DONDONI (Esclusiva): “I miei ricordi di Catania. Tifosi appassionati ma che esigono rispetto”

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Venerdì pomeriggio, nel corso della trasmissione “Universo RossoAzzurro” condotta da Igor Pagano in collaborazione con Donato e Livio Giannotta di TuttoCalcioCatania.com, è intervenuto in collegamento telefonico l’ex calciatore del Catania Walter Dondoni.

Walter Dondoni, grande ex del Catania che ha disputato due belle stagioni tra il 1991 ed il 1993, quest’ultimo l’anno in cui il Catania venne ‘maltrattato’ dai vertici calcistici. Hai vestito la maglia numero 6 giocando il ruolo di libero ed hai vissuto il periodo con Angelo Massimino. Un tuo ricordo di questo grandissimo personaggio…
“Innanzitutto mi preme dire di aver trascorso 2 anni meravigliosi. Quando vieni a giocare a Catania, indipendentemente da tutto, ti senti veramente un giocatore perché si respira un livello di passione che non ho mai riscontrato in nessun’altra parte d’Italia. Durante il primo anno ci furono dei problemi, ricordo che venne Turi Massimino, c’era il nipote Alfio, mentre l’anno successivo ci fu il presidentissimo. In quella stagione fui capitano e ricordo che ebbi con lui delle discussioni per quanto riguarda premi ed altro. Però ho sempre ammirato la sua passione, era una persona che aveva il Catania nel cuore e, indipendentemente dal fatto di alcuni nostri scontri, amava davvero i colori rossoazzurri”.

In quella torrida estate del 1993 il caos verificatosi costrinse te e ed i tuoi compagni di squadra a salutarvi. Sicuramente fu un brutto addio per voi, giocatori che erano in grado di disputare grandi campionati proprio come l’ultimo datato ‘92/’93…
“Sicuramente. C’è da dire che la squadra più forte l’avevamo l’anno precedente quando c’era Caramanno, subentrandogli Vannini per 2-3 partite prima di rientrare. Davvero disponevamo di una squadra fortissima. Intervennero troppe situazioni complicate da gestire e fu veramente un peccato perché partirono giocatori come Caini e Caliari che andarono al Foggia. Nicoli andò in serie A, Cecconi al Palermo dove divenne capocannoniere in Serie B. Anche la squadra dell’anno successivo non era male, io più volte chiesi il rinnovo del contratto al presidente che, a cause delle circostanze del momento, temporeggiava. Come me, anche Pelosi alla fine andò via. Un vero e proprio peccato”.

Il tuo ricordo di quella Serie C, un calcio vero con valori e giocatori molto forti che poi andarono in B o in A…
“Io ho sempre giocato il girone B della Serie C, sinceramente perché a livello economico era maggiormente vantaggioso, oltre al fatto che erano presenti piazze importanti come Salerno, Taranto, Terni, Perugia. Mio figlio, che interpreta il mio stesso ruolo, gioca nella Pistoiese nel girone B. Sono andato a vedere qualche partita e penso che sussista una bella differenza tra il girone B ed il C, soprattutto a livello di nomi. Il girone C è sicuramente quello più difficile di tutti”.

I tifosi ricordano con grande piacere Walter Dondoni…
“Grazie di tutto. Sono stati anche tempi difficili ma sono contento di avere lasciato un buon ricordo perché Catania è una piazza che merita, con gente espansiva, una città viva, laboriosa, in cui mi sono trovato bene. Poi, in particolare, mi è rimasto un aspetto: a qualsiasi ora del giorno e della notte si poteva trovare qualunque cosa ti servisse!”

Dondoni era un vero leader, una persona in gamba che si fermava a parlare per strada con i tifosi. Oggi ce ne vorrebbero di calciatori così…
“Si, sicuramente. Catania è una piazza particolare che ti dà tantissimo, però anche parecchio esigente. Il fatto di non trovare qualcuno che conosca bene la piazza, facendo capire a te calciatore come comportarti in determinate situazioni è, a parer mio, una lacuna. A Catania i tifosi hanno tantissima passione, però esigono rispetto. Probabilmente sta venendo a mancare una persona che sensibilizzi tutti i giocatori e far capire cosa veramente significhi indossare quella maglia perché rappresenta un grandissimo onore ma anche altrettanto peso e grossa responsabilità”.

Di cosa si occupa Walter Dondoni adesso, oltre a seguire il figlio alla Pistoiese?
“Ormai sono 4 anni che mio figlio vive fuori e quindi ha la sua vita. Occasionalmente lo raggiungo ma l’ho sempre lasciato molto tranquillo, nel senso che io ho avuto la mia carriera e la mia vita e lui deve fare altrettanto. Se necessita di qualche consiglio glielo dò volentieri ma non sono il tipo da stargli indietro particolarmente. Sono disponibile per qualsiasi cosa ma è giusto che lui si faccia la sua vita. Ho smesso di allenare 2 anni fa, adesso vivo a San Benedetto del Tronto. L’ultimo anno in cui ho giocato a livello professionistico è stato ad Ascoli, mi piaceva anche il posto, e mi sono trasferito qui. In questo momento sono responsabile di una società partecipata del Comune di San Benedetto che cura gli spazi verdi. Ho la fortuna di lavorare esclusivamente la mattina, poi il pomeriggio mi godo il mare. Mi piace pescare, quindi esco in barca e mi rilasso. Poi mi occupo dei figli. Perché oltre a Niccolò, che come dicevo è da 4 anni fuori a Pistoia, ho anche Rebecca che sta facendo la maturità classica”.