LUCARELLI ad Eleven Sports: “Catania, non conta che resti io ma la salvezza della matricola. Sui portieri, Lodi, Mazzarani, Mbende e Biondi…”

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Lungo intervento online di mister Cristiano Lucarelli, ospite di Eleven Sports, piattaforma ufficiale della Lega Pro. L’allenatore rossazzurro ha risposto alle domande dei tifosi e della conduttrice Jolanda De Rienzo. Riflettori puntati soprattutto sul Catania. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:

“Sia da calciatore che da allenatore sono sempre riuscito a farmi volere bene dappertutto o quasi. Ho sempre cercato di dare il massimo di me stesso senza risparmiarmi, sia a livello di fatica ma anche di attaccamento. A Catania sono tornato in una situazione dove in tanti avrebbero rifiutato, a dimostrazione del fatto che due anni fa ho vissuto esperienze anche di amicizie e legame con tantissime persone che mi hanno portato ad accettare il ritorno. Qualche anno fa ci è mancato un niente per salire in B, ma vedendo quello che il Lecce è riuscito a fare in questi due anni abbiamo poco da rimproverarci. Quella esperienza lì mi ha lasciato tanto ed in un momento di difficoltà non ho voltato le spalle ad un amico. Mi riferisco a società, squadra, tifosi, città. Pur sapendo di lavorare tra mille difficoltà ho accettato questa missione. Anche l’ultimo problema degli stipendi fa capire le difficoltà nelle quali soprattutto i ragazzi lavorano. La mia fortuna è stata ed è quella di avere incontrato dei ragazzi ed averne scelti altri a gennaio che potevano mentalmente sposare questa situazione. Da gennaio in poi, sistemati certi equilibri, siamo riusciti ad avere un passo importante perchè alleno dei ragazzi intelligenti e caratterialmente forti”. 

“Catania non la scopro io. E’ una tifoseria che quando capisce che ti metti in gioco senza maschere, come nel mio caso anche se magari possiedo molti difetti e pochi pregi, ti apprezzano. Non mi sorprende l’affetto dei catanesi nei miei confronti perchè so quello che può dare e trasmettere la tifoseria ad un proprio tesserato. Quando le persone si spendono per i loro colori, diventa automatico legarsi a te. Io ho preso a cuore le sorti di questa squadra. Purtroppo fuori dal campo posso fare poco, lì è la vera partita che si sta giocando. Per quanti sacrifici e attaccamento possiamo mettere, non siamo noi che possiamo sistemare la situazione economica ed iscrivere il Catania al prossimo campionato. Speriamo che l’ingegnere Di Natale riesca a trovare la soluzione per dare continuità a questa matricola”. 

“Martinez e Furlan? Martinez è un portiere che ho avuto già due anni fa a Catania. Ha grande talento, scuola Real Madrid, quando chiamato in causa ha sempre risposto presente. Quest’anno in particolar modo perchè due anni fa si vedeva che fosse un ragazzo di prospettiva ma gli mancava quella fame e cattiveria per poter svolgere il ruolo come deve essere. Quest’anno l’ho trovato molto maturato, lui lo scorso anno ha giocato in Spagna da titolare e questo gli è servito molto per crescere. Ho ritrovato un portiere pronto. Nella rosa ho anche un altro grande portiere per la categoria che è Furlan. E’ stato uno degli acquisti di maggior prestigio per carriera e rendimento. Sono fortunato ad allenare due portieri di pari livello. Pure Jacopo ha dato delle risposte importanti. Mi piacerebbe avere anche in altri ruoli questa difficoltà”.

Mazzarani? E’ importante perchè è quel giocatore che ti può risolvere la partita quando meno te l’aspetti, magari vedi che non incide e dici ‘Vabbè, ora lo cambio’ e poi un minuto prima della sostituzione ti risolve la gara. E’ un pò un gattone, durante la partita non sempre è nel vivo della manovra ma è quel giocatore con la stoccata finale pronta. Paradossalmente non ha un ruolo ben definito. L’ho provato in tutti le posizioni con ottimi risultati comunque. Sa essere decisivo anche con gol dal punto di vista balistico di categoria superiore. Le cose migliori le fa quando è arrabbiato. Ogni tanto tende a rilassarsi quando viene da 1-2 belle prestazioni, alla terza lo metto fuori e poi mi risolve le partite. Io anche quando ero arrabbiato da calciatore riuscivo a rendere al meglio. Lui non vuole riconoscere questa debolezza, ma ha bisogno di essere sempre arrabbiato per rivelarsi decisivo”.

