TABBIANI: “Alleno per passione. Catania, chiamata inaspettata. Pelligra vero tifoso rossazzurro”

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foto Catania FC

A Zafferana Etnea, sede che ospita il ritiro di pre campionato del Catania, lunga intervista concessa dall’allenatore del Catania Luca Tabbiani ai microfoni di Chancebet News. Ne riportiamo di seguito un estratto:

Sono una persona curiosa, dinamica perchè mi piace cambiare spesso luoghi, vedere cose nuove, provare cibi nuovi. Per fortuna sono entrato nel mondo del calcio sin da ragazzo, girando tante città, conoscendo tanti modi diversi di vivere. Ho trascorso anni bellissimi da calciatore perchè facevo quello che ho sempre sognato da piccolo, giocare a pallone trasformando la passione in lavoro. Anni stupendi che mi hanno fatto crescere molto, del resto lasciando casa da giovane impari a doverti gestire e cresci molto in fretta. Diventi uomo un pò prima facendo questo mestiere, hai delle grosse responsabilità già a 20 anni e non è facile superarle. Ecco perché l’importante è non mettere troppa pressione a dei ragazzi che hanno l’obbligo di sbagliare per potere migliorare. Ho concluso la carriera al Sestri Levante, non avevo mai giocato nei Dilettanti ma volevo avvicinarmi a casa perchè mia figlia aveva iniziato ad andare in prima elementare e preferivo iniziasse un percorso importante a scuola senza cambiamenti. Al termine del mio secondo anno di Serie D lasciai il calcio giocato perché mi piaceva l’idea di allenare, seguivo gli allenamenti del Genoa e della Sampdoria, non avevo più grandi motivazioni o ambizioni per poter continuare a giocare e allora smisi. La mia storia con il calcio giocato si è chiusa con un lieto fine, realizzando il gol della salvezza ai playout nonostante non avrei dovuto giocare perché avevo un infortunio alla spalla”.    

Ho iniziato il mestiere di allenatore con passione soprattutto, io se lo facessi per 12 mesi consecutivi sarei contento. Mi piace molto di più allenare, molti ex compagni tornerebbero a giocare ma a me onestamente piace questo nuovo ruolo, mi dà più soddisfazioni. Tra le esperienze in panchina, a Fiorenzuola ho passato 4 anni fantastici lavorando in una società a misura d’uomo, in paese molto piccolo dove potevo sbagliare perchè non c’è tutta quella pressione che trovi in realtà importanti come Catania. Ma devi anche vivere queste pressioni. Le esperienze che maturi ti permettono di fare errori, capirli, correggerli e non ripeterli più. Il Fiorenzuola non andava in C da tempo, gli anni in terza serie sono stati molto formativi perchè c’è molta differenza rispetto alla D. Ti confronti con realtà molto più importanti in un contesto diverso, l’esperienza in C sulla panchina rossonera mi è servita molto aggiungendo tanto al mio bagaglio di esperienza. Devo molto al Fiorenzuola che mi ha permesso di lavorare nel migliore dei modi”.

“Antonio Conte e Rolando Maran? Conte l’ho avuto per poco tempo ma mi ha trasmesso soprattutto la grande voglia di vincere. Lui ha vinto tutto da calciatore, mi ha fatto impressione il modo in cui lui si è calato in una nuova realtà mettendoci tanta passione e voglia. Aveva il desiderio di vincere e l’obiettivo, poi raggiunto, di allenare la Juve. E’ un vincente. Per quanto riguarda il mio rapporto con Maran, ero un suo guerriero. Non avevo grandissima qualità ma ero il classico giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Mi ha portato a Bari, a Trieste ho giocato parecchi anni, col vice Maraner ci avevo giocato insieme. Maran mi ha aiutato molto sul piano caratteriale, con lui a Bari non fu facile l’inizio perché venivo da Cremona dove avevo una certa considerazione. Non partì benissimo, un giorno mi chiamò e disse di darmi una svegliata perché non poteva perdere la faccia a causa mia. Fece un discorso che mi aiutò molto. Mi ha trasmesso anche l’importanza della comunicazione, infatti cerco di essere sempre abbastanza comunicativo trasmettendo le mie esperienze e idee ai giocatori. Studiare il ragazzo, conoscerlo, comunicare con lui è la parte più affascinante e difficile del nostro mestiere. Mi piace lavorare in serenità, a volte le cose possono andare male ma se hai lavorato correttamente la bontà dei rapporti con le persone deve rimanere. E’ bello conoscersi anche un po’ al di fuori del campo”.

“Pelligra? Ad impatto sono rimasto colpito perché mi ha proposto un programma societario che richiedeva quelle che poi sono le mie idee sul piano dei valori e sotto il profilo calcistico. Creare identità, dare importanza ai comportamenti rispettando la società sono cose che mi appartengono. Quando hai le stesse idee è molto più facile trasmettere i tuoi valori. Sentirmi dire queste cose da un club importante e sentirle cucite sulla mia pelle è stato importante. Sapevo che la società avesse incontrato allenatori con un curriculum migliore del mio, ma ho sempre sperato che la scelta ricadesse su di me. Pelligra l’ho conosciuto in conferenza stampa, prima telefonicamente. Persona bella, pura, pulita, che parla col cuore, vuole attirare gente ed è molto tifoso del Catania. Ho la sensazione che non sarà difficile costruire un rapporto con lui perché mi dà l’idea che abbia dei valori importanti”.

Non mi sarei mai aspettato che il Catania mi chiamasse. So la storia, l’importanza della piazza, sono strafelice di avere questa opportunità e so di avere una grande responsabilità. L’altra sera un sacco di tifosi ci hanno salutato. E’ la cosa bella di questo mestiere. Se le cose andassero bene potrei ricordarmi di questa stagione per tanti anni della mia vita. Capisci subito la grande passione dei tifosi rossazzurri che ti spingono ad attribuire importanza allo stemma che porti sul petto. Anche in sede le persone mi salutano con piacere. Qui c’è molta accoglienza, rispetto al nord è molto diverso ed io mi sento vicino a questo modo di essere. Avendo contatti, rapporti. Qua è estremizzato e mi piace molto questo aspetto”.

Tabbiani è una persona molto semplice, innamorata del lavoro che svolge. Mi piace pensare a cosa potrebbe accadere domani, dove possiamo arrivare. Guardo sempre avanti, sono stato abituato a mettermi in discussione ogni giorno, sapendo che può cambiare tutto da una settimana all’altra. Credo tantissimo nei valori umani e, come tutti, anch’io ho un sogno nel cassetto. L’ambizione di essere sempre davanti. Adesso penso a questa stagione, con la possibilità di realizzare qualcosa d’importante in una società importante. E’ chiaro che il sogno è quello di poter esultare a fine anno, ma il vero sogno deve essere quello di fare bene di settimana in settimana, se non hai sogni o ambizioni non puoi far parte di questo mondo. Se non hai qualche obiettivo da raggiungere è difficile arrivarci”.

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