ESCLUSIVA – Prestanti: “Ricordi stupendi di Catania, Massimino e della Sicilia. Su Paolo Rossi e Guerini…”

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Valeriano Prestanti

Stagione 1974-75, Catania promosso in Serie B. Annata ricca di soddisfazioni per l’ex difensore rossazzurro Valeriano Prestanti che, in carriera, ha fatto anche parte della rosa del Monopoli tra il 1983 ed il 1987. Lo abbiamo sentito telefonicamente in vista del confronto tra le due squadre.

Valeriano, sei un doppio ex di Catania-Monopoli. Sono state esperienze diverse, ma significative entrambe.
“A Catania vincemmo un campionato. La squadra era retrocessa dalla B, subito dopo tornammo tra i cadetti. C’erano bellissime squadre. Il portiere del Lecce Tarabocchia fece registrare il record d’imbattibilità e non so se resiste ancora. I leccesi chiusero la stagione al terzo posto, il Bari fu secondo e noi in vetta. Ricordo tantissime battaglie sportive su campi come Trapani, Marsala, Siracusa, Torre del Greco, Sorrento. Lottammo fino all’ultimo, punto su punto, riuscendo a spuntarla. Ero abbastanza giovane quando venni a giocare a Catania. Ho ancora degli amici lì. Anche vestendo la maglia del Monopoli conservo ricordi positivi. Abito proprio a Monopoli. Giocai in biancoverde per quattro anni. Vincemmo la C2, l’anno successivo disputammo la Coppa Italia maggiore affrontando squadre del calibro di Inter, Lazio, Atalanta. Un motivo di vanto per la città. Sono state delle belle stagioni. Tra l’altro, a proposito di Monopoli, sottolineo che l’attuale portiere biancoverde è un prodotto della mia scuola calcio. Lo diedi alla Fiorentina che, a sua volta, lo cedette al Sassuolo, attuale proprietario del cartellino. Siamo molto amici col padre del ragazzo”. 

So che ti piaceva anche fare il turista, quando militasti nel Catania…
“Diciamo che non mi sono fatto mancare niente (ride, ndr). Abitavo ad Aci Castello, vedere il fuoco dell’Etna ero uno spettacolo. Il vulcano lo vidi anche da vicino, ricordo quando presi la funivia. Bellissimo. Ma io ho girato tutta la Sicilia in macchina. Il lunedì preferivo andare in giro perchè mi piaceva recarmi in posti stupendi. E la Sicilia ne ha parecchi”.

Tra le tappe più importanti della carriera, quella vissuta al Lanerossi Vicenza.
“Forse furono gli anni migliori. Non disdegno neanche il periodo giovanile nella Fiorentina dove debuttai anche in prima squadra. I viola in seguito mi cedettero al Catania in comproprietà, poi mi riscattarono prima di essere girato al Vicenza, successivamente altra comproprietà e non volli tornare io a Firenze. Solo dopo dieci anni ti accorgi che vado bene per te? Troppo tardi. Purtroppo nel calcio spesso i giudizi vengono dati per simpatie, puntiglio, modi di vedere le cose. Le carriere a volte si fanno anche in questa maniera. Strano ma è così”.

A proposito di Vicenza, un certo Paolo Rossi militava in quella squadra.
“Paolo, sì. Che purtroppo ci ha lasciati di recente (ricorda con un filo di commozione, ndr). Un mese prima della scomparsa lo sentì su Whatsapp, gli chiesi come stesse e lui rispose «benino». Significava non bene, in realtà, ma nessuno era al corrente delle condizioni di salute di Paolo. A parte i familiari stretti. Preferì non comunicare la sua malattia agli altri, forse perchè temeva che sarebbe stato un macello se fosse scattato il tam tam mediatico. Fu un fulmine a ciel sereno. Due settimane prima era morto Maradona, poi toccò a Ernesto Galli, portiere con cui giocai a Vicenza. In seguito si spense Paolo. Erano due miei amici. Stavo proprio giù in quel periodo, ero dispiaciutissimo. Pablito, tra l’altro, proprio contro il Catania realizzò una tripletta in Serie B. Già a quei tempi faceva gol incredibili”.

Tornando al Catania, realizzasti un gol estremamente importante nel 1974-75.
“Impossibile non ricordarlo. A tre giornate dalla fine, giocammo il derby dello Stretto con la Reggina. I calabresi non avevano alcuna intenzione di concedere sconti. Eravamo sotto di due reti a Reggio. Spagnolo non era disponibile e, in attacco, giocarono sia Colombo che Ciceri. Entrambi riuscirono a pareggiare i conti tra il primo ed il secondo tempo. Ad un certo punto la Reggina tolse un attaccante ed io potetti spingere, non rimanendo in marcatura. Effettuai una conclusione al volo e la palla finì sotto l’incrocio. Fu la rete del 2-3 che ci avvicinò sempre di più alla promozione in B. Mancavano, tra l’altro, pochi mesi alle elezioni elettorali e Massimino sul traghetto indicava il «3» e il «2», i numeri della sua lista. I tifosi pensavano fosse il risultato e lo osannavano, ma era un modo per dire «votate 32». Massimino impazzì di gioia, con lui i tifosi. La gente veniva sempre a salutarci prima di partire per le trasferte. Ho ricordi stupendi di Catania, di un gran bel periodo vissuto. Sul quotidiano ‘La Sicilia’ fecero una petizione di firme affinchè restassi, ma non bastò perchè la Fiorentina decise di riscattarmi nell’ambito di altri affari con il Vicenza”.

Se ti faccio il nome di Vincenzo Guerini, a cosa pensi?
“Ah, Vincenzo. Siamo stati compagni di squadra. A Firenze ricordo che tutti disponevano di un appartamento, solo io e Vincenzo avevamo una camera, essendo militari. Lui non c’era quasi mai perchè nel giro della Nazionale Under 21, arrivava alle 3 di notte, accendeva la luce e mi faceva un casino. Un matto, ma soprattutto un amico. Ha fatto anche l’allenatore, ha vinto dei campionati. Un professionista serio, adesso lavora come dirigente a Catania dopo avere fatto altrettanto nella Fiorentina. E’ un conoscitore di calcio. Purtroppo interruppe la carriera da calciatore a seguito di un brutto incidente stradale. Gli auguro ogni bene e ci tengo a salutarlo attraverso le vostre pagine. Come saluto tutti i tifosi del Catania”.

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