LUCARELLI: “Creare una struttura forte e duratura nel tempo. Si percepisce progettualità nel club. Marsura non senta il peso di sentirsi importante. Ladinetti…”

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foto Catania FC

Conferenza stampa fiume di Cristiano Lucarelli alla vigilia di Catania-Turris. L’allenatore rossazzurro parla a 360 gradi di questi primi giorni di lavoro soffermandosi anche su alcuni giocatori in particolare, metodologie di lavoro, l’avversario di turno e tanto altro ancora. Dopo avere riportato la prima parte, ecco la seconda dell’intervento di Lucarelli in sala stampa:

Bocic e Castellini? Sono dei giovani bravi che possono e devono diventare nel tempo quello zoccolo duro, a prescindere da quante partite faranno quest’anno. Il Catania ha la necessità di creare una struttura forte all’interno dello spogliatoio. Questa è una società giovane, c’è stato un gruppo che ha vinto la D e un gruppo nuovo arrivato quest’anno. Fino a quando starò qui cercherò di lavorare per creare lo zoccolo duro di 5-6 giocatori che siano dei riferimenti per tutti e facciano capire a chi arriverà nei prossimi mesi o anni cos’è la partita di calcio a Catania, cos’è il Catania per i catanesi, non dovendo ricominciare tutto daccapo ogni anno”.

“Una società gloriosa come l’Inter che ha vinto 19 scudetti, più di 100 volte ne ha visti vincere ad altre squadre. Ai ragazzi ho detto che nel percorso di un calciatore sono più i momenti brutti che quelli belli, non è che ogni anno vinci il campionato. I più bravi a fine carriera possono avere vinto 2-3 scudetti, non ne vinci 15 in 15 anni di carriera. Un allenatore in 30 anni vincerà al massimo 4-5 campionati, ma non è che gli altri anni fallisci, comunque costruisci. Tu devi costruire qualcosa che durerà nel tempo e consegnarla un domani ad altri tuoi colleghi, se arriveranno. Oggi il Catania ha bisogno di una struttura solida, caratteriale, carismatica e tecnico-tattica all’interno della rosa affinchè ci siano nuovi Lodi e Marchese che facciano le fortune del Catania per tanti anni, anche in altre categorie”.

Castellini è un giocatore universale, come tanti. In generale ho giocatori che possono dare più soluzioni anche all’interno della gara stessa, domani vedrete che in una certa zona del campo sarà così. Ad esempio Deli, in un centrocampo a 3, può essere quel giocatore più offensivo che si mette tra le linee accompagnando gli attaccanti, oppure un trequartista puro. A me piace questa varietà, mi piace trovare tatticamente delle posizioni intermedie. Se ti metti tra le linee dell’avversario riesci a fargli male. Noi abbiamo giocatori che ci consentiranno di cambiare moduli più volte dentro la partita senza fare sostituzioni”.

“Differenze rispetto alle prime precedenti esperienze a Catania? Senza togliere niente a nessuno, anche perchè io la vecchia dirigenza posso soltanto ringraziarla perchè per due volte mi ha dato la possibilità di allenare a Catania e conoscere quest’ambiente, entrando anche in sintonia con la città e tutto l’entourage che ruota attorno alla squadra, sicuramente prima avevamo un bellissimo centro sportivo dove peraltro ho abitato per due anni. Le prime due esperienze a Catania erano fortemente condizionate da una situazione economica che creava apprensione un pò a tutti, molto spesso non riuscivamo a fare quello che volevamo fare o sarebbe stato giusto fare. Ora la situazione è diversa, per correttezza e onestà intellettuale non mi sento di dire se è migliore o peggiore perchè poi tutti veniamo giudicati per il risultato, oggi però nel sentir parlare la società di progetti e centro sportivo, mi rendo conto che è una full immersion totale. Sto spesso con Grella, a cena parliamo a tutto tondo del Catania. Percepisci la progettualità, che non c’è una proprietà di passaggio, che si vogliono fare tante cose. Ad esempio il progetto che parte dai ragazzi del settore giovanile con la possibilità che ogni anno ti avvicini sempre di più al campo della prima squadra, partendo dall’ultimo dei campetti degli esordienti per poi scalare la montagna. La frase chiara che ho sentito è di arrivare al grande appuntamento con le attrezzature da grande appuntamento, perchè oggi le infrastrutture di una società di calcio sono determinanti. Io alla fine sono un pò da bosco e un pò da riviera, mi adatto bene sia nel casino che nella programmazione. Anzi nelle due precedenti esperienze catanesi, soprattutto la seconda perchè nella prima la società non era ancora nella fase un pò più complessa e si seguiva la storia del Catania degli ultimi anni di A, mi è servita tantissimo. Quando sono andato via da Catania mi sono sentito sempre un uomo e un allenatore migliore. Prima si respirava l’emergenza, ora programmazione e progettazione, ed è bello perchè hai tutto da costruire”.

“Difesa a tre o a quattro? Lo scoprirete domani. Quello che faremo molto probabilmente lo proporremo anche in futuro o cercheremo di proporlo, perchè non è detto che funzioni. Premesso che sono convinto che questa squadra non abbia un problema tecnico-tattico ma la necessità di sbloccarsi mentalmente (abbiamo battuto molto sull’aspetto psicologico in questi giorni), una squadra deve sapere fare entrambe le cose. Ci saranno partite in cui fare in un modo, difenderci in un altro o attaccare diversamente. Dobbiamo essere camaleontici anche nella medesima gara, perchè le avversarie non hanno tutte le stesse caratteristiche. Se non arrivi in tempo nelle uscite e nelle scalate, nell’emergenza devi trovare la soluzione adatta, potendo alzare o abbassare determinati giocatori. Poi ci sono decisioni arbitrali, infortuni e squadre che affronti in certi momenti, fattori determinanti”.

