CATANIA: prima fiore all’occhiello del calcio italiano, adesso…

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Cartellino rosso

Viaggio tra passato, presente e futuro

Che fine ha fatto il Catania? Se lo stanno chiedendo in molti. Un esempio impeccabile di efficienza tecnica e gestione societaria, un giocattolo ben costruito con meccanismi oleati, valide risorse, strutture d’allenamento all’avanguardia e capacità di coniugare gioco e risultati. In questo contesto il Catania sotto la gestione Pulvirenti ha anche incontrato momenti di difficoltà, rischiando la retrocessione dalla A in più di un’occasione. Il tempo, però, è stato a lungo galantuomo.

Nel corso degli anni il modello Catania è diventato imitabile, davvero sotto gli occhi di tutti, entusiasmando una tifoseria sempre più fiera dei colori rossoazzurri. Il mantenimento della massima categoria, patrimonio prezioso non solo per il club ma anche per la città, sembrava ormai una prassi regolare. Invece, all’interno del progetto etneo, qualcosa è cominciato ad andare storto nel 2013.

Errori su errori hanno caratterizzato il cammino del Catania vivendo due annate assolutamente da dimenticare. Non soltanto l’incubo per la retrocessione nell’inferno della Serie B, ma anche il rischio concreto di finire in Lega Pro. Un rischio troppo grande che nemmeno il più pessimista dei tifosi avrebbe mai immaginato due stagioni addietro.

Da fiore all’occhiello del calcio italiano a simbolo di una gestione dispendiosa ed inconcludente. Adesso manca una giornata al termine del campionato. Il popolo rossoazzurro non vede l’ora che quest’annata disastrosa volga al termine, ma con l’auspicio che il Catania riesca ad evitare i Playout. Viceversa il presente si renderebbe ulteriormente nebuloso e complesso, ed il futuro sensibilmente più incerto.

1 COMMENTO

  1. Secondo me, ancora il bello deve arrivare.
    Quando finirà il campionato, il sig. Pulvirenti, dovrà giocare a carte scoperte.
    Il silenzio stampa dovrà metterlo da parte.
    A mio modo di vedere, il suo imbarazzo a dialogare con la città è dovuto al fatto che Cosentino possiede quote societare importanti, così come anticipato due anni addietro da Criscitiello (Sportitalia) ecco perchè non può mandarlo via.
    L’unica chiave di lettura del suo silenzio è che vuole vendere.

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