ESCLUSIVA – Orazio Russo: “Catania il mio destino. Appartenenza e catanesità al centro del progetto. Modelli, sogni e sacrifici…”

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Passione, viscerale e figlia di un’appartenenza alla causa racchiusa nel Dna. Crescita, desiderata ma soprattutto coltivata, nel sacrificio e nella dedizione. Il premio è una formazione prima di tutto personale, ma anche sociale e – in questo caso – calcistica. La strada è tracciata. Si tratta dello stesso cammino che ha segnato la storia di un ex calciatore del Catania che ha raggiunto vette importantissime, e che oggi è il Responsabile del Settore giovanile rossazzurro: Orazio Russo. Con lui ci immergiamo nel mondo dei più giovani, conoscendo già i primi frutti del lavoro di questi mesi con una nuova proprietà alle pendici dell’Etna.

“C’è stata molta emozione a ricominciare dopo la batosta che tutta la città di Catania ha subito – spiega Orazio Russo ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com. Per me è stata una mazzata tosta da digerire, da quando ho smesso di giocare ho comunque continuato a lavorare per la squadra di calcio della mia città e ho sempre sentito, molto forte, il senso di appartenenza a questi colori. La nuova società sta lavorando, dimostrando di avere carisma: quando mi hanno coinvolto per me è stato davvero bello, ci tengo troppo a lavorare nella mia città, il Catania è stato il mio destino, sin da piccolo.

I dirigenti, quando rilasciano delle dichiarazioni, parlano spesso del settore giovanile e questo ci fa capire quanto sia grande l’attenzione che dedicano a questo aspetto della nuova società. Io sento molto il senso della responsabilità del lavoro che faccio, ed è giusto che sia così: si tratta di un’attività davvero stimolante”.

Sentire la “catanesità”. “Quando il Calcio Catania spa è fallito abbiamo perso alcuni prospetti davvero interessanti – racconta il Responsabile del settore giovanile – Questo vuol dire che si stava già lavorando bene. Ragazzi come Emanuele Pecorino, Flavio Russo, e ancora Tropea, Borriello, Pisasale, Napolitano… Tutti loro sono stati parte del Catania. Vogliamo fare ancora meglio degli scorsi anni. Noi quest’anno nel nostro piccolo siamo ripartiti purtroppo da zero, ma devo dire che fino a ieri sono stato con Rizzotti, convocato in Under 15 Lnd Nazionale, Pelleriti sarà in Under 17 Nazionale. Abbiamo mosso i primi passi, nella prossima stagione sicuramente disputeremo campionati più competitivi. La società sta mettendo a disposizione tutto ciò che serve, mi hanno chiesto di trasmettere ai ragazzi l’importanza di sentire la ‘catanesità’ e mi impegnerò al massimo per raggiungere l’obiettivo”.

Strutture, tasto dolente. Per ora. “Quello delle strutture in questo momento forse è il vero problema di questa stagione – ammette Orazio Russo –, sappiamo che c’è tanto da lavorare, la situazione la conosciamo. La società, inutile che lo dica, lavora costantemente per cercare le giuste soluzioni, nonostante siano qui soltanto da pochi mesi hanno già fatto tantissimo e sono convinto che faranno di tutto per allestire tutto ciò che ci vuole per costruire un futuro importante”.

Modelli, sogni e… sacrifici. “Nel settore giovanile lavorano, com’è giusto che sia, tante persone – dice –, si tratta di un movimento importante su cui tutte le società che si rispettino devono puntare. Non ho un modello di settore giovanile da seguire, ma mi piace molto studiare e migliorarmi. Naturalmente cerco di carpire il meglio da ciò che vedo in giro. Il mio sogno, comunque, è quello di costruire tutte le nostre squadre con ragazzi catanesi. Chissà… Con le scuole calcio locali c’è un dialogo già significativo, per programmare altre cose dobbiamo aspettare e costruirle col tempo, un mattoncino dopo l’altro.

Il calcio moderno è diverso da quello di un tempo, anche dal punto di vista delle aspettative. Quando vado a Nesima e seguo le squadre al lavoro, parlo molto con i ragazzi che devono essere guidati. Cerco di trasmettere loro il valore della predisposizione al sacrificio. Oggi si tende a voler raggiungere subito il risultato, invece ci vuole una forza mentale per capire che un successo va costruito. Da piccolo io non uscivo quasi mai – chiosa Russo –, per esempio, perché volevo stare sempre concentrato sulla partita della domenica”.

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