LUCARELLI: “Episodio Lo Monaco ci ha uniti. Dobbiamo fare tornare i tifosi allo stadio. Di Piazza, m’importa che faccia gol. Col Rende gara da prendere con le molle”

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Conferenza stampa di Cristiano Lucarelli alla vigilia di Catania-Rende. Riportiamo di seguito le parole più significative del tecnico rossazzurro:

Grande rispetto per il Rende, squadra di grande gamba che gioca bene con il 4-3-3. Spesso e volentieri compromettono le partite per delle disattenzioni, ma ci creeranno sicuramente dei problemi, non sarà una passeggiata. Un conto è la carta, un conto il campo. Le gare vanno sempre sudate. Non esistono più partite scontate. Sono 11 giocatori che corrono, ogni tanto commettono delle ingenuità a campo aperto ma è una partita da prendere con le molle domenica, come tutte del resto. Noi prepariamo la partita misurando i nostri pregi e difetti con quelli dell’avversario. Quando siamo arrivati, abbiamo iniziato un percorso per dare solidità alla squadra che inizialmente subiva diversi gol. Quindi ci siamo preoccupati di risolvere questo problema e siamo partiti in una certa maniera. Poi, strada facendo, con qualche segnale di ripresa e un pò anche per esigenza abbiamo preferito andare sui duelli e ragionare poco a livello tattico. Più duelli vinti, più possibilità di vincere le partite. Abbiamo incontrato due formazioni che giocavano con il 3-4-3, allora abbiamo cercato di fare ragionare meno possibile i nostri giocatori dandogli riferimenti certi. Sono venute fuori indicazioni interessanti nelle ultime gare. In questo momento c’è la volontà di proseguire il percorso. Il Rende gioca con il 4-3-3, quindi anche lì possiamo giocarcela sui duelli. Gli esterni alti nostri sugli esterni bassi loro. Dietro quattro difensori contro tre attaccanti”. 

“Oggi nel momento storico che viviamo, per cercare di togliere limiti e difetti palesati ad inizio campionato non abbiamo la necessità di adattarci all’avversario ma consideriamo alcuni aspetti riscontrati sul campo. Ad esempio due contro due, dietro, facciamo fatica. Piuttosto che proporre certe situazioni, chiedere scalate, scivolate, adattamenti in un momento in cui c’è l’ansia di fare il risultato, più siamo pane e salame, più i giocatori sono liberi di testa sapendo di avere ognuno di loro un duello personale da vincere. E’ la via più semplice per arrivare a fare risultato. Nella mezz’ora con la Sicula Leonzio e nelle ultime due partite ho visto un bel Catania che va a prendere alti gli avversari. Piano piano ci sono dei miglioramenti. Chissà che questa strada non ci abbia aperto degli scenari fino a pochi mesi fa inimmaginabili“.

Abbiamo calciatori che caratterialmente saranno sempre nervosi. E’ il loro carattere. A me se Di Piazza non esulta interessa il giusto, l’importante è che la butti dentro. Lui si preoccupi di segnare, per la gioia nostra e dei tifosi. Io parto dalla persona. Per me lui è in buona fede, poi può darsi che nella sua vita abbia avuto esperienze personali che lo hanno segnato. Ognuno di noi è come la vita ci ha formato. C’è gente che ha avuto dei traumi da bambino, altri con esperienze poco simpatiche di cui non voglio neanche parlare. I ragazzi sanno che Di Piazza sbaglia non perchè sia un cattivo ragazzo ma la sua vita è stata segnata da determinati avvenimenti. Alla squadra serve che Di Piazza giochi bene e segni. Nessuno di noi è perfetto. Questo ragazzo ha sofferto ed è costantemente nervoso, litiga con se stesso nella giusta maniera. Non dobbiamo fargli la morale. Welbeck? Giungono segnali positivi. Ha bisogno di altri accertamenti ma, rispetto a 20 giorni fa dove c’era maggiore pessimismo, oggi esistono delle piccole speranze di ottenere un’idoneità fisica a tempo. E’ un ragazzo eccezionale. La vita è più importante ma se a un ragazzo così giovane togli la gioia di giocare a calcio, non sarebbe un bel momento per lui. Questi accertamenti ulteriori fatti in cliniche specialistiche con il top della medicina danno buone speranze. Mbende? Credo che lo rivedremo contro l’Avellino, altrimenti a gennaio”.

