ESCLUSIVA – Caffo: “Catania, non mi fido di Mancini. Serve il contributo di più soci facoltosi. Torre del Grifo non è il nodo principale”

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Giuseppe Caffo

Piacevole chiacchierata telefonica con il Presidente della Vibonese Giuseppe Caffo, quando si avvicina il fischio d’inizio di Vibonese-Catania allo stadio “Luigi Razza”. Gara dal sapore particolare per Caffo, tifoso rossazzurro da sempre ma che, domenica, spera ovviamente che la “sua” Vibonese conquisti altri punti fondamentali per sperare ancora nella salvezza. E’ stata anche l’occasione per focalizzare l’attenzione sulle dinamiche societarie interne al Catania:

Presidente, quanto è stato importante il successo ai danni del Taranto?
“Molto. Soprattutto per dare fiducia e morale a tutto l’ambiente che, chiaramente, non è al top. Domenica andremo in campo per acquisire il massimo risultato possibile contro un Catania che non attraversa uno dei migliori momenti in ambito societario, malgrado tutto la squadra e Baldini sono sul pezzo. Il mio animo è sempre rossazzurro, lo sapete, quindi capisco i tifosi nella maniera più assoluta. Il Catania non può e non dovrebbe morire. Ma se anche imprenditori locali dicono che da soli non ce la fanno, evidentemente un motivo c’è perchè bisogna mettere pesantemente mano al portafogli in un contesto in cui vieni dalla pandemia e c’è crisi a tutti i livelli. Pensiamo all’investimento dei fondi americani in Serie A. La Juventus è al sicuro perchè c’è la signora Fiat. L’Atalanta fa i fatti ed è una delle poche eccezioni in cui i riscontri economici ci sono, avendo puntato anche sulle potenzialità delle giovanili”. 

Che ne pensa del nuovo bando indetto dal Tribunale?
“Tecnicamente parliamo di offerta libera e, al momento, è venuto fuori solo il nome di Benedetto Mancini. Conoscendo un pò la sua storia, ho i miei dubbi. Mi dispiace davvero per il Catania questa situazione. Poi non so se ci sarebbe qualcuno pronto a collaborare eventualmente con il sig. Mancini. Dubito che da solo possa avere la forza, la capacità economica di tirare fuori il Catania dalle sabbie mobili”. 

Perchè è così diffiicle acquistare il Catania?
“Servono investimenti per acquisire il ramo d’azienda ed entrare in possesso del titolo sportivo. Ci sono non poche spese che gravano sulle spalle di chi comprerebbe il Catania. Ed io, ripeto, non credo molto in Mancini. Penso all’operazione con la Pallacanestro Lazio, avventura al capolinea dopo pochi mesi. A Latina sostenne di essere stato truffato, ma altri non dicono lo stesso, ci sono anche esempi negativi con altri club”. 

Più facile acquisire il Catania in D?
“In ogni caso servono comunque soldi puliti. Ripartiresti senza alcun debito sulle spalle, come accaduto ad altre realtà illustri. Adesso devi ripristinare un castello minimo per arrivare alla fine del campionato e poi pensare alla prossima stagione. Sarà importante capire cosa succederà dopo il nuovo bando indetto dal Tribunale, se il bonifico di Mancini arriverà entro lunedì. Serve un gruppo, una persona con disponibilità finanziarie non indifferenti. Partire eventualmente da una società con debiti azzerati ha i suoi vantaggi, ma serve comunque programmazione”.

Qualche tifoso scrive sulla nostra pagina Facebook che ci vorrebbe un Presidente come Caffo. Lei cosa risponde?
“Se Caffo avesse avuto la possibilità reale per sostenere il Catania, avrebbe fatto qualcosa. Ma una persona sola difficilmente può attingere. Solo con il contributo di altri soci facoltosi si può portare avanti un progetto importante per il Catania. I curatori stanno continuando a lavorare, evidentemente intravedono delle possibilità. Vedremo. Chissà, magari non si presenterà il solo Mancini. Nelle casse della Curatela intanto ci sarebbero 125mila euro accreditate dal sig. Mancini. Ma attenzione, a Latina presentò anche una caparra ma poi non andò avanti. In un’altra asta – che non riguarda il calcio in una vicenda che ho vissuto direttamente – ha versato l’1% in un luogo non lontano da Roma. Quell’azienda era quasi fallita e non si è più ripresa, parliamo di un’azienda di primario livello. Se è vero che ha versato 125mila, ora dovrebbe effettuare gli altri bonifici mancando 375mila euro. E lui rischierebbe di perdere il 25% se non desse seguito agli altri versamenti. Ma perchè nei giorni scorsi il capitale sociale non è stato portato a 500mila euro? Non so quali siano le sue strategie”.

Torre del Grifo fuori dal bando può disincentivare i potenziali acquirenti?
“Relativamente. Si venderà a parte. Chi ha interesse potrebbe avere magari uno sconto, un prezzo di favore per acquisire l’immobile, oppure ottenere un diritto di prelazione ma parliamo di un mutuo del Credito Sportivo. Il Credito Sportivo deciderà cosa fare. La squadra, se non ci fosse Torre del Grifo, si allenerebbe altrove. Forse la struttura è fuori dal bando per non costituire un peso economico in più per gli eventuali acquirenti. Secondo me il vero nodo è quello di poter gestire la società, a prescindere da Torre del Grifo. Si possono limitare i costi attraverso il settore giovanile – ed il Catania è stato bravo in questo mettendo in mostra qualche ragazzo di sicura prospettiva – ma le spese non mancano e lo so bene. Paghi gli stipendi ai calciatori, ma ci sono anche tecnici, medici, fisioterapisti, paghi gli spostamenti, le trasferte. L’Avellino ha messo sul piatto 8 milioni, il Bari 10/12, il Catanzaro altrettanto. I costi da sostenere sono molto importanti. Il Benevento per andare prima in Serie B, poi in A ogni annno spendeva dai 10 ai 12 milioni. Lottando a lungo per potere emergere. Non ci sono grandi incassi in C, pochi sono i contributi. E’ tutto a perdere. Ogni anno muoiono 4-5 squadre minimo. Il Trapani ha sfiorato la A qualche anno fa, nel giro di un paio di stagioni è precepitato non riuscendo nemmeno a ripartire dalla C. Un imprenditore lo ha tenuto a galla con sacrifici personali, poi è venuto meno ed il Trapani è andato giù. Il Palermo perso Zamparini è crollato. Quando scendi dalla A il rischio di precipitare è molto serio”. 

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