ESCLUSIVA – Biso: “Catania, ricordi indelebili. Tornerò volentieri. Spero di rivedere l’Elefante in A. Il calcio mi è rimasto dentro. Baiocco incredibile. Lucarelli, quante sberle prese…”

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Mattia Biso

Ai microfoni di “TuttoCalcioCatania.com” è intervenuto, in esclusiva, l’ex centrocampista rossoazzurro Mattia Biso. Trascorsi anche tra le fila della Fidelis Andria per lui, che esordì con la maglia del Catania il 4 febbraio 2006, in Serie B, contro l’Atalanta entrando anche nel tabellino dei marcatori. Il 4 febbraio coincide proprio col fischio d’inizio della partita Andria – Catania. Chissà che non sia benaugurante per i rossoazzurri l’intervista di Biso, molto disponibile e felice di ricordare le emozioni vissute in Sicilia.

Mattia, sei stato grande protagonista alle pendici dell’Etna. Che ricordi conservi di Catania?
“Ricordi bellissimi. A cominciare dalla promozione in Serie A dopo 23 anni. Ma anche la stagione successiva. Purtroppo poi il dramma Raciti determinò qualche difficoltà. Non è stato facile per tutti. La morte di una persona non è paragonabile a problemi calcistici. Ma sono stati anni esaltanti, ottenendo meritatamente la promozione. Il girone d’andata nella massima categoria fu da Champions, poi con la morte di Raciti abbiamo giocato in campo neutro e risentimmo dell’assenza del pubblico. Se non fosse accaduto questo, penso che avremmo chiuso il campionato nelle prime otto posizioni. Come dimenticare, inoltre, il mio gol all’esordio in maglia rossoazzurra nel periodo delle festività agatine… avversaria l’Atalanta a Bergamo in uno scontro diretto molto importante. Perdevamo 1-0, poi segnammo io e Mascara dominando a tratti la partita”.

Lo spogliatoio era molto unito, senti ancora qualche tuo ex compagno di squadra?
“L’unione del gruppo è fondamentale nel calcio. Noi avevamo una squadra veramente forte ed un gruppo molto unito con giocatori del calibro di Mascara, Baiocco, Pantanelli, Bianco, Caserta, De Zerbi. Non a caso anche in Serie A il Catania si confermò a buoni livelli. Con Pantanelli ci sentiamo ancora. Lo stesso dicasi per Minelli, ho visto il figlio di Sottil e presto andrò a trovare Andrea, che lavora molto bene come De Zerbi, grande allenatore. Mi sono sentito con Ciro Polito, spesso capita che ci becchiamo in giro per i campi. Baiocco non molla, gioca ancora, il pallone ce l’ha nel sangue. E’ incredibile Davide”.

Catania è stata probabilmente l’esperienza più significativa per te…
“Spero presto di tornare a Catania, ho lasciato amici a cui voglio bene. E’ una città stupenda. Il mare ed il vulcano ti danno un’energia particolare. Magari in futuro andrò a vivere lì. E’ oggettivamente un posto bellissimo, una città che offre tanto. A Catania ho vissuto un’esperienza importantissima, ma ricordo anche l’avventura di Tempio Pausania, Ascoli, Teramo. Tutte le esperienze mi hanno formato. Come bellezza e tante altre sfaccettature, comunque, la città di Catania la metto in cima. D’altronde sono ligure, amo il mare anche d’inverno…”.

Ai tuoi tempi furono gettate le basi per un futuro roseo, adesso il Catania si ritrova in C. Quanto è difficile risalire la china?
“Il Catania ha fatto tanti anni di Serie A a livelli anche importanti ed esprimendo un calcio piacevole. Il progetto rossoazzurro partì a quei tempi. Dopo i primi anni difficili in A c’è stato un crescendo di risultati ed obiettivi, lanciando allenatori di spessore. Adesso spero che il Catania torni al più presto in A, categoria che la piazza merita”.

Catania secondo a -4 dal Lecce, il distacco è recuperabile?
“Il Catania sta facendo bene. Il distacco è recuperabile, il campionato è ancora lungo. Conosco molto bene alcuni giocatori. Vedi Lodi, Marchese e Biagianti. Stiamo parlando di elementi trainanti che conoscono l’ambiente, sono molto legati al territorio. Hanno deciso di tornare a Catania per riportare la piazza dove merita. I ragazzi si sono calati nella realtà della C dove c’è più casino in campo, meno organizzazione. Però il giocatore forte riesce a venire fuori. Dopo un avvio un pò difficoltoso adesso mi pare che la squadra stia andando bene. E’ normale che alcune prestazioni non siano brillanti, ma in C conta soprattutto il risultato. Ben vengano anche le vittorie sporche in questa categoria, poi si sa che le avversarie del Catania danno sempre quel quid in più. In tutte le categorie serve un furore agonistico notevole. Questa stessa squadra farebbe meno fatica in B. La rosa possiede una base solida, le ambizioni ci sono”.

