mercoledì, 22 Ottobre 2025
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ESCLUSIVA – Passiatore: “Il Cibali mi dava una forza enorme. Andai via con rammarico. Catania orientato verso il binario giusto. Toscano ha trovato la medicina migliore attraverso l’umiltà”

Nella stagione 1997/98 fece parte della rosa del Benevento, in Serie C2. L’anno successivo, invece, per lui si aprirono le porte del Catania contribuendo alla promozione in C1. Parliamo dell’attaccante Francesco Passiatore, capace di fare la differenza in carriera a suon di gol facendo impallidire le difese avversarie e oggi seduto sulla panchina dell’Enna Calcio (Serie D). La redazione di TuttoCalcioCatania.com ha avuto il piacere di sentirlo telefonicamente, parlando con lui del presente sulla panchina gialloverde e dei suoi trascorsi da giocatore a Catania e Benevento. Naturalmente non poteva mancare lo spazio legato ai ricordi delle esperienze vissute nelle due piazze, con preziose considerazioni in vista del big match di domenica al ‘Massimino’.

Com’è cambiato il calcio rispetto a quando lo ha vissuto da calciatore?
“Sono cambiate tantissime cose. Il calcio è completamente diverso. Io mi sono dovuto adattare a tante situazioni con il passare degli anni. Le esperienze ogni anno sono sempre diverse, sono cambiate le regole. Ora c’è la regola degli under, devono giocare i giovani ma il livello si è abbassato tanto. Personalmente preferisco il calcio di una volta, perchè era un calcio fatto di molta più meritocrazia. All’epoca per far parte di uno spogliatoio importante dovevi avere tutte le caratteristiche adatte”.

Catania e Benevento, quanto hanno inciso queste esperienze all’interno del suo percorso professionale da calciatore?
“Ho avuto la fortuna di giocare in tante piazze importanti. Sicuramente Catania è quella che, a livello ambientale, di coinvolgimento, ti faceva avvertire qualcosa di molto importante. Avevi pressioni giornaliere, l’ingrato compito di dover soddisfare giorno dopo giorno la società. Dovevi stare lì tutti i giorni e dare tutto. Giocare al vecchio Cibali, quando le cose vanno bene, è un discorso. Se non vanno benissimo devi avere personalità e carattere, altrimenti diventa difficile giocarci. Lo era allora, lo è adesso. Ma perchè Catania vive il calcio in maniera esponenziale. C’è qualcosa di primario, di vitale a Catania nel calcio! A me piace viverlo così. Il calcio lo vivo e l’ho sempre vissuto in questo modo. Da allenatore, poi, lo si vive in maniera ancora più intensa perchè la guida tecnica ha tante responsabilità. A Benevento fu un’altra annata bella. Abbiamo sfiorato la promozione perdendo la finale col Crotone che aveva una squadra importantissima. Iniziammo in sordina ma poi andammo in crescendo fino alla fine. E’ stata una bella storia di calcio”.

Catania e Benevento le hanno lasciato qualche rammarico?
“A Benevento forse saremmo potuti arrivare in testa al campionato perchè abbiamo fatto una bella rincorsa. A Catania invece ebbi il rammarico di andare via a seguito di diatribe con i Gaucci. Sarei voluto rimanere magari qualche anno in più perchè vivere Catania ed il calcio a Catania per me era passione pure. Il rapporto con la città è stato qualcosa di fantastico, poi quando un giocatore avverte che la gente ti vuole bene, entri anche in simbiosi in un certo senso. Io avevo una prerogativa, quando entravo in campo al Cibali le mie forze si triplicavano. Il Cibali a me dava una forza enorme”.

La spinta del popolo rossazzurro può essere un valore aggiunto in vista dello scontro al vertice col Benevento?
“Sì, assolutamente. Io credo che il Catania ora si sia orientato verso il binario giusto. Sono stati bravi a cercare la soluzione migliore e quindi adesso si sono incanalati verso il percorso che merita Catania. Il girone C lo seguo perchè nella mia carriera ho prevalentemente giocato al sud. In questo momento Benevento, Salernitana e Catania occupano le prime tre posizioni in classifica. Di solito c’è sempre un outsider, la squadra che non ti aspetti, invece quest’anno le formazioni citate sono quelle che dovevano dare di più e lo stanno facendo, rispettando le attese. Il Catania ha in più rispetto agli altri il valore del pubblico, come anche Salerno che è un’altra grandissima piazza. Battendo la Salernitana il Catania ha dato un segnale importante. Mister Toscano l’ho sentito perchè ci conosciamo, abbiamo un buon rapporto. Credo che lui in silenzio e nel lavoro abbia trovato la medicina giusta. Attraverso l’umiltà, perchè poi alla fine a Catania se fai capire di essere una persona umile ti lasciano lavorare tranquillamente. E’ chiaro, vogliono i risultati ma ora stanno arrivando. Sono riusciti a trovare una compattezza generale. E con questa compattezza l’ambiente sa trascinarti, diventa l’arma in più che può portarti a spingere tanto”.

Come procede l’avventura sulla panchina dell’Enna?
“L’anno scorso ho portato l’Enna alla salvezza, arrivando sulla panchina gialloverde a due mesi dalla fine del campionato. Domenica, ottenendo la conquista dei tre punti, è stato invece il culmine di un qualcosa che abbiamo inseguito a lungo. Avevamo sfiorato la vittoria diverse volte, per una serie di situazioni non arrivava però la squadra ha sempre dimostrato vitalità, di essere presente, di credere in quello che fa. Questa è una cosa molto confortante. Domenica è venuta fuori una gara quasi perfetta dove sicuramente per le occasioni create meritavamo un punteggio maggiore. Ma il calcio non ha sempre una sua logica, magari succede che crei tanto e poi le partite finiscono con il risultato minimo”.

Si ringraziano l’Enna Calcio e Francesco Passiatore per la gentile concessione dell’intervista.

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