MERIDI SRL: sciopero Fortè, nota di risposta

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La Meridi S.r.l., società che opera nel settore della grande distribuzione organizzata con i discount a marchio Fortè, di proprietà di Antonino Pulvirenti, emette il seguente comunicato di risposta relativamente allo sciopero indetto dal sindacato USI. Manifestazione a cui non hanno aderito CGIL CISL e UIL:

Lo scopo del Sindacato è uno solo: far chiudere l‘azienda e far perdere così centinaia e centinaia di posti di lavoro. La scrivente società ha mantenuto l‘impegno della scadenza concordata con il Sindacato per il pagamento del 50% dello stipendio e allora non potendo approfittare del non avvenuto inadempimento aziendale si inventano altri inesistenti motivazioni al sol fine di creare scompiglio all‘interno dell‘azienda e soprattutto all‘esterno. Nonostante due incontri con la proprietà (ad agosto e a settembre) in cui si è dichiarata la volontà aziendale di andare avanti, nonostante due verbali di incontro con i quali i rappresentanti sindacali nulla hanno domandato di approfondimenti per tale punto, si dichiara l‘assenza del piano industriale…

Nessun (si ribadisce nessuno) trasferimento è stato fatto dalla scrivente società nelle ultime settimane se non a seguito di chiusure di qualche punto vendita (ci dica il sindacato se il trasferimento da punti vendita chiusi a punti vendita attivi non costituisce valida ragione tecnico produttiva ed organizzativa). Il ri–trasferimento del Sig. Mercurio è stato bloccato dalla volontà del lavoratore di adire il Tribunale del Lavoro di Palermo e la cui prima udienza è prevista per il giorno 13 febbraio 2020. Non si comprende che interlocuzione sindacale deve esserci con chi si rivolge (legittimamente ) al Giudice… attendiamo che questi decida su chi ha ragione! La scrivente non ha mai ricevuto formale richiesta del Sig. Leonardo Gaurino di essere ri–trasferito, così come la decisione di non proseguire il rapporto di lavoro con il lavoratore Daniele Virzì non risulta neanche impugnata dal suddetto lavoratore. Non si comprende a quali lettere di contestazioni come strumento di repressione il sindacato faccia riferimento: la scrivente ha sempre osservato la legge 300/70 e il contratto laddove prevede la facoltà del datore di contestare eventuali mancanze del lavoratore sul posto di lavoro… solo questo e solo questo la Meridi s.r.l. ha sempre fatto. Le affermazioni del sindacato sono mera fantasia.

Le buste paga saranno consegnate ai lavoratori non appena questi riceveranno la retribuzione, per come è stato sempre fatto. C‘era un accordo con l‘O.S. di comunicare gli importi delle retribuzioni e questo accordo è stato rispettato dalla Meridi s.r.l. E‘ falso che sia stato disatteso l‘accordo sottoscritto. I lavoratori sono stati regolarmente pagati secondo quanto previsto dall‘accordo sottoscritto con l‘U.S.I. e successivamente con le 00.SS. firmatarie di CCNL. Alla fine di questa disamina sia permesso di fare alcun considerazioni. Non si fa uno sciopero di tre giorni (e normalmente non si fa uno sciopero) per i motivi (alcuni inesistenti) elencati nella nota di cui all‘oggetto. Soprattutto non si fa uno sciopero quando è in essere un‘interlocuzione con l‘azienda che a questo punto è evidente che non si vuole avere: lo dimostra il fatto che si è inviata la nota durante la notte fra il 17 e il 18 ottobre 2019.

Più volte la Meridi s.r.l. ha manifestato la propria volontà di continuare l‘attività, garantendo l‘occupazione di tutti coloro che Vi lavorano. Un tale atto, peraltro sconfessato anche da alcun iscritti (cfr iscritti punto vendita di Comiso i quali hanno dichiarato che non partecipano allo sciopero perché la società ha rispettato l‘accordo sui pagamenti) mette ancora una volta all‘evidenza dei mass media tale situazione con inevitabili ripercussioni già altre volte manifestate e che si volevano evitare per non compromettere l’equilibrio dell‘operatività dell‘azienda. Purtroppo, nonostante gli appelli della società, il sindacato ha preferito pretestuosamente e violentemente far vedere a tutti quanto conta, proclamando uno sciopero di tre giorni, nonostante il rispetto degli accordi, e a questo punto con il sol fine di creare ulteriori disagi e problemi, che costringeranno la scrivente società a non rimanere inerme anche per l‘interesse degli stessi lavoratori”.

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