“Tra i soprannomi dati alle mie squadre, per il Catania scelgo il termine ‘carro armato’, Mi sembra il più adatto perchè da domani c’è da rinsaldare, essere granitici. Ho promesso ai giocatori che la gente ci darà una mano e noi dobbiamo da domenica cercare di fortificarci, essere nelle condizioni mentali di reagire ad ogni situazione o avversità. Non risolveremo tuti i nostri problemi domani, ma dobbiamo seguire un percorso dove nessuno può sbagliare atteggiamento, allenamento, deve esserci massima unità d’intenti tra i giocatori. In questo senso è stata una settimana positiva, poi la partita è un’altra cosa perchè subentrano anche fattori emotivi che possono condizionarti nel bene o nel male, ma ho visto nei ragazzi la voglia di uscire da questa situazione, l’ho respirata e percepita”.

Un conto è esibirsi alla Scala di Milano, un conto in strada. Qua per la categoria siamo alla Scala di Milano e per qualcuno può non essere facile. Deve essere una bella sensazione per i calciatori perchè vincere a Catania è diverso da altre parti, così come perdere. Loro devono essere orgogliosi di essere stati scelti per cercare di vincere questo campionato. Deve essere una forma di fiducia, di orgoglio, non qualcosa che deve preoccuparli troppo”.

“Quali partite in particolare da allenatore del Catania mi sono rimaste dentro? Ricordo delle gare dove abbiamo vinto all’ultimo secondo o minuto, il primo anno abbiamo fatto anche dei record con tante vittorie in trasferta portando in gol 18-19 giocatori diversi nell’arco della stagione. Ricordo la partita con la Vibonese risolta con un gol di Mazzarani nel finale, con la Fidelis Andria un rigore al 90′. Questo è uno stadio che rievoca solo cose belle tranne una, la gara col Siena. Ci ho provato ma non riesco a togliermela dalla testa. Non era giusto che finisse in quel modo. Vai in superiorità numerica, dopo un minuto si infortuna Russotto alla spalla e viene ristabilita la parità numerica, poi colpisci una traversa senza considerare come abbiamo perso all’andata”.

“Marsura? E’ da categoria superiore, ho parlato a lungo con lui in settimana. Ha avuto delle problematiche personali a casa che hanno fatto sì che non fosse disponibile per la partita precedente perchè sarebbe stato difficile per chiunque in quella situazione pensare di potere dare la massima prestazione alla squadra. Potenzialmente è un giocatore importante, ma non deve sentire il peso di sentirsi importante. Io nel giro di 6 mesi sono passato dalla Nazionale e dalla Champions a giocare in Serie B. In A difficilmente andavo sotto i 20 gol all’anno, sono stato anche capocannoniere. Retrocessi a Parma ma decisi di rimanere perchè mi sembrava brutto andare via subito. Tutti si domandavano chissà quanti gol avrei fatto in B, alla fine del girone d’andata persi il posto ritrovandomi dalla disputa di Italia-Francia davanti a 65mila persone a finire in panchina. A conferma che non sempre fai la differenza scendendo di categoria. Gli ho detto di stare sereno, di fare solo quello che gli chiedo, che ci troveremo bene e che lui avrà soddisfazioni in questa piazza”.

Occorre fare partecipare tutta la squadra sia quando dovremo difenderci che attaccare, o comunque coinvolgere più calciatori possibili. Dobbiamo allenarci, ripetere il gesto più volte perchè la ripetitività del gesto ti dà l’impulso nell’andare anche ad aggredire o accorciare in avanti per cercare di recuperare più seconde palle. Cosa intendo per ‘guerrieri’? Il guerriero non è chi tira cazzotti in mezzo al campo ma chi rimane lucido nei momenti di difficoltà che ci saranno sempre, quello che non si risparmia in allenamento di un centimetro. E’ quello che si preoccupa di prestare soccorso, di mettere al primo posto il Catania e non l’Io. E’ un insieme di tante cose perchè io mal sopporto se uno guarda al proprio orticello. Qui si ragiona da gruppo. Il Catania viene davanti a tutto, lottando con sacrificio, serietà, professionalità, voglia di migliorarsi e non mollare mai, sapendo che anche in due minuti puoi ribaltare le partite. Il guerriero sportivo fa qualsiasi cosa per provare a risolvere questa situazione”.

“Ladinetti? Era stato proposto alla Ternana in B, sul piano qualitativo ha delle doti importanti dimostrando nei precedenti campionati di essere molto interessante ma Catania non è Olbia o Pontedera. E’ diverso, non è detto che non possa diventare un giocatore importante come è stato considerato perchè aveva tanti estimatori in estate, era richiestissimo. Ora al di là dell’infortunio si trova in questa situazione. Se dimostrerà, come credo, di essere ancora presente e di avere voglia di affermarsi in questa piazza che ti apre tante possibilità in carriera, è un altro calciatore recuperabile. La seconda volta che arrivai qui, Mbende era in difficoltà come Pinto. Ci siamo rimboccati le maniche lanciando Biondi e facendo tante belle cose, la gente ci ha anche aiutato. Il catanese lo sa già di suo, ma ho chiesto ai tifosi di aiutarci fino a gennaio a fare più punti possibili. Poi vedremo cosa funziona e non, cosa non ha ancora funzionato ma potrebbe funzionare e cosa magari ha funzionato ma potrebbe non funzionare più. Remiamo tutti nella stessa direzione, non vedo alternative. Io non ho la lampada di Aladino, do tutto quello che posso dare al Catania perchè sono convinto di uscirci e voglio uscire da questa situazione”.

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