Hai vissuto anche una parentesi ad Andria, come si vince su un campo ostico come quello?
“Ricordo lo stadio di Andria come un piccolo catino, un ambiente caldo. Gare del genere si vincono con l’esperienza, che al Catania non manca di certo. Bisogna avere la lucidità di essere sempre presenti sul rettangolo di gioco. A 19-20 anni ho giocato lì. Mi feci le ossa, era un ambiente particolare. Arrivai con la squadra retrocessa in C, ci furono tante contestazioni anche fuori dalle righe. Quel percorso mi aiutò a crescere, ma tutte le esperienze mi hanno formato. Soprattutto quelle più dure, come fu lì ad Andria”.

Fatica ad andare a segno Francesco Ripa, più volte nel mirino delle critiche. Secondo te il ragazzo merita fiducia?
“Giustamente ci sono delle pressioni in una piazza importante come Catania, che emana anche un calore notevole. Vedrete che Ripa si sbloccherà, so che è un giocatore molto forte per la categoria. Non mi porrei il problema. Magari vive una fase particolare ma la supererà, credo che riuscirà a superare questa impasse e poi andrà liscio facendosi trascinare dall’ambiente”.

Adesso che hai deciso di smettere con il calcio giocato, di cosa ti occupi?
“Ho fatto il corso d’allenatore Uefa A a Coverciano. Ho smesso di giocare due anni fa, adesso vado in giro a seguire un pò di allenamenti. Vorrei cominciare ad allenare, mi piace seguire giocatori con prospettiva, vedere partite. Il calcio mi è rimasto dentro. A 40 anni è normale ragionare in maniera diversa rispetto a quando ne avevo 20. Non hai la stessa testa. Io sono sempre stato fedele alle mie idee. Sono contento della gavetta fatta. Ho vissuto come credevo, coi miei concetti e valori. Magari sarei dovuto essere più diplomatico in alcune situazioni, ma non ho mai fatto forzature. Sono felice di tutte le esperienze vissute. Chiaramente adesso vedo tutto con occhi diversi. Mi è dispiaciuto andare via da Catania, magari ho avuto delle discussioni con Lo Monaco ma è un grande conoscitore di calcio. Allora manifestai il mio dispiacere per non avere proseguito la carriera a Catania, ma non ho rimpianti. Mi piaceva giocare a calcio. Ho preferito non rimanere alla Sampdoria nonostante la squadra fosse in A perchè volevo giocare. Magari ci ho messo qualche anno in più per tornare nella massima serie, comunque è stata una grande soddisfazione. Ho avuto qualche problema fisico ma sono contento del percorso fatto”.

Davide Baiocco lo conosci bene, gioca ancora con l’entusiasmo di un ragazzino. Tu non hai il rammarico di avere smesso?
“Capisco Davide, come dicevo prima lui è incredibile. Anche a me piace ancora giocare a calcio coi bimbi, con gli amici. Però chiaramente ho riportato qualche acciacco in più di lui, quindi a 38 anni ho preferito chiudere la carriera alla Fezzanese, vicino casa. Ho smesso di giocare quando ho capito che mi sarebbe piaciuto strutturarmi in altra direzione. Facendo scouting, corsi di allenatore e formazione. Ora sono concentrato sul futuro. Dedicandomi alle nuove attività con impegno ed amore, compatibilmente con le esigenze della famiglia”.

Che ricordi hai di Cristiano Lucarelli? 
“Da avversario faceva sempre gol. Un animale d’area di rigore. Era davvero forte. Anche il Catania prese tante sberle da Lucarelli. Ricordo ancora, in particolare, quella partitaccia persa col Livorno in Serie A 4-1, con tripletta di Lucarelli. Non posso dimenticarla, madonna… Lui sta allenando già da qualche anno. E’ strutturato. Sicuramente l’esperienza da calciatore lo aiuta a sentire gli umori dello spogliatoio, a capire quando dare il bastone o la carota a qualcuno. Conosce certe dinamiche. Lucarelli ha anche fatto una carriera veramente importante, questo lo fortifica”.

Quali tecnici ti hanno trasmesso qualcosa di più?
“Io ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori molto bravi come Giampaolo, Cadregari, Marino e molti altri. Ho avuto tanti tecnici preparati che mi hanno fatto vedere il calcio sotto un’altra ottica, mi hanno trasmesso tanto. Tuttora seguo Giampaolo a Genova, Spalletti l’ho avuto alla Sampdoria da ragazzino ed era già molto capace tatticamente. Anche Zecchini in C2 a Tempio Pausania è stata una figura professionalmente importante per me”. 

Quando scendi a Catania, Mattia?
“Speriamo di riuscire a fare una scappata. Mi piacerebbe salutare gli amici. Sarei dovuto venire qualche anno fa per un evento organizzato a scopo benefico da Biagianti, poi ho avuto la febbre e non potetti venire. Quando avrò la possibilità tornerò sicuramente molto volentieri”.

Si ringrazia Matteo Biso per la gentile concessione per l’intervista.

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