Mihajlovic nel cuore di Catania: guerriero sul campo e fuori

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La morte prima o poi porta con sé anche gli animi più forti e combattivi. Sinisa Mihajlovic, ex allenatore rossazzurro, l’ha sicuramente affrontata a testa alta, dimostrando il suo profondo attaccamento alla vita e la sua voglia, già manifesta sui campi di calcio, di non mollare mai andando sempre fino in fondo. Ha affrontato da vero leone la leucemia non riuscendo ad avere la meglio sulla malattia ma il suo ricordo resta vivo e presente nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo e pure in quello di molti tifosi che, sebbene non lo abbiano frequentato, hanno capito le qualità e lo spessore umano della persona.

A Catania resta indelebile il ricordo di un uomo determinato, sicuro di sé e delle proprie capacità, che ha trasmesso uno spirito positivo anche alla sua squadra. Ricordiamo, infatti, la stagione 2009/2010 in cui approdò in terra etnea per allenare un Catania apparentemente spacciato, relegato ai bassifondi della classifica, preso a campionato in corso e salvato dal condottiero serbo con il raggiungimento, tra l’altro, di record straordinari e indimenticabili. Un esempio fra tutti la vittoria sull’Inter di Mourinho del triplete per 3-1, battaglie vinte che sono rimaste nella storia e che il Catania ha voluto celebrare giustamente ieri con un comunicato ma anche con il ricordo da parte della nuova dirigenza rossazzurra nel corso di un incontro riservato alla stampa in vista del periodo natalizio. Pure in questa occasione sono state ricordate le qualità morali di Mihajlovic.

È stata una bella botta, sono rimasto due giorni chiuso in camera a pensare a tutto, a riflettere, a piangere, mi è passata tutta la vita davanti – disse il 13 luglio del 2019 -. Non sono lacrime di paura, le mie. Io rispetto la malattia, ma so che la vincerò. La guarderò dritta negli occhi, la affronterò a petto in fuori: non vedo l’ora di andare martedì all’ospedale, prima comincio e prima finisco. La malattia si deve affrontare come voglio che loro affrontino le partite – dichiarò riferendosi ai propri giocatori del Bologna -, ho detto loro: attaccare, pressare, aggredire, andare a fare gol, non stare ad aspettare”.

Diverse personalità di rilievo del panorama sportivo e non soltanto hanno pubblicato un ricordo in onore del tecnico omaggiandolo per quello che semplicemente era: un grande uomo, indimenticabile, che ha vinto la partita della vita, attimo dopo attimo lasciando un grande vuoto a chi gli voleva bene.

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