CATANIA: dal Caso Castro al salto di qualità che non c’è, le difficoltà incontrate dal ritorno di Lo Monaco

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Antonino Pulvirenti e Pietro Lo Monaco

Tre anni trascorsi dal ritorno di Pietro Lo Monaco al timone del Catania. Lo scenario della Serie C è rimasto immutato ma è cambiata la situazione finanziaria del club che, in un primo momento, era talmente in deficit da rischiare il fallimento. Motivo da ricercare nella precedente conduzione di Pablo Cosentino che ha dapprima condotto il Catania in B, poi nell’inferno della C a seguito degli sviluppi de “I Treni del Gol”. Doppia retrocessione figlia di una gestione molto approssimativa e lacunosa che ha provocato ferite cocenti e dubbi serissimi sulla sopravvivenza del Calcio Catania. Dopo le comprensibili difficoltà economiche vissute dalla triade Pitino-Ferrigno-Bonanno, la società dell’Elefante è ripartita dalla figura dell’Amministratore Delegato Pietro Lo Monaco che, in primis, ha creato le condizioni per risanare un bilancio fortemente in rosso.

Situazione estremamente delicata all’inizio, resa ancor più complicata dall’esplosione del Caso Castro che ha stangato il club con una robusta penalizzazione da scontare rischiando persino la retrocessione d’ufficio in Serie D. In qualche modo si è riuscito a ratificare l’accordo per il pagamento residuo del cartellino dell’ex calciatore rossazzurro Lucas Castro, ma non è stato affatto un percorso semplice. Attraverso otto rate il Catania ha soddisfatto le richieste del Racing Avellaneda. Dopo una prima quota pari a 100mila euro, successivamente il club argentino ha ricevuto ulteriori 100mila euro. Le altre sei quote inferiori a 500mila euro hanno permesso al Catania di mettere la parola fine alla vicenda. In realtà, nel corso degli anni, il Catania ha continuato a mettere mano al portafoglio per l’estinzione di debiti verso fornitori ulteriormente importanti. Vedi i casi Rolin e Rinaudo su tutti.

La sottoscrizione dell’accordo con il Credito Sportivo per la rimodulazione del mutuo per Torre del Grifo Village ha dato ulteriore spinta al processo di risanamento del Catania con il contributo determinante di Lo Monaco, del Consiglio d’Amministrazione e della holding Finaria che, peraltro, al fine di garantire ulteriori benefici economici al Calcio Catania si è ultimamente attivata per il trasferimento della proprietà degli alberghi di Taormina ad Alpitour. Le finanze del club, adesso, fotografano una situazione debitoria tenuta sotto controllo. Il progetto di crescita sportiva, tuttavia, non va di pari passo. La piazza chiede e pretende da tempo il ricollocamento della squadra in categorie ben più consone al blasone rossazzurro, abbandonando prima possibile la Lega Pro. Lo Monaco ha sempre allestito in questi anni organici competitivi sulla carta per disputare campionati di vertice. Nonostante gli investimenti effettuati, tuttavia, manca sempre qualcosa per effettuare l’atteso salto di qualità.

Anche in questa stagione un pò tutti gli addetti ai lavori erano convinti delle enormi potenzialità del Catania, ma non si sono tradotte nel risultato auspicato. La scorsa stagione il secondo posto nel girone C alle spalle del Lecce, unitamente alla sfortunata eliminazione dai Play Off con la Robur Siena, hanno mutilato le ambizioni etnee. Quest’anno la sconfitta di Trapani, maturata ancora una volta nel corso degli spareggi promozione dopo un deludente quarto posto in campionato, ha tarpato le ali ad un Catania reduce dalla calda estate dei mancati ripescaggi. A monte ci sono indiscutibili errori di valutazione e di gestione, senza ricercare alibi. Le chiacchiere se le porta via il vento, i fatti non premiano le scelte di una società che sta avendo il pregio di risanare i conti ma, sul piano sportivo, non riesce a dare alla piazza le soddisfazioni che merita. Allo scopo di restituire al Catania ed a Catania un vestito migliore, occorre dunque ripartire da una programmazione più attenta ed oculata che concili esigenze sportive e di bilancio.

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