ESCLUSIVA – Baiocco: “Catania, serve un ambiente positivo. Fiducia in Sottil e nel suo staff, deve solo imparare a gestire l’emotività”

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Ex centrocampista di Catania e Reggina, Davide Baiocco è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com manifestando segnali di positività per i colori rossoazzurri lungo il percorso. C’è fiducia nell’operato di Andrea Sottil. Questo e altro ancora nel contesto di una piacevolissima chiacchierata.

Davide, hai spesso e volentieri ricordato i tuoi felici trascorsi in rossoazzurro. Hai indossato, però, anche la casacca della Reggina per una stagione. Esperienza importante anche quella?
“Esperienza coronata con una salvezza in Serie A. Secondo me potevamo fare meglio perchè il potenziale della squadra era elevato, però alla fine ci siamo salvati. Meritavamo di più ma sono state anche colpe nostre. Penso che tutti siano comunque rimasti contenti soprattutto per l’impegno garantito in ogni partita. Bel rapporto con la squadra e le persone. Facemmo anche una tournèe in Giappone, Paese con una cultura molto differente dalla nostra. C’era Nakamura in rosa, disputammo una partita in suo onore contro lo Yokohama Marinos, sua ex squadra. Esperienza molto bella. Sono rimasti tanti amici. Vedi Sottil, Stellone, Franceschini, Di Michele, Falsini. Bellissima condivisione. Al di là del fatto che quella squadra avrebbe potuto benissimo lottare per l’Uefa”.

Ricordo un incredibile Brescia 4-4 Reggina in quella stagione, con Sottil compagno di squadra e Roberto Baggio avversario…
“Una delle più belle e spettacolari partite ma per cultura italiana, paradossalmente, ha rovinato un pò tutto. Ci hanno tolto entusiasmo. La gente penso si sia divertita da morire, ma molti si sono spaventati per i troppi gol presi. Per la logica del nostro calcio il 4-4 non è stato visto nella maniera giusta, preferendo uno 0-0 ad un pareggio ricco di gol. Mi porto dentro, comunque, solo cose positive”.

Altri tempi per il calcio italiano, non trovi?
“Il nostro calcio era ai massimi livelli. Adesso va rifondato totalmente, continuo a dirlo da anni. Mi sono allontanato per questo. Va fatta una riforma, serve l’umiltà giusta per capire che siamo indietro e dobbiamo fare qualcosa per invertire la tendenza. I problemi li conosciamo tutti. Io ho cercato collaborazioni con qualche società ma ho visto che in realtà tutta questa voglia di cambiamento non c’era. Se manca la voglia è difficile portare avanti un progetto. La volontà c’è ma solo a parole, ma le chiacchiere non portano a niente. I fatti e le azioni, invece, determinano i risultati ponendoti degli obiettivi precisi. Questo mondo non può andare avanti come 10-15 anni fa. Saremmo degli illusi. Discorso che vale per tutte le attività della vita. Anche amministrative, governative”.

Tra gli amici sopra menzionati spicca il nome di Andrea Sottil. Come è cambiato da calciatore ad allenatore, tu che lo hai avuto sia come compagno di squadra che alla guida tecnica?
“C’è un filo conduttore. Il suo modo d’interpretare il calcio va di pari passo con una grandissima passionalità. E’ una persona che cresce tantissimo, si evolve. Lui è cambiato crescendo. Se riesce ancora a migliorare nella gestione dell’emotività, può compiere ulteriori passi avanti. Andrea vive con grandissima intensità. A volte da calciatore era un bene ma anche un male. Da allenatore se non riesci ad essere lucido hai pochissimi attimi per intervenire in partita. L’emotività va saputa gestire. E’ un’area che potrebbe far compiere un grandissimo salto di qualità ad Andrea, che meriterebbe anche categorie superiori. Fermo restando che Catania può già essere considerata una piazza di categoria superiore. La gestione dell’emotività era un grandissimo limite per me, io stesso sto provando a migliorare su questo aspetto. Va sempre ricercata continuamente la crescita personale che poi abbraccia tutte le sfere. Perchè quando cresco personalmente miglioro i rapporti con amici, compagni di squadra e addetti ai lavori”.

Intravedevi già in Sottil, nelle vesti di calciatore, doti da futuro allenatore?
“Il carisma e le conoscenze tecnico-tattiche, le capacità di sapere leggere le partite le ha sempre avute anche da calciatore. Io e lui eravamo molto critici, stavamo attenti anche a molte cose che spesso i colleghi sottovalutano. Quindi sì, lui aveva già questa predisposizione”.

Come vedi il processo di crescita del Catania?
“Ci sono squadre attrezzate e forti sulla carta ma poi la differenza la fa il lavoro. Io sono convinto che il lavoro di Andrea e del suo staff sia molto elevato per la categoria. Conoscendolo e avendolo avuto come allenatore ne sono convinto. Per questo sono molto positivo, il Catania possiede ampi margini di miglioramento. Quando abbiamo vinto la B noi non eravamo i migliori come gruppo, ma sul campo abbiamo dimostrato di essere superiori. Il lavoro conta prima di tutto. Puoi essere talentuoso ma se poi non ci lavori non conta niente. La squadra c’è, lo staff è di livello, la società se necessario interverrà a gennaio. Ci sono i presupposti per divertirci, la squadra crescerà anche a livello di gioco nel tempo e soprattutto otterrà i risultati che noi tutti ci auguriamo“.

Sono arrivate delle critiche all’indirizzo del Catania in questa fase di stagione, le condividi?
“Sono contrario. Non servono. Bisogna capire che se succede qualcosa ed io critico, cosa cambia? E’ giusto rimanerci male per il tifoso, ma meno dura questa incazzatura meglio è. Lavorare in un ambiente positivo, stimolante ha valore assoluto. Inutile piangersi addosso. E’ successo e basta. Non si può tornare indietro nel tempo. Capisco i tifosi, a volte non è semplice, però mi devo abbattere ed esaltare sempre nella giusta misura, avere fiducia. Un ambiente così tende ad essere produttivo, potenziante. Se io lavoro in un ambiente del genere diventa più facile ottenere risultati. L’ambiente positivo ti stimola, che ti sprona a dire ‘ce la faremo’ è molto importante. La gente deve capire che dobbiamo rimanere positivi. Lavorare in un ambiente positivo fa la differenza. Se tu sei mentalmente pronto, riesci a vedere con molta obiettività riconoscendo quello che non è andato bene ma anche il bicchiere mezzo pieno. Sorridere, essere felici non vuol dire non considerare le cose che non vanno. Devi scinderle. Posso essere incavolato, ma se la tendenza è quella di vedere il negativo tende a depotenziarti”.

Si ringrazia Davide Baiocco per la gentile concessione dell’intervista.

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