Ha vissuto in prima persona pagine importanti del calcio siciliano, lavorando con passione e competenza in piazze come Catania, Trapani e Messina. Mario Marino, dirigente sportivo di lungo corso e profondo conoscitore della Serie C, analizza ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com l’attuale campionato e la corsa alla promozione del nuovo Catania di mister Toscano. Un’intervista a tutto tondo, nella quale il direttore si sofferma sulla forza dell’organico rossazzurro, sul valore tecnico del Girone C, sul futuro di Torre del Grifo e anche sul proprio percorso professionale, tra passato e nuovi orizzonti.
Come giudica il campionato di Serie C di quest’anno?
“A livello generale nella Serie C c’è una enorme disparità nel valore tecnico e societario nei tre Gironi A, B e C. Sarebbe stato, secondo me, più accettabile da parte della Federazione un sano sorteggio generale nella composizione dei tre Gironi che sicuramente avrebbe apportato un maggiore interesse tecnico, una visione più ampia nella conoscenza del prodotto in campo, un coinvolgere la gente con nuova curiosità e infine una utile e sperabile spartizione di valori tecnici nelle tre suddivisioni di C. Del nostro Girone C dico, e i dati confermano sempre, che rimane quello più “pesante”, quello più difficile da giocare e anche per la solita presenza di società storiche e popolate città con coinvolgente e passionale pubblico”.
Il Catania sta dimostrando di avere le carte in regola per lottare per il vertice della classifica del Girone C, è d’accordo? Secondo lei questo salto di qualità rispetto alle passate stagioni da cosa è determinato?
“Questa annata del Girone C vede tre squadre e tre società forti come possibili e decise protagoniste: Catania, Salernitana e Benevento, tutte aspiranti principali alla vittoria finale per la B. Poi ci sono altre quattro o cinque “rognose” formazioni di buona caratura tecnica e anche storiche presenze come Cosenza, Casertana, Trapani, Crotone e Monopoli. Ho già detto a fine mercato, e a chi mi ha chiesto io ho risposto, che il Catania quest’anno ha l’organico più completo e più competitivo del Girone C. È la candidata più seria e più completa, sia in campo che fuori, per l’auspicabile vittoria finale. Ha un allenatore che conosce la Serie C e che spesso ha vinto, e ora è coadiuvato da un valido conoscitore di area tecnica: questa estate hanno completato e “rimediato” al brutto assemblaggio precedente fatto di giocatori scelti con operazioni ed esborsi esagerati e poco aderenti al volere tecnico indicato dal mister, e che alla somma dei risultati non hanno risposto alle aspettative che in società speravano dal campo. Si è scelta una linea strutturale indicata dal tecnico, cosa che lo scorso anno non successe per via di una innaturale discrasia tra le idee del tecnico e del direttore sportivo assunto dopo l’allenatore (clamoroso errore). Come fu difficile capire e “digerire” la non riconferma di un giocatore appena riscattato dalla Lazio come Cicerelli, e uguale fu la non riconferma del micidiale goleador della parte finale di stagione come lo era stato Pietro Cianci. Ci aggiungo (da fuori è sempre difficile saperne di più e meglio) un po’ di inusuale “confusione” interna alla società, adesso che pare pienamente azzerata…”.
Cosa mancherebbe a Salernitana e Benevento rispetto al Catania?
“Vedo favorito il Catania, a prescindere dalle due nette vittorie interne sulle altre due favorite come lo sono Salernitana e Benevento, e spiego perché. Questo nuovo Benevento allenato dal mio amico Gaetano Auteri, che su nove gare di campionato ne ha già perse tre (a Casarano, a Latina e a Catania), si schiera con giovani da minutaggio, come dimostrano i dati pubblici delle somme già incassate dalla Lega. Per me si dimostra squadra “battibile”, anche se forte, ma che non ha la buona e valida ricchezza di uomini in panchina come li hanno, invece, il Catania e la Salernitana. La Salernitana del direttore Faggiano e allenata dal mio vecchio conoscente Peppe Raffaele ha tanti giocatori di alto spessore e valore tecnico, e anche tanto costosi. Secondo me mister Raffaele è il punto debole della squadra perché non ne ha carisma e personalità per poter gestire e trasmettere il suo “non gioco”, cosa da me conosciuta nel suo percorso da tecnico e ivi compresa l’annata con Catania in versione Sigi, dove io già stavo nell’area tecnica e ci rimasi anche dopo il suo esonero. È un allenatore non abituato a giocare per vincere e per me non adatto a una piazza di passato e di prestigio come può essere Salerno. Ho visto giocare la sua Salernitana a Catania: poteva finire con più ampio scarto a favore del Catania. Presuntuoso nel presentarsi con tre attaccanti centrali come Ferrari, Inglese e Ferraris… e che hanno mostrato come si può far giocare una squadra in inferiorità numerica in uno scontro diretto”.
Il Catania deve fare corsa su se stesso?