“La stagione 2017/18? Il Catania ripartiva da un 12/o posto dell’anno precedente. Avevamo cambiato 18 calciatori al mio arrivo. Non era scontato con squadre che spendevano molto di più essere subito competitivi. Ti chiami Catania e non ti può nascondere dietro un dito. Se un giorno il Catania facesse una squadra di soli Berretti, saresti comunque considerata una grande squadra. Le aspettative c’erano ma si trattava di un progetto biennale. C’è stata delusione per quella semifinale stregata col Siena persa ai rigori, con tutto il rispetto avevamo surclassato il Siena sia all’andata che al ritorno ma la dea bendata non fu dalla nostra parte. Lì la società nei giorni caldi si è fatta prendere di pancia e reciprocamente abbiamo deciso di chiudere il rapporto professionale. Io avevo anche diverse possibilità, almeno 2-3 in Serie B. Ripensandoci, viste come sono andate le cose, forse con 2-3 innesti si poteva far bene l’anno successivo. Poi senza di me in panchina sono comunque arrivati Marotta, Di Piazza, Calapai, coprendo i ruoli un pò deficitari del precedente anno. Sulla carta il Catania 2018/19 era fortissimo“.

“Se resto a Catania anche in caso di Serie D? Io spero che non ci sia la D per il Catania. Quella è la cosa più importante, salvare la matricola. Poi che ci sia io oppure Oronzo Canà non cambia niente. L’importante è che il Catania salvi la pelle. Canà ci riuscì grazie al contributo di Aristoteles (ride, ndr). Il giocatore della rosa che è cresciuto di più? Dico Mbende. Tornando a Catania, mi sono ritrovato questo giocatore che era contestato e vidi solo una volta al Torneo di Viareggio con il Borussia Dortmund. Non lo ricordavo così strutturato. Mi sembrava potesse avere grandi margini di miglioramento. Ha avuto un’impennata nelle prestazioni, tanto che 2-3 società di B venivano sempre a seguirlo. Ha fatto gol alla mia prima partita di questa stagione. Ha avuto un crescendo continuo fino a diventare un riferimento per tutta la squadra”.

Lodi? Ci conosciamo già dagli anni precedenti. Abbiamo anche trascorso una vacanza insieme. Lui mi conosce, sa come sono fatto ed io com’è fatto lui. Ma c’è il bene del Catania al di là di tutto. Secondo me era come portare una Ferrari a fare il Rally. La Ferrari va bene per la Formula Uno. Anche complice il suo ingaggio e la situazione economica del club abbiamo puntato più su profili di categoria e con contratti molto più alla portata del Catania. Ci siamo sempre detti le cose in faccia senza problemi. Di lui ho un buon ricordo. Mi è dispiaciuto che ci abbia lasciato ma era la situazione migliore in quel momento. Biondi? Ha potenzialità da categoria superiore. Ha fatto campionati di D sempre da protagonista, è rientrato a Catania dopo i prestiti e si è guadagnato lo spazio da titolare. Possiede caratteristiche che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Giustamente stiamo cercando di dargli lo spazio che merita. Anche lui è stato spesso seguito da squadre di categoria superiore. Peccato perchè in questo momento di difficoltà economica del Catania stavamo facendo un lavoro di valorizzazione di tanti profili che avrebbero potuto generare entrate fresche nelle casse e più possibilità di risolvere tante problematiche. Con questa interruzione del campionato usciamo beffati doppiamente perchè diventa tutto più complicato”.

“Differenza tra le tifoserie di Livorno e Catania? Livorno in tutto e per tutto potrebbe essere paragonata ad una tifoseria del Sud. Sono calorose entrambe, vivono in simbiosi con la squadra e l’umore settimanale della città è determinato dal risultato della squadra in maniera incredibile. Io sono stato bene anche a Messina. Pure lì abbiamo avuto tantissime difficoltà ed ho legato con tifosi e ambiente. Ho avuto la fortuna di giocare ed allenare in piazze calde, io non posso farne a meno caratterialmente. Ci sono infatti tante similitudini nelle varie squadre in cui scelgo dove lavorare. Da calciatore cito anche Atalanta, Torino, Cosenza, Lecce, Napoli… tutte squadre con tifoserie di un certo calore. Ho bisogno di stare in certe piazze, altrimenti rischio di addormentami…”.

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