ESCLUSIVA – Alderisi: “Catania società forte e lungimirante. Sullo stato di salute del calcio etneo…”

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Il mondo del calcio punta sui giovani. Pierpaolo Alderisi, allenatore e selezionatore della Rappresentativa U17 Sicilia e Osservatore per le rappresentative Nazionali, ha parlato ai nostri microfoni intervenendo sulle vicende del nuovo Catania.

Cammino del Catania dopo il triste epilogo dello scorso anno. Si aspettava questo trionfo e soprattutto che l’entusiasmo in città sarebbe tornato così presto?
Una società forte, determinata e dalle idee chiare. Un allenatore pragmatico e di grande esperienza in categoria. Un gruppo di calciatori dalle notevoli capacità. Gli elementi per assistere ad una marcia trionfale c’erano tutti e così è stato. L’entusiasmo della città poi non mi stupisce affatto. Il legame della gente alla squadra di calcio fa parte del Dna dei catanesi“.

Il nuovo progetto rossazzurro pare sia realmente fondato sulla necessità di produrre e scovare talenti. Quanto, da addetto ai lavori, apprezza questa scelta da parte della nuova proprietà etnea?
Molto! Le premesse sono interessanti e lasciano ben sperare. Occorrerà tuttavia supportarle attraverso una strutturazione di livello, un’area scouting organizzata e capillare e investimenti economici su strutture e risorse umane che abbiano un altissimo profilo professionale. Sono assolutamente certo che una società lungimirante come quella del Catania avrà già individuato queste ma anche altre priorità. I talenti vanno scovati sì, ma poi accompagnati nel loro percorso di crescita. Al momento Orazio Russo e Massimiliano Borbone stanno svolgendo un ottimo lavoro ponendo delle basi molto solide“.

Negli anni che hanno purtroppo accompagnato il Catania al fallimento, si stava comunque cercando di puntare già su qualche talento locale. Qual è lo stato di salute del mondo calcistico catanese?
La riassumerei così: troppe realtà, pochi impianti. Troppe società finiscono inevitabilmente per diradare la qualità presente sul territorio. Perché di talenti ce ne sono grazie al cielo. Il capitolo dell’impiantistica poi è un vero disastro: poche strutture in generale e tra queste pochissime di livello consono. Il PNRR potrebbe risolvere questa annosa questione. Spero che la classe politica sappia farne buon uso“.

La doppia faccia della medaglia del calcio italiano. Da una parte si spendono cifre folli, dall’altra si è ormai capito che così non si può fare molta strada, e molte società, anche blasonate, hanno deciso di coltivare il proprio vivaio. Quanto manca però per poter competere con altri paesi in cui questo processo di valorizzazione della cantera è cominciato con largo anticipo?
A livello nazionale, tranne che per qualche realtà, siamo indietro di almeno 15 anni.
Adesso sembra che qualcosa stia cambiando, tuttavia il processo va ancora troppo a rilento. Come sempre in Italia ci si muove quando siamo con le spalle al muro. Credo sia una questione culturale. Occorre investire molto sulle strutture e su una seria organizzazione dei settori giovanili. Come dico da sempre il settore giovanile non è un costo ma un investimento“.

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