“Per me solo il Catania può perdere questo campionato. Ha l’organico e i giocatori più forti, ha il pubblico migliore e, con il supporto dei due professionisti aggiunti quest’anno come il dottor Zarbano e il dottor Giuseppe Sapienza, ha riarmato una solida società per tante giuste necessità. Non credo nella continuità e nella solidità tecnica di Salernitana e Benevento. Catania resta per me la favorita alla conquista dell’attesa Serie B e le due vittorie negli scontri diretti ne danno conferma e consolidano le convinzioni al gruppo squadra stesso”.
Cosa ne pensa della situazione di Torre del Grifo? Giusto scommettere su questa struttura per il futuro del calcio catanese?
“Necessaria e “ritardata” l’acquisizione di Torre del Grifo. Era una necessità primaria, di base… senza se e senza ma. Spero si concluda positivamente l’operazione dell’acquisto del centro sportivo. Capisco l’enormità della struttura, ben pensata e ben costruita, ma successivamente ed esageratamente peggiorata e allargata con l’idea della piscina, dei negozi, della spa, dell’hotel, eccetera… che sono stati costi di successive gestioni e aggiunte di gravosi problemi per il declino finale e generale del centro. Quante volte si sarà pentito il presidente Pulvirenti per aver lasciato fare… io so bene, conosco il suo grande malessere. Sarebbero bastati i campi con gli annessi spogliatoi, palestre, foresteria e mensa per prima squadra e settore giovanile, e la sola aggiunta della sede centrale della società. Invece la mania di grandezza e le elaborate aggiunzioni sono state le cause primarie della rovina finale del Calcio Catania S.p.A. Quando sentivo parlare di utilizzo del Cibali e del Cibalino da parte della nuova società Catania FC per gli allenamenti, non riuscivo a digerire questa brutta e malsana idea, tanto da formula egoistica per vivere e stare tutti assieme in città e senza disagi… non posso pensare ad altro. Due anni fa ci sarebbe stata l’utilissima possibilità di bloccare e prendere quella nuova e modernissima struttura costruita a Viagrande, e per me la FC Catania intanto doveva subito far sua… immediatamente, prima che il dottor Franco Proto bloccasse e acquisisse per tanti lunghi anni a favore del suo Atletico Catania di Eccellenza. Oggi la squadra femminile della FC Catania è costretta a pagare l’affitto per le proprie gare interne se vuole avere il pubblico e giocare in un campo decente. Errore enorme quando vedo che il settore giovanile si priva del suo pubblico a Nesima e resta a giocarci… io non capisco. Oggi, anzi subito da ieri, serve mettere mani su Torre del Grifo: non si può fare a meno del centro sportivo”.
Guardando l’organico del Catania, quali ritiene siano i calciatori imprescindibili e perché?
“Di giocatori importanti il Catania ne ha in tutti i reparti, in tutti i settori del campo. Per me, che ho visto tanti di questi giocatori da “giovani speranze” e molti al Torneo di Viareggio, posso dire di Lunetta, Forte, Cicerelli, Donnarumma (ex anche del Monopoli, al Messina in C2 come Caturano in quell’anno), il portiere Dini — nostra bestia nera con il Trapani di Italiano — ma adoro quel Rolfini che con Francesco Baldini (ex Catania) al LR Vicenza, prima della rottura del crociato, mi diceva di un talento in esplosione. Il Catania ha 24 giocatori tutti di livello alto, ripeto: 11 in campo e 13 fuori senza distinzioni di bravura e quindi tutti utilizzabili a vincere e anche con la valida adattabilità a qualsiasi richiesta tattica, se mister Toscano… ne ha voglia”.
Come procede il suo percorso da dirigente? Sogna un ritorno in rossazzurro in futuro?
“Dopo le mie ultime sei stagioni al Calcio Catania e aver fatto due anni fa il direttore generale con il Trapani, ho smesso di accettare soluzioni tanto per lavorare. Ho rifiutato diverse opportunità di direzione in Serie D e ho preferito lavori di scouting con società professionistiche. Lo scorso anno avevo iniziato un bel discorso lavorativo con la Sampdoria, ma il finale di stagione ha fatto arenare e modificare ogni cosa e ogni prospettiva di lavoro futuro. Vediamo… ho avuto l’offerta da un tecnico che, appena trova una società, mi ha chiesto se sono disposto a far parte del suo staff tecnico. Ho risposto che eventualmente ci penserò: lui vorrebbe rimediare a un “errore passato”. Sognare il ritorno al Catania? Assolutamente no. Dopo i sei anni finali passati nel Calcio Catania S.p.A. nessuno della FC Catania mi ha mai contattato e io non ho mai cercato o chiesto qualcosa a nessuno. Rimangono nella FC Catania tanti miei conoscenti e anche qualche caro amico, e Mario Marino non ha mai chiesto nulla a nessuno e mai lo farà. Non ho mai chiesto neanche un accredito per vedere le partite: il giorno che sarò al Cibali sarà perché una società professionistica ha mandato la richiesta di accredito per il professionista Mario Marino. Niente da aggiungere e nulla da chiedere, ma io auguro alla FC Catania la vittoria del campionato e il miglior futuro sportivo per la stessa società, a prescindere da ogni cosa personale”.
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