“Ci sono dei parametri che possono far sperare che qualcosa sia cambiato nella squadra. Oggi ho ricevuto risposte importanti da giocatori che erano dati per irrecuperabili mentalmente. Noi non abbiamo preclusioni per nessuno. Tutto ciò che arriva adesso, problemi, contestazioni e stadio chiuso, l’aggressione a Lo Monaco, non invoglia certi giocatori importanti per la categoria che erano stati contattati settimana scorsa a venire a Catania, alla riapertura del mercato. Ogni giorno sembra ci sia la terza guerra mondiale. Non dico che voi giornalisti dovete oscurare la notizia, però di farlo nella maniera giusta. Altrimenti si ha la sensazione che qui ci sia ogni giorno la guerra. Calciatori importanti avevano dato la disponibilità a venire ma, poco dopo, abbiamo ricevuto messaggi negativi. Nell’interesse di tutti, diamoci una mano. Scriviamo che si mangia anche bene, che c’è un lungomare invidiato in tutta Italia, un bel sole. Faccio tanta pubblicità (ride, ndr). Ora un filo di luce s’intravede. Mantenendo i piedi per terra, mi piacerebbe che la stampa valorizzasse i segnali positivi che stanno emergendo dalla squadra. Da qui alla chiusura del mercato di gennaio vorrei che trasparissero le potenzialità di questa piazza. Se un giocatore fa bene a Catania, può fare bene ovunque perchè Catania è un’esperienza formativa, qui diventi uomo, cresci, non hai paura di niente. Calcisticamente e non solo puoi affrontare qualsiasi situazione. Dobbiamo valorizzare i contenuti positivi che giocare nel Catania offre. Catania è tra le prime 7-8 città italiane. I giocatori dovrebbero fare a cazzotti per venire qui. In questo momento noi dobbiamo essere un pò più furbi nel raccontare il Catania. Non vuol dire omettere le notizie. Ma mentre si racconta, diciamo anche che sul campo la squadra c’è e dà segnali di ripresa. Dobbiamo rendere Catania appetibile per calciatori che abbiamo individuato e potrebbero darci una grossa mano“.

Bisogna migliorare in fatto di cinismo. Secondo me a Rieti nel primo tempo dovevamo essere più cattivi e determinati, come contro la Casertana. Per quanto si discuta di tattiche e moduli, bisogna fare gol per vincere le partite. Io mi sono arrabbiato tantissimo domenica per il gol preso, in un momento in cui dovevamo centellinare. A me non piace subire reti. La cultura del non prendere gol deve esserci in tutti noi, dal portiere all’attaccante. Per me cambia la tenuta psicologica. Non basta tenere per 75 minuti. In 38 partite ce ne saranno 4-5 perfette, alcune volte che non si arriva neanche allo stadio, e poi 30 battaglie decise dal dettaglio. E’ qui che si dimostra di essere squadra. Se non lo siamo, di quelle partite ne porti a casa la metà. Io mi aspetto sempre che venga debellato definitivamente questo Io che negli ultimi anni ha aleggiato a Torre del Grifo. Per l’Io non c’è più posto, è un giocatore che non voglio“. 

“Lo Monaco? Lo vediamo come prima. Sicuramente ferito per l’accaduto. Ma non posso dire che sia venuta meno l’operatività nella parte amministrativa e tecnica. Fino a quando è in carica, giusto che porti avanti gli impegni presi nell’interesse del Catania e dei tifosi. Poi se da qui a breve, o nel medio termine dovessero maturare altre decisioni vedremo. E’ una persona che c’è rimasta molto male per l’accaduto, lui come tutti noi. Si può anche criticare, ma le mani addosso sono sempre sbagliate. A parte che è una persona di una certa età, non più un ragazzino. Devi valutare che puoi fargli male, può cadere, sbattere la testa. Si è rischiata una tragedia inutile. Lo Monaco non è uno che si sottrae anche ad un confronto duro o verbale. Siamo rimasti tutti addolorati, non ce l’aspettavamo. Se io fossi al supermercato, vedendo una scena del genere m’intrometterei. Lui però combatte, è sempre presente”.

“Io sono il responsabile del campo. Cerco di dare credibilità a quello che stiamo facendo. Per quello che è di mia pertinenza, provando a fare più risultati possibili che stimolino i giocatori a sposare il progetto Catania a gennaio. Abbiamo 28 elementi in rosa, io ne voglio 22. Quindi la campagna rafforzamento porterà a dei risparmi, sei stipendi in meno. Poi entra uno, esce uno. Si può rafforzare la rosa anche risparmiando sulla gestione totale. Se io devo tenere un giocatore che guadagna, ad esempio, 80mila euro lordi per fare 4 partite, vado a vedere la Berretti e per lo stesso numero di partite faccio giocare il ragazzino. Diverso è se mi serve un calciatore che mi garantisca 30 gare”. 

“Noi adesso abbiamo 5 partite in pochi giorni. Siamo tutti sotto esame, anch’io devo dimostrare di sapere lavorare. Soprattutto questi momenti vanno sfruttati guardandosi negli occhi, vedendo amici e nemici, uomini e mezzi uomini. Tu devi essere bravo e attento a capire tante cose. L’episodio di Lo Monaco secondo me ha tirato fuori la voglia di stringerci tra di noi. Di aggregarci e mettere da parte tante cose. Io ho detto ai ragazzi che questo deve essere un segnale continuo. Non vinceremo tutte le partite, ma sicuramente nel modo di affrontarle saremo diversi rispetto a prima. Qualcosa, non so cosa, e lo dico senza illudere nessuno, è cambiata. Oggi siamo diversi. Vedo partecipare tutti, proporsi, anche chi poteva avere il braccino corto. Sono segnali da non sottovalutare. La gente necessita di risposte in più da parte della squadra, siamo noi che dobbiamo trascinare il pubblico con le nostre prestazioni e voglia di fare risultato, di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Se continuiamo a dare questo tipo di risposte, il ‘Massimino’ non tarderà a tornare quello che è sempre stato. Non possiamo chiedere niente ai tifosi. Vedremo se ci sarà almeno lo zoccolo duro. Dovremo assicurare grinta, corsa, cattiveria, sacrificio e convinzione. Dobbiamo prendere quello che i tifosi ci possono dare. La squadra ha il desiderio di riconquistare la gente”.

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