘Pocho’, soprannome che mi rende orgoglioso”

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L’esterno d’attacco Milos Bocic, tra gli innesti effettuati dal Catania in questa sessione di calciomercato, rilascia un’intervista ai microfoni di Chancebet News ripercorrendo i tratti salienti della carriera, felice di ripartire dalla sponda rossazzurra della Sicilia. Ecco le parole evidenziate:

“La mia famiglia visse il terrore della guerra in Jugoslavia. Mia madre era incinta di me, non era facile. Quando ci trasferimmo in Italia pensavo solo a divertirmi, a quell’età poi non avevo il pensiero che il calcio potesse diventare un lavoro. Poi da Martignacco passai all’Udinese, vivendo anni significativi perché giocavo in una società importante. Dopo gli anni trascorsi nella Primavera bianconera cercavo nuovi stimolì e andai al Pescara, che mi fece esordire in Serie B. Ancora non avevo mai giocato nel calcio dei grandi, all’inizio come tutti ho avuto delle difficoltà ad ambientarmi a livello di intensità, pian pianino però ci si adegua migliorando ogni giorno. E’ stata la scelta giusta perchè in Abruzzo ho trovato un ambiente caldo, gente disponibile, seria, che mi ha aiutato sia in campo che fuori. Contro il Cosenza firmai la mia prima rete da professionista, all’ultimo minuto, fu emozionante vedere i tifosi esultanti, mi sono commosso pure io e sapevo anche di avere regalato una grande emozione alla mia famiglia. Ho ricevuto tanti schiaffi da parte dei compagni quel giorno (ride, ndr) perchè manifestavano così la loro gioia, eravamo un bel gruppo e ci volevamo bene”.

“Ho militato successivamente tra le fila di Pro Sesto e Pistoiese, prima di andare a Frosinone e ripartire da Catania. Purtroppo alla Pro Sesto non ho giocato tanto, era il periodo del Covid. Appena arrivato avevo preso subito il Covid, sono stato un mese e mezzo rinchiuso in casa, da sintomatico, poi è difficile riprendersi fisicamente perché qualcosa ti lascia. Al mio fianco c’era mio fratello con cui ho un legame forte, avevo paura di contagiarlo. Non è stato facile gestire quella situazione. A Frosinone è stato invece un anno bellissimo, intenso, gli ultimi mesi sono passati davvero velocemente. Ho un ricordo speciale perché credo di non avere mai trovato dei compagni così forti che hanno fatto la differenza in B. Allenandoti con giocatori importanti impari tanto e ti fanno diventare un uomo, ti formano. Ringrazio ancora tutti i miei ex compagni, società, i direttori, mister Grosso che mi ha aiutato molto nei momenti difficili e al di fuori del campo”.

Il calcio è sempre stato tutto quel che ho desiderato nella mia vita. Sin da piccolo mi divertivo, era l’unica cosa che mi rendeva felice. A scuola ci andavo ma non ero granchè, sono sincero, amo profondamente il calcio. Senza non saprei cosa fare. A Catania sto benissimo, ho trovato persone speciali che cercano di aiutare noi giovani, se possono darti un consiglio su come muoverti sul terreno di gioco oppure fuori dal campo lo fanno, sono disponibili per qualsiasi cosa, puoi sempre contare su di loro. Con Rizzo mi sono sentito anche prima di venire qua, siamo stati insieme al Pescara. Quando ha saputo che potevo venire a Catania ha forzato affinchè io mi trasferissi, ma avevo già deciso. Dal primo giorno che mi chiamò il direttore dissi che sarei venuto anche subito. Con Rizzo ho un bel rapporto. Con Chiarella idem, anch’egli conosciuto a Pescara. E’ una fortuna per me stare con loro”.

Il mio soprannome ‘Pocho’? Mi rende orgoglioso, fu Hugo Campagnaro a Pescara a chiamarmi così perchè diceva che io assomigliassi tanto ad un calciatore con cui lui aveva giocato insieme, Lavezzi. Pensavo fosse impossibile perchè ogni calciatore è unico, lui però insisteva nel dire che somigliassi a Lavezzi. Io, incredulo, comunque non lo prendevo sul serio perché parliamo di un giocatore straordinario che ha fatto la storia nei club in cui ha militato. Sono ossessionato da lui. Mi piace molto anche Cristiano Ronaldo, ho avuto la fortuna di vederlo quando venni convocato con la Prima Squadra dell’Udinese, fu un momento unico”.

“Sono abbastanza scaramantico – grazie anche all’esperienza di Frosinone con Insigne – ed un ragazzo semplice, quando ho la possibilità di farlo mi piace trascorrere del tempo con la mia famiglia, uscire con i compagni, guardare serie tv, andare al cinema. Sembro un tipo freddo, che poi è una caratteristica dell’Est, ma conoscendomi meglio mi apro molto più facilmente di quello che sembra. All’inizio faccio fatica, sono timido e non mi espongo tanto. Di cosa ho paura? Perdere la mia famiglia, perché la famiglia è la cosa che più conta per me”.

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