lunedì, 29 Settembre 2025
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L’EDITORIALE | Il “solito” disco rotto: così non si vincono i campionati

Sembra davvero il classico disco rotto. Una musica che torna a suonare uguale a quella dello scorso anno, e che ormai stona terribilmente alle orecchie dei tifosi rossazzurri. Dopo tre vittorie consecutive, il Catania si è fermato: quattro partite senza i tre punti, con un’involuzione netta, visibile e preoccupante. La squadra ha smarrito brillantezza, intensità, cattiveria. E quando il trend si ripete, non si può parlare solo di episodi o di sfortuna: c’è qualcosa di più profondo che non va.

I problemi fisici sono l’aspetto più emblematico di questo momento. A Cerignola è stato il turno di Forte, costretto ad abbandonare il campo nel primo tempo e a lasciare il Catania senza una vera prima punta. È un campanello d’allarme che suona forte: gli acciacchi continuano a colpire i rossazzurri e riducono le soluzioni in avanti. Ma sarebbe riduttivo fermarsi qui. Non basta dire “manca l’attaccante” per spiegare un pareggio che ha il sapore della resa.

Perché la verità è che questa squadra oggi non segna e, ancora più grave, non dà mai la sensazione di poterlo fare con continuità. Lunetta si è battuto con generosità, ha provato a inventarsi qualcosa, ma da solo non può reggere il peso di un reparto. E le polveri bagnate in attacco si uniscono a una difesa che traballa pericolosamente. Contro il Cerignola lo 0-0 è maturato soltanto grazie alle parate di Dini, che ha blindato il risultato con almeno tre interventi da applausi. Quando è il portiere a tenere in piedi la baracca, non è mai un bel segnale.

Non si vincono così le stagioni, non si costruiscono così le ambizioni. Per competere davvero servono fame, organizzazione e consapevolezza dei propri limiti. Questo Catania, invece, dà l’impressione di accontentarsi, quasi convinto che il nome e la maglia bastino per intimorire l’avversario. Ma la Serie C non fa sconti a nessuno, e chi si illude di vincere con il blasone viene presto riportato alla realtà.

Serve un bagno d’umiltà, senza scuse e senza alibi. Bisogna guardarsi allo specchio e ammettere che qualcosa non funziona. La piazza è esigente, il tempo delle giustificazioni è finito. Continuare su questa strada significa condannarsi a un campionato anonimo, lontano dalle ambizioni dichiarate in estate. C’è ancora tempo per raddrizzare la rotta, ma servono coraggio e scelte chiare.

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