A MENTE FREDDA: discontinuità nell’arco dei 90′, Catania Chiricò-dipendente

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foto Catania FC

Catania per lunghi tratti dell’incontro riversato nella metà campo avversaria, quattro occasioni nitide, diversi tentativi di sfondamento ma la difesa del Foggia ha retto fino alla fine. Poteva essere la classica partita da 0-0 con il rammarico per una mancata vittoria al cospetto di un avversario in grado di lottare con le unghie e con i denti per la conquista di almeno un punto. Invece, in modo analogo alla gara di esordio con il Crotone, i rossazzurri hanno archiviato l’incontro con un pugno di mosche in mano. Tre punti per il Foggia che sentitamente ringrazia. Altra sconfitta beffarda, caratterizzata da imprecisione sotto porta e pochi (gravi) errori difensivi pagati a carissimo prezzo. Ma il risultato è sovrano e, oggi, i numeri non premiano un Catania che nelle prime quattro giornate ha raccolto la media di un punto a partita.

Il campionato è appena iniziato, dirigenza e mister lo ricordano spesso, sottolineando che ci voglia tempo e pazienza per assimilare i meccanismi di gioco e raggiungere una condizione fisica ottimale. Il mese prossimo però il Catania disputerà otto partite a distanza ravvicinata e, dunque, bisogna cominciare ad imprimere un’accelerata per avvicinarsi alle zone di vertice della classifica. Tabbiani insiste portando avanti le sue idee, i suoi principi di gioco con l’azione che parte da dietro e l’intento di sviluppare una manovra avvolgente, propositiva ed efficace. I concetti ci sono ma vengono espressi in campo con discontinuità nell’arco dei 90’ alternando sprazzi di bel calcio a momenti di confusione, pressing alto e intensità a blackout improvvisi.

Ieri sera il Catania ha conservato un possesso palla importante, con tanti cross più volte di facile lettura per la difesa rossonera mancando nell’ultimo passaggio. Poi, il venir meno le energie, ha determinato un calo di lucidità e proprio in questi frangenti il Foggia ne ha approfittato con cinismo e praticità. Evidenti gli errori difensivi in occasione di entrambe le reti: la prima, quella di Marino, è arrivata a difesa schierata con il centrocampista a cui è stata concessa troppa libertà nell’esecuzione del tiro; nella seconda, invece, incomprensione tra Bethers e Curado con Tonin che conquista il possesso della sfera mettendo la parola fine all’incontro.

C’è da dire, inoltre, che lo stravolgimento della formazione di partenza ha destato qualche perplessità. Quaini in difesa ha fatto il suo ma, forse, avanzarlo a centrocampo come accaduto a Monopoli avrebbe garantito più geometrie alla squadra, rispetto ad un Ladinetti parso ancora in difficoltà. Deli a corrente alternata, con ottime potenzialità ma una condizione fisica non ancora delle migliori. Dietro la mancanza di un leader come Silvestri si è fatta sentire, in avanti Bocic ha avuto la sua chance di giocare dal 1’ evidenziando una certa generosità e qualche spunto interessante ma è stato poco incisivo. Sarao ben controllato dalla difesa pugliese. Marsura e Di Carmine sono entrati nella ripresa non mutando la sostanza.

Il solito Chiricò ha provato ad accendere la fantasia della squadra andando anche vicino al gol in più circostanze. L’esterno è un po’ il tuttofare di questo Catania, ma le giocate offensive non possono passare quasi esclusivamente dai piedi dell’ex Crotone, rischiando di risultare fin troppo prevedibili per gli avversari. Insomma, al netto degli episodi poco fortunati che hanno caratterizzato la sfida si può e si deve fare di più. A cominciare da domenica, quando l’Elefante renderà visita alla Casertana.  

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